C'era un Napoli capace di non far fare (letteralmente) un tiro ai vice campioni d'Europa, il Liverpool dominatore della Premier League, nonchè di giocare forse la trasferta europea migliore della sua storia in Champions (contro il Paris Saint Germain). Ebbene, si può amaramente dire che di quella squadra, nella versione vista nel primo tempo di ieri sera, ne rimane ben poco, forse quasi nulla.

LA MALEDIZIONE DI ANFIELD- A posteriori, tutto è cambiato dopo la sfortunata notte di Anfield Road: la squadra che dopo lo Juventus Stadium aveva giocato dodici partite tra Champions e Serie A, vincendone otto e pareggiandone quattro, segnando 26 gol e subendone 8, non c'è più. Dopo l'eliminazione dalla massima competizione europea, sono state poi giocate otto partite: ne sono state perse due, un'altra è stata pareggiata e delle cinque vinte, solo una è arrivata con più di un gol di scarto a favore (col Sassuolo in Coppa Italia). Un contraccolpo psicologico per un'eliminazione immeritata -lo è se contro due squadroni favoriti per la vittoria finale della coppa perdi solo una partita, l'ultima, dopo essere stato in testa nel girone alla quinta giornata e aver costretto al miracolo il portiere avversario all'ultimo minuto dell'ultima partita- che continuiamo a scontare. Come se non bastasse poi, da metà dicembre si è iniziato a parlare di Allan al Psg e il giocatore fenomenale ammirato sino a fine novembre non si è più visto: quello del primo tempo di ieri ne aveva le sole sembianze fisiche, null'altro. La buona notizia, in tal senso, è che il mercato chiude domani.

SI È CAPITO SUBITO COME FOSSE UNA SERATA STORTA- Non è nemmeno fortunato il Napoli: incappa nel peggior primo tempo stagionale (assieme a quello di settembre contro la Samp) quando gioca una partita che vale l'eliminazione diretta da uno degli obiettivi stagionali, la Coppa Italia. La squadra di Ancelotti regala il primo gol -Maksimovic, autore di una prova men che mediocre, fa un grave errore sull'1-0 e, più in generale, è capace di confondere persino un totem come Koulibaly- e mette subito in salita la strada per la qualificazione. Permette così al Milan di fare per ottanta minuti la partita che sognava, praticando un calcio stile anni '60: aspetta molto bassi gli avversari, per poter essere maggiormente granitico in difesa e poi letale in contropiede. La squadra di Gattuso è piuttosto scarsa tecnicamente, ma non per questo attualmente non è un avversario pessimo per chiunque, particolare da considerare in sede di analisi. Vive un gran momento difensivo (tre gol subiti nelle ultime dieci partite) ha un Bakayoko che sembra tornato quello capace di far sborsare al Chelsea 45 milioni per assicurarselo e lo stesso Paqueta ha le stimmate del futuro grande centrocampista. Soprattutto, ha trovato in Piatek un cecchino capace di esaltarsi nel gioco che meglio riesce ai rossoneri, quello di rimessa: per il polacco, due (gran) tiri, due gol, più tanto lavoro sporco tra falli e cartellini gialli guadagnati.

MAL DI MILANO- Per fortuna, il Napoli -evoluzioni di Europa League permettendo- non giocherà più a San Siro quest'anno: due sconfitte e un pareggio nello stadio di Milano e un primo tempo davvero brutto giocato ieri sera. Ancelotti saprà trarre utili indicazioni da una deludentissima prova: senza saper nè leggere nè scrivere si può dire che oramai è acclarato che Fabian da laterale destro perde gran parte del suo potenziale ed è esperimento da considerare bocciato. Così come, vedendo l'ennesima prova incerta di Maksimovic come centrale, si può anche sostenere che l'anno prossimo vada cercato un centrale difensivo di livello superiore al serbo come alternativa ad Albiol, se si vuole competere ad altissimi livelli.

NUMERI INGANNEVOLI- Le statistiche nel calcio servono a meglio comprendere alcune dinamiche, ma spesso non dicono quel che davvero conta: se la seconda del campionato perde in trasferta contro la quarta, avendo però il 60% di possesso palla, tirando 16 volte (a 6) e guadagnando 7 calci d'angolo (a 1) si è portati a pensare che la prestazione ci sia stata e che le sufficienze siano diverse. Invece, fatto salvo l'impegno massimo e la reazione tentata (e nei fatti non riuscita) nel secondo tempo, non si salva praticamente nessuno tra i partenopei.

NON SI SALVA NESSUNO- Seconda partita senza segnare nemmeno un gol per gli azzurri, un evento epocale che non accadeva da tempo al Napoli. A prescindere da schemi e posizioni in campo magari rivedibili (che però sino a novembre li avevano premiati), periodi di astinenza prolungati come quelli di Insigne e Mertens dipendono da crisi personali, sebbene sarebbe sbagliatissimo imputare la colpa della sterilità della squadra soltanto a loro. Contro il Milan di Coppa, Insigne prova a reagire e tira tanto, ma male; Milik si vede nuovamente pochissimo, Mertens tocca pochi e inutili palloni nella mezzora giocata. Fa giusto qualcosina in più Ounas, ma nemmeno da lui arriva la scossa. Delude nuovamente Zielinski, così come Ghoulam fa capire perchè Ancellotti nel 2019 non lo avesse ancora utilizzato.
Insomma, dopo il primo tempo di Genova contro la Samp, nacque un nuovo Napoli: la speranza è che, dopo uno analogamente disastroso, possa aver vita una versione diversa da quello involuto e sterile visto post Liverpool.