Francamente ci ho pensato un po' prima di scrivere questo interventino. Ma sono arrivato alla conclusione che il VAR vada abolito oppure usato in maniera totalmente diversa e ora cerco di spiegare il mio punto di vista.
Che da più parti si registri un certo peggioramento della qualità degli arbitraggi da quando è stato introdotto il VAR, non è certo cosa che mi possa stupire più di tanto. Che lo si addebiti ad arbitri più scarsi è un errore concettuale.
Vado controcorrente e considero l'adozione di uno strumento tecnologico in maniera impropria un errore che inevitabilmente va poi a incidere sugli esiti delle partite falsandone in maniera evidente il risultato. Gli errori e le discussioni così come le ammissioni degli stessi sono ormai materia di ogni “maledetta domenica”.
C'è un errore concettuale di base nell'adozione del VAR, ed è, a mio avviso, un errore molto grave, perché snatura completamente il senso che definirei “storico” della partita di calcio. Oggi Pereira, in un articolo che richiama le gesta di un arbitro “storico”, ne sottolinea un fondamentale aspetto della sue, a volte, molto discutibili decisioni, ma che in fondo, per decenni hanno costituito il fondamento del ruolo arbitrale che è appunto la univocità della decisione o meglio direi la univoca direzionalità della stessa.
Lo Bello, grande arbitro indubbiamente, per i milanisti è stato una disgrazia togliendoci di fatto uno scudetto negando un gol di Chiarugi assolutamente regolare ed entrando, seppure inconsapevolmente, nonostante che nessun possa dubitare del fatto che fosse una persona rigorosa ed integerrima, in una diatriba eclatante sia con Rivera e sia con Rocco.
Ma le disgrazie, come le calamità naturali sono la essenza del gioco, come accade ad esempio, nel rapporto tra l'uomo e la natura. Hanno comunque una sola direzione. E anche se in gran parte la provochi come succede con l'uomo che sta distruggendo il pianeta per me è comunque sempre unidirezionale. Se un fiume straripa, perché non ne hai curato lo scorrere, comunque non ci puoi proprio fare niente, se non aspettare che la piena finisca e quindi alla fine non resta che spalare il fango e ricominciare da capo.
Giusto per stare in un tema evocato in questi giorni, anche il grande giornalista Gianni Brera è stato una disgrazia per il Milan semmai piuttosto contenuta dalla amicizia che aveva con Rocco. Anche questa è stata una circostanza da accettare visto che arrivava da un grande della scrittura sportiva.
E così, in senso storico vanno poi nel senso intimo del gioco anche gli scandalosi arbitraggi che ad esempio furono inferti alla nostra nazionale in Cile, tanto per citare un esempio. Il rigore storico negato a Ronaldo, e così il gol negato a Chiarugi diventano una forma di mito che rende altrettanto mitico il gioco stesso per i clamorosi errori che da sempre lo hanno contraddistinto. La scia che quelle decisioni lasciavano erano oggetto di infinite discussioni, di diatribe, di rancori, pure di interrogazioni in Parlamento, ma davano un senso di fascino un poco misterico al gioco stesso. Perché era, in formato ovviamente ridotto, “là dove si puote”, oppure le “Vie del Signore sono infinite”, senza minimamente sfiorare espressioni eretiche.
Il VAR oggi come è concepito costituisce una autentica disgrazia per il gioco del calcio, molto peggio del protagonismo del grande Lo Bello, che ha sbagliato a giudicare una fase di gioco, sbaglio poi evidenziato ex-post, oppure del giudizio, che così a distanza di tempo appare altrettanto sbagliato, se non fosse stato dettato da un certo senso di onnipotenza culturale, su uno dei più grandi calciatori che si siano mai visti su un campo di calcio come Gianni Rivera. Entrambi sono stati personaggi con un ego certo molto elevato.
La disgrazia che oggi sta praticamente snaturando e quindi distruggendo il calcio è per me proprio il VAR, non in quanto sia sbagliato usarne la tecnologia. Figuriamoci se uno di formazione tecnica come me può essere un luddista, anche se mi pongo domande molto inquietanti sull'uso del cellulare, ad esempio, e della sua indispensabilità, che comporta altrettante inquietanti domande sulla possibilità del “controllo” di orwelliana memoria. Oppure della tanto sbandierata e non so come salvifica intelligenza artificiale di cui tanto si parla. E' entrata di prepotenza nel Calcio attraverso il Milan. E fortunatamente esistono ancora personaggi capaci di indirizzare con occhio ed esperienza umana scelte che poi si rivelano globalmente vincenti, nel senso che il 100 per cento non credo possa mai garantirla una decisione umana e sarei molto inquieto se venisse invece garantita da una “IA”, come il famoso computer di Osissea 2001 del visionario, e poi non tanto Kubrick. Attraverso l'errore e la consapevolezza dello stesso, c'è il miglioramento, se non si sbaglia mai quale miglioramento si può ottenere?
Tornando al VAR l'obbrobrio sta, a mio avviso, nel fatto che il concetto di unidirezionalità è stato completamente stravolto. Il VAR, a mio avviso, non deve intervenire MAI per essere uno strumento utile ad una partita di calcio. Il mio pensiero è che possa essere semmai solo interpellato salvo poi lasciare all'arbitro la decisione finale. E' inevitabile che un arbitro che sia soggetto ad un organo esterno in grado di “intervenire” seppure in alquanto fumose circostanze, perda di autorità e quindi invece di essere aiutato si mette nelle condizioni di sbagliare di più. Niente di più ridicolo del discrimine della “decisioni di campo”, che lasciano aperta la porta alla bidirezionalità. Non devono esistere le decisioni di campo, ma solo quelle che un arbitro decide che siano giuste oppure che sia lui a chiederle.
Ovviamente questo discorso comporta una decisione più democratica dell'uso dello strumento come, ad esempio, la possibilità, da regolare, che una richiesta venga fatta anche dall'allenatore. Una sorta di “challenge” da chiedere magari una sola volta per tempo.
Ho trovato giustissime le osservazioni, molto urbane, e non certo del tenore, francamente dettate dall'adrenalina, del Presidente del Genoa, fatte dal presidente del Lecce. Sulla negazione del gol, del resto strameritato sul campo con il quale il Lecce aveva concluso la sua incredibile rimonta. Non deve intervenire il VAR, così decretando una esiziale bidirezionalità che non c'è mai stata in questo gioco e che ora lo sta stravolgendo in qualcosa di molto diverso. Il VAR deve essere uno strumento esattamente come la cellula che identifica se la palla ha superato una linea. La cellula fornisce un risultato obiettivo, unidirezionale, c'è o non c'è, no “guarda che forse c'è”. Il VAR oggi invece è uno strumento bidirezionale che distrugge l'essenza stessa del gioco del calcio, essenza anche basata sull'errore. Cercare di annullarlo significa, a mio avviso, distruggere il gioco del calcio.
Non ci vuole un cervellone esterno che regola una situazione non vista da alcuno, come accade molte volte, distruggendo quindi il fascino dell'errore. Se Lo Bello annulla un gol regolare oppure non si vede l'evidente atterramento di Ronaldo, non si pone rimedio con un VAR, ma semmai come spunto per migliorare e non per sentenziare, rimanendo sempre nello spirito del gioco. Addestrando meglio gli arbitri e non snaturandone il loro ruolo. E' un gioco fatto da umani che sbagliano da umani e non un gioco tra macchine. Francamente questo orientamento delle azioni umane verso sempre di più con un ausilio tecnologico, siamo poi sicuri che porti ad un miglioramento delle attività umane stesse? Penso che per un arbitro francamente sia meglio avere un amico silente che decide di aiutarti se vuoi, e pure per un allenatore anche la possibilità di rivolgergli una domanda salvo poi accettare chi alla fine decide sempre solo uno, decisione giusta o sbagliata che sia. Si discute sul fallo di mano, sul fuorigioco e sulle astruse interpretazioni che se ne danno. Questi diventano delle precisioni regolamentari che sono a valle di una situazione globale a monte che invece investe il modo con cui si usa uno strumento. Se poi la tecnologia mi porta ad annullare un gol per una punta di un piede quando le due figure sono esattamente sovrapponibili, allora dico che stiamo completamente perdendo il senso del gioco che ha insito anche il senso del caso, e quindi dell'inevitabile errore.
A volte, cercando di limitare gli errori se si usano gli strumenti, che tali sono e rimangono, in modo sbagliato, lì si moltiplicano, e non perché gli arbitri siano diventati improvvisamente più scarsi, ma solo perché il loro ruolo è cambiato. E francamente non sono poi così convinto che questo modo di usare la tecnologia faccia bene al calcio.
Sarà una mia concezione poetica di intendere questo gioco e ovviamente il mio è un pensiero completamente discutibile.
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