In questo articolo si parlerà del nulla.
L’inutile elevato a concetto. Il vuoto del baratro eterno dentro il quale la caduta sembra inarrestabile. Il risucchio del buco nero. L’assenza del tutto. L’antitesi del divino.
Il niente.

Perché, direte voi. Perché riempire righe e righe di prezioso spazio, parlando di ciò che non è? E soprattutto, che ci azzecca col calcio, che fino a prova contraria è l’Uno di questa pagina?

Ebbene, chetatevi. Non di sola vita strana vive lo sportivo: sebbene sappia quanto sia epico il calcio, poco romantico a dir la verità, fantascientifico per alcuni versi non meglio definiti, e una rondine non faccia primavera, alle volte piomba in un nero stato di inutilità. E sapreste individuare forse voi, o popolo romanticamente strano, periodo del nulla più apologetico dei mesi estivi?

Ah, quale mirabile momento! Articoli, pagine, giornali, siti completamente pieni di contenuti vuoti. Fossi qualcun altro, probabilmente mi soffermerei su come il vuoto possa essere pieno di qualcosa, dato che il vuoto è per definizione niente, ma definendo una qual cosa si dà a costei potenza vitale, e dunque da un nulla si giunge al qualcosa, e la qual cosa è di difficile comprensione. Urge la risoluzione: si faccia qualcosa, perdio! Per fortuna me ne sono tirato fuori fin da subito: sarà compito del benpensante risolvere la faccenda.

Concentrazione. Questa ci vuole per comprendere il momento. Se nei mesi invernali gli articoli si scrivono da solo, ché basta narrare anche approssimativamente ciò che è successo sul campo per avere interazioni con il mondo dei tifosi pallonari, come fare d’estate, quando la sfera non rotola? Come commentare l’assenza di moto, quando tutto gira attorno alla mancanza di inerzia? È necessario che qualcosa rotoli, punto. Ecco la scintilla! Non deve essere per forza il pallone a rotolare, e dunque l’oggetto della chiacchera; saranno al contrario gli attributi del lettore che adempieranno al rotolio!

Eppure mi sovviene una mancanza. Si è risolto il chi, non il come e il perché: come invertire lo spin del movimento? Perché il lettore dovrebbe preferire un giornalista a un altro? Nella Scala Naturae del mondo pallonaro, il cronista è solo il genere; tuttavia, i rami si moltiplicano una volta fatto il passo ulteriore ed entrati nel campo delle specie. Sì, perché ampio e frastagliato è il bestiario dei giornalisti sportivi: e d’estate il mondo pallonaro li sciorina uno dopo l’altro, in un variopinto quadro di pollockiana memoria; nessuno sa bene cosa ci sia disegnato, ma è bello da vedere. E, soprattutto, vende che è una meraviglia.

Lista delle cose da fare: al primo posto, preambolo inutile. Fatto, in piena linea con l’essenza dell’articolo.

Passare al secondo punto.
Si parlava di bestie e della loro classificazione: è giunto il momento di vederle, queste specie, in tutto lo splendore e la diversità che esse offrono.

 

IL TALENT SCOUT
È assai probabile viva su Venere. Perché? Un giorno su Venere dura centosedici giorni terrestri; altrimenti non si potrebbe spiegare come faccia a guardare tutte le partite che paventa aver guardato.

Se il problema fosse solo l’irrealizzabile contingentamento delle partite necessarie ai fini della loro susseguente visione, potremmo quasi metterci una pietra sopra. L’ulteriore, e ben più fastidiosa, questione, sorge quando costui, dall’alto della loro onniscienza e multidisciplinarietà, squaderna consigli per gli acquisti a squadre di diverso blasone indicando quali secondo lui sono i migliori prospetti del panorama mondiale. Attenzione, però: pubblicherà i nomi soltanto di coloro i quali, a distanza di anni, saranno arrivati ormai al top, accompagnando tali citazioni a frasi del calibro di Avete visto? L’avevo detto l’anno scorso che questo era forte!, oppure Ci sono arrivati solo oggi, io tre anni fa. Agli occhi dei più distratti, il talent scout sembrerà la panacea a tutti i mali che affliggono il mondo: avesse azzeccato la metà dei suoi consigli per gli acquisti, a quest’ora avrebbe gli sarebbe stato eretto un monumento; in realtà, tira a campare fino a fine mese come molti di noi. Interpellato riguardo l’argomento, dirà che è il mondo del calcio ad avercela con lui, che è un visionario e gli altri non capiscono nulla, che se tutti facessero come lui il mondo sarebbe un posto migliore, e, soprattutto, che la sua virilità è più pronunciata di altri.

Il giornalista talent scout lascia il tempo che trova. Ed è pure troppo.

 

I GATTI DI SCHRODINGER
Appartengono a questa nutrita categoria i giornalisti che, dal punto di vista editoriale, sono contemporaneamente vivi e morti
. Essi latitano, vagano, si nascondono per periodi più o meno lunghi, si celano allo sguardo come il guardo escluso dalla siepe. Tuttavia, senza preavviso, ricompaiono in un singulto, riappropriandosi della scatola nella quale spesso sono giaciuti sonnecchianti. La loro epifania è letale: il rientro in pompa magna garantisce a costoro una immediata impennata nelle visualizzazioni, nonché una pletora di commenti esagitati, alcuni concordanti, altri riluttanti. Sono questi quelli da cui è bene diffidare: sovente non sanno quello che dicono, eppure nutrono un grande seguito, probabilmente dovuto all’effetto non-morto tipico dei momenti in cui un soggetto che si ritiene scomparso si riappropria della sua titolarità. Un esempio calcistico? Gli Alessandro Del Piero dei giornalisti, dati per troppe volte come finiti, ma ritenuti sempre dei grandi campioni, che con l’andare del tempo appaiono sempre meno ma smuovono le folle.

 

I SANTI LICHERI
A differenza degli altri, hanno licenza di sentenziare. I loro non sono articoli, ma veri e propri atti di tribunale con i quali sparano senza indugi, secondo un autoredatto codice morale, sui più disparati temi. Badate: non sono opinionisti, ché le loro non sono mere ipotesi ma vere e proprie certezze, su cui spesso costruiscono carriere intere.

Principale caratteristica di questi soggetti è la loro ostentata ossessione di dimostrare di essere sempre nel giusto. A differenza dei talent scout, tuttavia, non trattano di giovani promesse o scommesse ancora da vincere, bensì la loro licenza di uccidere verte su argomenti dal grande dibattito.

Per beneplacito della popolazione futbolistica, spesso provano a sostenere tesi contrarie all’opinione comune, le quali, puntualmente, si dimostrano inesorabilmente coincidenti con la massa tanto disprezzata. Il loro mestiere li porta a litigare con i colleghi, nella più classica delle contese tra giorno e notte: la distanza tra le posizioni è impossibile da colmare, eppure riescono a smuovere, con la dovuta incertezza, circa la metà delle persone interessate all’argomento. Sono veri e propri campioni dell’opposto, se con opposto si intende l’opposto di opposto.

 

I FESTIVALBAR
Eccoli, quelli dei tormentoni estivi! Ogni estate riempiono rubriche e intasano lo spazio giornalistico con i soliti argomenti, triti e ritriti. Sono quelli che lanciano le bombe di mercato perché di fantasia ne hanno ben poca; sono facilmente riconoscibili: dalle loro penne non arrivano mai spunti interessanti, bensì un cumulo di idee mercato già vecchie. Le loro hit? Cavani al Napoli, Ibra al Milan e Isco alla Juve sono le più conosciute, ma trovano larghi consensi anche le sempreverdi Nani all’Inter e Neymar al Barcellona. Esattamente come le canzoni del beneamato festival della musica pop, trovano popolarità negli istanti successivi la pubblicazione, salvo poi ritrovarsi accumulate nello scatolone-hit parade di fine estate. Il loro motto è basta che si venda.

 

I PORTINAI
Per loro, tutte le porte rimangono aperte. Cosa ne pensi di Beckenbauer al Newcastle? La loro risposta è emblematica: può essere un’opzione, oppure affascina. Dante li chiamerebbe ignavi, io li chiamo geni indiscussi: cadranno sempre in piedi, perché ogni loro risposta è ipotetica e mai certa. Soprattutto, è mutevole: nel caso in cui ci azzecchino, si auto-incenseranno per tutta l’estate, dicendo di avere centrato il segno prima degli altri; sbaglieranno, e lasceranno decadere il tutto come se non fosse mai accaduto.

 

I KANTIANI
Qui, il livello si alza. Attraverso discorsi non necessari, periodi complessi e linguaggio forbito, gettano negli occhi del lettore un denso fumo solo apparentemente intriso di significato, ma in realtà inconcludente. Essi dimostrano di possedere grande favella, ma i loro testi non hanno né capo né coda. Si arrabattano a collegare i discorsi al gioco del calcio, fallendo miseramente nel loro intento, risultando infine pleonastici, antistorici e invisi al grande pubblico.

Si lanciano soventemente in citazioni latine, greche, greco-latine, in percorsi filosofici, filologici, gnoseologici e antropologi, finendo con l’assomigliare sempre più a proctologi. Ogni scusa è buona per buttare nuovi ceppi nel fuoco: alimentando le fiamme del dubbio gusto, risultano pedanti e noiosi. Tuttavia, il meglio lo danno nei confronti di chi commenta i loro articoli: fingono di essere comprensivi, di ritenere ogni consiglio cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza; in realtà, covano risentimento verso chiunque non sia d’accordo con loro. Gli altri? Sono troppo ignoranti per capire la loro opinione, contano come pecore al pascolo che seguono un solo pastore solo perché lo ritengono depositario di onniscienza e potere.

 

I VELOCISTI
Leggere alla voce “esclusivo” per ritrovarli. Sono quei giornalisti, spesso poveri reporter sottostipendiati, che pedinano i personaggi del mondo dello sport per intere giornate, tra le intemperie dei temporali e il torrido caldo, mai paghi di notizie. Vengono gettati in pasto al tritacarne del calciomercato da giugno ad agosto, per il divertimento di superiori e spettatori. Il vituperio nei loro confronti è all’ordine del giorno.

Quando riescono a raccogliere uno scoop, preparano l’esclusiva, salvo essere spesso bruciati sul tempo da colleghi più svelti e capaci. Nell’era in cui viviamo, dove se cresce un’erbaccia in un campo di patate, il secondo dopo lo sa tutto il mondo, costoro si giocano la carriera su chi porge il microfono per primo all’interlocutore, nonché il prestigiosissimo premio del giornalista più invadente. Spesso, dirigenti, allenatori e presidenti li evitano come fossero portatori di pestilenze e sofferenze indicibili; imperterriti, continuano il loro lavoro, sperando in una promozione che non arriverà mai.

 

GLI STAKANOVISTI
Non importa che il campionato di Serie A sia finito a maggio. Costoro vengono impiegati dalle proprie emittenti per il commento di qualsiasi forma di sport esistente lungo il globo terracqueo: che sia la Coppa d’Africa, la Premier League di freccette o il campionato di calcio saponato, sono sempre presenti e puntano a donare al pubblico la stessa adrenalina di un Real Madrid – Barcellona in finale di Champions League. Saltano sulla sedia, si dimenano, piangono, si disperano, gridano, urlano, impazziscono, soffocano e si ripigliano, sia che si trovino davanti a una magistrale giocata del calciatore più pagato del mondo, sia che abbiano a che fare con la prima buca di una partita del campionato somalo di golf. Provocano fastidio nell’ascoltatore, che sceglie il muto del televisore piuttosto che l’asportazione del timpano.

 

I PEDINATORI
Si iscrivono a tutti i social network esistenti per seguire ciò che pubblicano tutti, ma proprio tutti, i componenti il panorama sportivo. Maestri dello spionaggio, non si perdono un tweet o una foto che sia una. Notifica rigorosamente attiva, volume alto, compiono salti mortali ad ogni trillo del telefono. Sono aggiornati in tempo reale sul Tutto, che, essendo l’internet composto da tante piccole parti del nulla, finisce col coincidere con la loro conoscenza: assolutamente inesistente.

Come nelle migliori puntate di Super Quark, ci deve essere un lieto fine: la gazzella deve pur sopravvivere e il leone deve pur mangiare. Perciò, gli esperti personaggi antitetici al mondo del giornalismo riescono scaltramente a sviare i giornalisti con i giusti commenti, sì che questi ultimi possano rotolarsi nel fango in cerca di una spiegazione, ignari che la verità dimora altrove. E ne risultano sorpresi quando i segnali da loro carpiti non traggono compimento. Spesso, come bruchi, si tramutano nelle farfalle – velociste.

 

Come promesso, un articolo che si fonda sul nulla è stato scritto. Probabilmente non è l’articolo che desideravate, ma di sicuro era quello di cui avevate bisogno.
In attesa che la lista delle specie venga ampliata l’anno prossimo, godiamoci questi ulteriori mesi di consistenza del vanesio.