Inter media House, riconoscimenti planetari, con tanto di cerimonia a New York, video subito diventati virali con contenuti nei quali la qualità ne fa dà padrona, tutto bellissimo, poi, però, esiste anche la comunicazione, quella fuori dal campo, fatta di uffici stampa e di chiarimenti se le cose iniziano ad andare male e lì, da anni, l’Inter non è all’altezza, o meglio non lo è mai stata, eccezione fatta per Mancini, in parte Spalletti e l’oratore per eccellenza Jose Mourinho, allenatori che hanno da subito creato empatia con i giocatori e lo staff formando un corpo unico per necessità, anche perché andava colmata l’assenza e conseguente finta protezione che il club non ha mai di fatto garantito, non sottraendosi mai alle innumerevoli e talvolta scomode voci di mercato.

Ripensando quindi agli sfoghi di Conte durante tutto l’anno, capiamo che il problema non è mai stato risolto, soprattutto oggi, perché tutto ciò stride in un epoca social, se si vuole fare silenzio in un epoca social vuol dire che si ha quello come obbiettivo, l’Inter assente sui media permette in maniera lecita ai giornalisti e a chi vuole fare delle belle chiacchiere di poterle fare, non parlando, fai parlare gli altri. Lampanti sono i 2 episodi avvenuti durante l’anno, uno, spiacevolissimo capitato al mister riguarda il proiettile ricevuto nella lettera nel quale nemmeno lì la società è stata capace di tutelare la sua incolumità, l’altro riguarda le voci di mercato legate a Tonali.

Il rapporto con i media si sa per l’Inter è sempre stato molto teso e spinoso e come dice Conte: quando c’è da dare un schiaffo lo prende sempre l’Inter, e quindi a maggior ragione ci si domanda, perché l’Inter non agisca nel tutelare i suoi dipendenti e non si tuteli. Il caso della querela di Conte a Repubblica è quanto mai curioso ed emblematico. Nel dopopartita di Atalanta Inter Conte si lamenta espressamente asserendo che durante tutto l’anno lui e i ragazzi sono stati completamente lasciati soli divorati dai media e testate giornalistiche varie senza alcuna protezione dal club, ovviamente tutti si indignarono Zhang per primo, perché troppo spesso in Italia non si è abituati a persone che ti dicono direttamente e senza giri di parole come stanno le cose e Conte con il suo animo burrascoso e quanto mai unico non le ha mandate a dire. il giorno seguente scoppiò il caso Repubblica con l’articolo rivelatosi subito falso secondo cui Conte non solo voleva tornare alla Juve ma addirittura aveva già parlato con alcuni esponenti di spicco del club (Repubblica, conte vuole la Juve): l’ufficio stampa dell’Inter ovviamente anche in quel caso rimase completamente zitta, invece di difendere in primis un dipendente del club e in un secondo momento procedendo a screditare la testata giornalistica in questione, ma non dandone invece un’ ulteriore visibilità dato che non ne hanno bisogno. Anche quella volta purtroppo Conte fu l’unico a parlare, dimostrando ciò che aveva espressamente messo in luce il giorno precedente. Nessuno parlò. Nessuno lo protesse. Conte ancora una volta si dovette difendere da solo. Anche il caso Ausilio e della talpa o presunta tale è sicuramente singolare ed è una questione che per primo Stramaccioni nel lontano 2012 enunciò durante una conferenza stampa e andrebbe sicuramente approfondita magari in un altro articolo.

Esistono infine, passando al caso Tonali Vari tipi di silenzi, il caso Tonali per esempio non è normale, con conseguenti strascichi mediatici a cui anche questa volta l’Inter non ha voluto sottrarsi, anzi L’Inter non ha soldi questo stanno facendo passare attraverso giornalisti noti ma non è assolutamente vero, l’acquisto di Hakimi ne è la prova provata o il riscatto di Sensi per 20 mln. È vero, più si sta zitti, più si lavora in silenzio, ma si dà adito a troppe voci e Fanta mercato. Tralasciando il fatto che Il Milan paga tonali in una formula diversa e agevole, e che quindi la rinuncia non è dettata da un scelta economica, ma bensì c’è stata una vera e propria volontà di lasciare il giocatore, come del resto è già successo quando aveva avuto in pugno altri giovani per mesi, con tanto di accordi con i giocatori, vedi Kulusevski e Tonali, ma ancora una volta come se nulla fosse ha infine preso la decisione di lasciarli, evidentemente perché è passata la linea conte.

In sostanza gli stanno affidando grandi responsabilità che durante l’anno si è ampiamente conquistato con i risultati, ma che già un anno fa gli dovevano essere concessi solo guardando il suo curriculum, il mercato ne è la prova (Dzeko, Kolarov, Vidal, Kante).

L’Inter ha l’esigenza di fare le cose che non ha fatto l’anno scorso, ma soprattutto in questo mercato devono operare con: intelligenza e velocità, per sperare di tornare a vincere e competere, elementi che l’anno scorso hanno tralasciato, pagandone le conseguenze in campionato e coppe.