Il VAR, sin dal momento della sua introduzione, ha generato tantissime speranze, ma ha altresì generato aspre e feroci critiche che non accennano a placarsi. Invocato lustri fa anche in Italia, grazie al martellamento mediatico di Aldo Biscardi, indimenticato conduttore del programma "Il processo di Biscardi", e teorizzato a lungo dalle alte sfere calcistiche, avrebbe dovuto, come molti sostennero, far cessare ogni controversia.

L'arbitro, figura umana e quindi pertanto lungi dall'essere infallibile e perfetta, sarà soggetto sempre ad errori ora microscopici ora macroscopici, ed è una cosa normale. Infatti molto spesso, guardando le partite, non ci si rende mai conto dello stato psicologico nel quale si viene a trovare l'arbitro, assediato da ogni fronte possibile ed immaginabile: dai tifosi, che con il loro calore gli si rivolgono contro; dai giocatori, che con buona pace dei regolamenti che lo vietano fanno continuamente capannelli attorno a lui; dagli allenatori, che con veemenza richiedono il suo intervento; dalla stampa, che spesso e volentieri prepara certe partite come fossero battaglie nel Colosseo ed affidano a lui il compito di placare gli animi come un reziario armato di rete e tridente; dai presidenti, che lo sollecitano anche prima della partita affinché svolga il proprio lavoro in modo impeccabile. E in aiuto, da un punto di vista umano, ha solo guardalinee e quarto uomo, assediati sovente anche loro. Come se una guarnigione di soldati, circondata dai nemici, dovesse contare su un'altra guarnigione, attaccata anch'essa, per potersi salvare. Un po' come accadde a Napoleone nella battaglia di Waterloo, e tutti sanno come andò a finire quello scontro.

In aiuto a una classe arbitrale sempre più sotto costante fuoco incrociato, la IFAB (International Football Association Board) ha deciso di porre rimedio introducendo il VAR, ovvero un sistema di replay video che può essere utilizzato solo in quattro casi ben determinati: validità di un gol (in caso di fuorigioco, falli pregressi non visti e così via); assegnazione di un penalty (determinare se il fallo è stato commesso o no e se il fallo è stato commesso dentro o fuori dall'area di rigore); rosso diretto (in caso di intervento particolarmente violento o antisportivo non visto o non valutato abbastanza severamente dall'arbitro); errori di identità (il caso, accaduto spesso in passato, di un giocatore ammonito o espulso per errore al posto del vero autore del fallo). Solo in questi quattro casi, e l'ultima parola, così come scegliere se usufruire o meno di questo mezzo a partita in corso, spetta esclusivamente all'arbitro.

Inizialmente il VAR venne accolto con tripudio da tifosi ed addetti ai lavori. Finalmente le polemiche sarebbero cessate, si sarebbe creata giustizia e il calcio sarebbe stato liberato dalle proteste, lasciando ogni parola al campo e all'esito dello scontro tra i ventidue all'interno di esso.

Proprio come nella favola di Fedro "Ranae regem petunt" ("Le rane chiedono un re"), i tifosi vestono i panni delle rane, che in mezzo al più assoluto disordine e nella totale assenza di etica e di morale, chiedono a Giove di fornire loro un re che possa governarle. Il padre degli Dei, con una risata, scaglia sullo stagno nel quale le rane risiedono un piccolo pezzo di legno, che atterra scuotendo l'acqua nella quale si trovano facendole spaventare. Ecco, all'inizio l'impatto del VAR nel mondo del calcio italiano è stato pari a quello del pezzo di legno, con l'unica differenza che, mentre nei batraci suscitò timore, nei tifosi l'impatto fu di assoluta gioia.

Dopo qualche partita, l'utilizzo del mezzo tecnologico tanto atteso iniziò ad essere giudicato in modo critico da alcuni calciatori e addetti ai lavori: i tempi di attesa sono troppi, aspettare tanto per esultare dopo un gol smorza la gioia dei tifosi, e così via discorrendo. L'Associazione Italiana Arbitri invitò alla pazienza, dopotutto il VAR era ai suoi esordi, quindi anche qualche emozione da parte degli arbitri stessi era vista come preventivata e comprensibile: come ogni novità, anche metabolizzarla, interiorizzarla e soprattutto fidarsi è sempre difficile anche se si è preparati ad essa. Tuttavia questo non ha frenato i tifosi, che hanno continuato a credere nel mezzo.

Ma, come in molte storie d'amore, questi primi segni di insoddisfazione furono solo l'inizio della fine.

Ben presto, complici anche alcuni macroscopici errori in alcune partite chiave, il mondo del calcio inizia a sollevarsi e a sdegnarsi sempre di più, in un climax ascendente sempre più rapido. "Il VAR non funziona", "il VAR non ha cambiato nulla" iniziano ad essere frasi di uso comune tra i tifosi di ogni squadra, quasi il VAR potesse essere la panacea di ogni male presente nel calcio. Ma l'infallibilità è un concetto che non andava neppure preso in considerazione per la natura stessa del VAR così come è stato ideato, ovvero uno strumento di supporto ed ausilio per l'arbitro, ma che non si sostituisse ad esso, altrimenti la sua figura sarebbe risultata completamente inutile, e su questo l'IFAB è sempre stata chiara. Quel che derivò, e siamo ai giorni nostri, è ormai una sfiducia pressochè generale per il mezzo, spesso evitato anche dagli arbitri che non vi ricorrono per non vedere sminuita la loro autorevole posizione, e svilito sempre più da tifosi, presidenti e dirigenti, che hanno utilizzato il VAR come nuovo strumento per attaccare gli arbitri o sostenere fantasiose tesi del complotto. Arbitro più VAR, insomma, è diventata una combinazione letale.

Anche le rane nello stagno si comportarono più o meno allo stesso modo. Una di queste rane, sollevata la testa da sotto l'acqua, nuotò intorno al re appena "nominato" da Giove, e dopo qualche nuotata di perlustrazione e di studio, chiamò a raccolta tutte le sue compagne che subito iniziarono a saltare sul pezzo di legno, coprendolo di insulti e portandole a recarsi nuovamente dal padre degli Dei per chiedere un nuovo re, vista l'inutilità di quello che lui aveva donato loro.

Il mondo del calcio italiano si trova in questo momento in questa precisa fase: tutti danno contro al VAR, denigrandolo, reputandolo inutile e chiedendo a chi di dovere di approntare dei cambiamenti o addirittura di eliminarlo. Naturalmente, alcune di queste lamentele sono comprensibili: eliminando i discorsi sul complottismo e di coloro che sono contrari a prescindere (deleteri per il dialogo), o i discorsi che teorizzano di ridurre il ruolo dell'arbitro a mero osservatore della partita con ogni decisione presa in cabina VAR (impossibile per espressa volontà dell'IFAB), molti chiedono una estensione delle fattispecie di applicazione, come ad esempio poter riesaminare anche i cartellini gialli, fondamentali in caso di diffide prima di match importanti, oppure poter valutare ogni fuorigioco. La classe arbitrale è sempre stata solidale con proposte volte a migliorare il servizio, e sarà loro compito dialogare con l'IFAB per perfezionare il VAR sempre di più. Chiederne la disapplicazione totale è assolutamente inutile, deleterio e, si può ormai dire, da retrogradi tanto quanto coloro che, all'epoca delle prime autovetture, ne criticarono l'utilizzo adducendo come motivazione il fatto che i guasti meccanici sarebbero stati un grosso problema, a differenza del cavallo che per sua natura è più affidabile e sicuro. Si fosse data retta a queste persone, diffidenti del progresso, il mondo intero sarebbe stato molto differente da come oggi lo vediamo, e per fortuna furono ignorati.

Nessuno dice che il VAR sia perfetto, e sbagliarono coloro che lo dipinsero come tale all'inizio, pertanto ci vorranno ancora dei correttivi e vi saranno altre modifiche ancora, il tutto per rendere il calcio sempre più moderno e per tutelare maggiormente non solo gli arbitri, ma anche tutte le varie componenti di questo grande movimento sportivo, ma serve avere pazienza. Come erano persone tutt'altro che infallibili prima, gli arbitri lo sono ancora, e spesso non perché siano impreparati, ma per via della sovraesposizione mediatica nella quale vengono a trovarsi. Serve avere fiducia e pazienza.

Come andò a finire invece per le rane? Giove, dopo averle ascoltate, decise allora di mandare un serpente, che iniziò a fare strage di batraci, che disperatamente cercarono di salvarsi in ogni modo per scampare alla morte. Disperate, alcune di loro cercarono, tramite Mercurio, di supplicare il padre degli Dei di aiutare le rane e di non lasciarle al loro destino, ma egli rispose che visto che non erano riuscite a sopportare il bene, adesso dovranno sopravvivere al male.
Per questo, come sostiene Fedro alla fine della favola per bocca di Esopo, "Vos quoque, hoc sustinete, maius ne veniat, malum": " Anche voi, sopportate questo male, in modo che non ne giunga uno peggiore". Che i tifosi sostengano questo VAR, in modo che non sopraggiunga nuovamente l'anarchia o, peggio ancora, una situazione ancora più disperata. Per il bene dello sport che tanto amiamo.