Incredibile è ancora oggi, a due giorni di distanza, l'accaduto nei tempi supplementari di un'ordinaria partita di campionato che ha deciso però di trasformarsi in qualcosa di più. In un caso.
Che il VAR non se la passasse bene ne eravamo certi. Voci di corridoio e apparenze contrastanti ci hanno sempre detto che qualcosa non andava. Sarà stata la sua natura giovane e cagionevole, oppure un sistema non curante di quali bisogni avesse, tanto l'importante è dar vita alla manovra e come nel più classico del ''Made In Italy'' dimenticarsene e far finta che vada tutto bene.

Che il VAR non stesse bene ce ne eravamo davvero accorti tutti, eppure per un così promettente personaggio, catalizzatore delle speranze di ogni amante dello sport e non del tifo, si è scelto di puntare sulla speranza del ''qualcosa succederà''.
Ed effettivamente, qualcosa è successo. Domenica scorsa, in una serata assai ventosa, ritrovatisi nel più consueto degli appuntamenti del fine settimana, nessuno si sarebbe aspettato di assistere alla precoce, ma annunciata morte del VAR.
Ma come, sorpresi? Pur sapendo? Certo, dato che nessuno si aspettava quando e in che modo. Ma ripensandoci ora con la mente più serena ma sempre delusa, si capisce come tutto sia avvenuto nel più ovvio dei modi.

Dall'alto della sua magnificenza, il direttore di gara Abisso, di natura semi-divina, tale da vedere quel che non c'è e da cambiare tutto (anche l'evidenza dei fatti) purché la propria idea, con la più casuale e accidentale delle pugnalate, dà involontariamente il colpo di grazia al povero VAR, già lungamente ammalato. Povero stolto, ignaro di dove stava per ficcarsi. Inutile parlare del caos della folla. C'è chi accusa la vanagloria arbitrale è chi dice sia colpa del momento delicato, ma sbaglia solo chi non considera la realtà dei fatti.

Il povero VAR è una delle tante vittime del sistema. Venuto con le migliori intenzioni, tutto ha fatto, tranne che fermare le ostilità e donare sotto il suo regno un periodo di pace. Già, perché cos'è un re senza poteri? Nessuno, esatto. Consideriamo allora, cosa può fare un re senza poteri né consiglieri? Nulla, esatto. Ed è proprio questo il problema.
Da quando è stato introdotto sono mancate tutte le manovre necessarie affinché esso potesse essere davvero utile. Finché avremo realtà semi-divine che si rifiutano di mettere in discussione le loro idee e controllare in TV la realtà, e dei ancora più grandi che pur vedendo non credono, ritengo sia inutile aver istituito tale sistema e continuare a parlarne. 
Poche ovvie manovre, come maggiore chiarezza nel regolamenti (snellendolo e non aggiungendo note ridicole), maggiore formazione apposita su chi ha il compito di consigliare (incapaci anch'essi di notare un fallo precedente del sempre leale Chiesa) e utilizzare questo sistema, creando figure specializzate e maggiori poteri su questa nobiltà semi-divina degli arbitri così cari alla storia della Serie A, si delineano sempre più come necessari e non più opinabili.
Certo è solo che il futuro fa paura a chi non vuole che le cose cambino. Quando il re VAR ha indicato la strada luminosa del progresso, i più, che avrebbero dovuto accompagnarlo, hanno preferito chiudere gli occhi. Certo è che il futuro ha già segnato il percorso del cambiamento, ed Abisso ha gentilmente accompagnato alla porta se stesso e i suoi colleghi. Un calcio dove non ci siano arbitri e solo una tecnologia adatta e misurata che detti le regole è possibile, preferibile e prossimo. E quindi, come nella più antica procedura di successione, viene da gridare ''IL VAR È MORTO, LUNGA VITA AL VAR!'', augurandosi che sia infine giunto il momento di un cambiamento consentendo un'adeguata continuità, promossa da un'amministrazione finalmente giusta e funzionante.
Tutto, e solo, per lo sport più bello del mondo, ma che di sport ha sempre meno.