So già' che con questo articolo mi prenderò una pioggia di critiche, ma ritengo che la gratitudine delle società verso le loro bandiere sia sempre stata presente.
L'addio di De Rossi alla Roma l'ho letto come una mossa intelligente da parte della società che, durante la stagione, ha imposto all'allenatore di far accomodare il giocatore in panchina diverse volte. Certo, faceva stupore vedere il giocatore in panchina quest'anno anche se stava bene fisicamente, ma la società Roma doveva cercare di far capire il messaggio al giocatore.
Daniele, dal canto suo, ha ammesso che se la dirigenza durante l'anno non ti chiama per proporre un rinnovo il sentore e' nell'aria.
De Rossi ha accolto la sentenza con grande professionalità, anche se non ha risparmiato frecciate in conferenza stampa (“Io vorrei continuare anche se loro non vogliono...”) ma ha capito che ad una certa età si è a fine corsa e si deve lasciare spazio ai più' giovani. Mai una parola fuori posto per le troppe panchine (per questo Pallotta gli aveva proposto la possibilità di diventare dirigente), mai una frase che potesse rovinare il clima (peraltro già' deficitario a causa della classifica) dentro lo spogliatoio.
Questa e' stata l'intelligenza di Daniele che ha anteposto il bene della Roma davanti al suo. Questo dovrebbe fare un vero capitano, a differenza di Francesco (Totti) che, durante l'era Spalletti, non ha mai nascosto la sua insofferenza per lo scarso minutaggio arrivando addirittura a sfogarsi con i microfoni della Rai. Questo mi ha più colpito del Daniele uomo, ancor più del Daniele calciatore.
Grazie Danie'. Grazie davvero di tutto!!