Un tempo lo chiamavano “il battesimo col fuoco”. Si trattava di un rito rievocato nei primi tempi del cristianesimo che ha dovuto svolgere un certo ruolo nella preistoria del Purgatorio; un modo per attuare una marcata concezione dello spazio tempo, con l’analisi attenta delle antiche mitologie del fuoco indoeuropee e la visione di un fuoco divino, sacro e talvolta punitivo. Flusso di concetti sparsi nel tempo, coadiuvati da  antiche credenze che non permettono di chiudere un occhio al destino, ma di innalzare al cielo la  propria fede affinché qualcosa di astrale possa accadere dopo la parentesi misera e corta che si piazza sotto l’orchestra dell’Universo. Si alzavano dalla propria scrivania tutti gli  intellettuali del caso, animati dalla conoscenza della storia e dal pensiero profondo che risiede negli ideali, quella fratellanza e amicizia nascosta dalle maschere di Pirandello, anche perché, come diceva l’esperto sostenitore della teoria del caso, non esiste una sola verità, ma sono presenti varie visioni di quel moto che identifica il rapporto umano. 

Talvolta però la verità va conquistata, con la mano sul cuore e con l’appartenenza forte ad un ideale, un sogno nel tempo che può diventare realtà solo con il blasone della mente, che spinge per raccogliere almeno un granello di vita, cercando la verità e rialzando la testa dalle atroci sconfitte che a volte la vita riserva. Uno slancio vitale che risiede nei veri uomini, umili e portatori di gloria terrena; l’esempio più emblematico, all’indomani di una notte stellata e a dir poco emozionante è rappresentato dal Liverpool di Jurgen Klopp, guidato a dovere da una prestazione illustre, a spasso con gli astri luminosi e capace di rendere possibile l’impossibile. Onestamente non ricordo in tempi recenti rimonte come queste, anche perché per infliggere un pestaggio brutale al Barcellona occorre anzitutto essere squadra, concetto che addirittura era stato messo in discussione da molti sapientoni del settore. Ma quali sono stati i fattori che hanno contribuito a scalare la montagna della rimonta?

IL TEMPO CURA I LIVIDI

Già in passato autori più o meno famosi amavano concentrarsi sul fattore del tempo.
Un aspetto importante che talvolta viene preso sottogamba, un po’ come è capitato nella Divina Commedia con la figura di Catone, guardiano del Purgatorio che non esitò un secondo a rimproverare Dante e Casella, esortando il flusso della lontananza e la consapevolezza che il tempo è prezioso per affrontare l’ascesa.
Per tornare al calcio, ai giocatori del Liverpool è successo proprio questo. Prima della partita di andata al Camp Nou avevo pronosticato con un mio carissimo amico il passaggio del turno dei Reds, dettato dal fascino di Klopp e da un ritorno ad Anfield che avrebbe regalato emozioni importanti. Il 3-0 catalano ci ha spezzato un po’ le gambe, ci ha fatto riflettere sulla tecnica sopraffina di Messi e sulla qualità di Ter Stegen, autore di parate importanti. In cuor nostro però non abbiamo mai perso la speranza. Sono sicuro che questo è successo anche ai ragazzi di Klopp, perché riflettere sugli errori commessi permette di capire che cosa non è andato a buon fine, con una cicatrice in più sul braccio che si affievolisce con il passare del tempo, quel flusso che trasmette il momento in cui ripartire per ritrovare l’onore che hai sempre sognato. A soli sei giorni dalla batosta spagnola, tutto il mondo è cambiato, e il Liverpool della storia ha sconfitto il Barcellona della tecnica.

LA BRAVURA DI KLOPP

Molto spesso si sente pronunciare la parola “fortuna” sulla figura di un allenatore che negli anni ha riportato il Liverpool nel globo dei campioni, in quel fascio di luce dalla quale i Reds sembravano isolati da troppo; Jurgen Klopp si è affidato alla sua abilità di far quadrato, ha perso due finali, tra cui una di Europa League, ma ha consegnato alla sua squadra una mentalità vincente, poggiata sull’attacco continuo senza tregua, per vincere sempre e in ogni modo. Scelta azzeccata, contrapposta ieri alla molle gestione degli uomini di Valverde che si ingelosiscono sul pallone e dipendono esclusivamente da Leo Messi, autore di una normale partita ma affossato dalla fisicità di Virgil Van Dijk. Klopp ha letto bene la sfida, ha inserito Weijnaldum per dare qualità offensiva superiore e non solo è riuscito a rimontare, ma non ha mai fatto giocare con armonia il centrocampo tecnico del Barcellona. Maestro di calcio il tedesco, per zittire i critici e dimostrare che dal tramonto di un’era inizia un nuovo periodo, da vivere con positività e speranza, perché siamo uomini e non bisogna mai smettere di credere.

THIS IS ANFIELD

Mai dimenticare l’insegna appesa fuori dal tempio: “This is Anfield”. Un tempio immortale, uno stadio che respira passione e musica, che si assottiglia alla malinconia di un tempo ormai trascorso, ma che è animato dall’armonia totale del “You’ll never walk alone”; un inno alla vita, all’amicizia di un popolo e alla musica, fonte pura della città di Liverpool. È bastato l’ingresso in campo delle due squadre per capire il percorso da fare; Klopp era molto agitato, ma aveva a fianco il suo migliore amico, lo stadio che lo ospita ogni domenica e che zittisce ogni titubanza con un po’ di buonsenso, proprio quella qualità che sta alla base della Premier League, perché qui non si gioca per il denaro, ma per il semplice divertimento. Difficile dare una chiave tattica alla sfida, resta da sottolineare la grinta dei Reds, l’abilità di Alisson e le folate offensive di una squadra priva di Salah e Firmino. È più facile lasciarsi trasportare dal flusso della magia, e ogni appassionato di calcio non può non amare Anfield Road, perché è grazie all’io di questo stadio che vedremo il Liverpool in finale di Champions League per il secondo anno di fila. 

UN INNO ALLA VITA

Un vero e proprio inno alla vita. È questo il messaggio che la sfida di ieri sera ci ha lasciato, avvolto da un fascio di saggezza e di consapevolezza. Aspetti importanti che trovano la forma in quel concetto astrale di difficoltà che talvolta si incunea nella nostra vita. Dagli aspetti più profondi a quelli più sentimentali, che vanno dal tradimento amoroso a quello di un amico, che si lascia influenzare dal primo furbetto di turno e non ti rivolge più la parola.
Ti senti distrutto, non sai come fare, cerchi di tirare fuori la parola per chiedere spiegazioni ma rimani agganciato al rancore che provi dentro, perché ti senti ingannato e vorresti tornare al passato; nessun problema, l’unica via percorribile è essere se stessi, rincorrere il proprio ideale e avere il coraggio di osare, di trovare la verità dell’amicizia in questo caso. Quella verità che canta “You’ll never walk alone”, che ti fa sorridere e sconfiggere chi si è messo in mezzo in modo ingannevole. Spazzare via le inutili parole seguendo il messaggio di Klopp, che grazie ad Anfield e ai suoi ragazzi ha conquistato l’impossibile, dando vita a quel battesimo col fuoco che lo ha reso vivo piuttosto che semplice sopravvissuto.