Una delle norme più importanti e neglette della geopolitica è che aldilà di ogni altra considerazione, sono le persone a fare la differenza. Per intenderci: è inutile avere il nuovo calcolatore della Nasa se chi lo usa ci gioca a Football Manager. La parabola di Giampaolo al Milan è forse una delle più lapalissiane attestazioni di questa scomoda affermazione.

Il Milan negli ultimi anni di campionato più o meno sottotono, pur cambiando diverse volte pelle si è sempre dimostrato molto a suo agio in sistemi di gioco semplici, elementari (in senso buono). Per citare una famosa frase di uno dei pretendenti alla panchina, il Milan girava bene quando chi arrivava in panchina metteva "la chiesa al centro del villaggio". In fondo questa è stata la formula che nel bene e nel male ha comunque tolto qualche soddisfazione a Gattuso, che ha sempre lavorato sulla motivazione della squadra, sul sentimento di squadra, sul far fare a ciascuno ciò che meglio riusciva, adattando il sistema di gioco agli uomini. Nulla di male e nulla di strano fin qui: spesso è la cosa giusta da fare, specie con squadre in difficoltà.

Giampaolo dal canto suo ha cercato di plasmare una squadra secondo dettami tattici molto precisi, secondo il suo modo di intendere il calcio. Fraseggi, costruzione da dietro, un certo tipo di compito assegnato a terzini, mezze ali, trequartisti e punte. Non è qui il posto dove analizzare questo aspetto, ma chiunque abbia visto allo stadio o dal vivo una partita della Samp dell'anno scorso sa a cosa mi riferisco. Un lavoro di costruzione per certi versi simile a quello che Sarri sta facendo alla Juventus, quindi. Solo che il bilancio è finora amaro, con un ruolino di 3 vittore e 4 sconfitte in 7 partite. Un disastro dal punto di vista delle classifica.

Ma che significa tutto ciò? In realtà ci dice molto sia sul Milan che su quello che potrà essere in futuro. Il teorema è che la coppia Boban-Maldini abbia capito che il gioco elementare non può essere funzionale ad una squadra che nutre ambizioni di tornare grande. La risposta del gruppo è che molti dei giocatori in rosa non sono in grado di assimilare sistemi di gioco complessi, sia per caratteristiche di gioco. Uscendo dalla propria comfort zone giocatori importanti come (due per tutti) Kessie (quando gli è richiesto qualcosa in più degli strappi a centrocampo) e Suso (quando spostato dalla sua fatal mattonella) vanno in enorme difficoltà. Con delle attenuanti, come la mancanza di un giocatore come Bonaventura che per caratteristiche tattiche di gioco poteva mettere una "pezza a colori" a queste difficoltà, la risposta è che la rosa ha problemi a passare a sistemi di gioco più codificati e complessi. Cosa che non migliorerà se si ci affida nuovamente ad allenatori pragmatici. Sarebbe un fallimento strategico.

Il futuro ci racconta che stante quanto abbiamo appreso quest'anno, c'è da aspettarsi problemi simili ogni qual volta si cercherà di fare il salto di qualità verso un gioco più moderno ed europeo. Difficilmente la colpa può essere stata solo di Giampaolo, evidentemente l'imprinting di questa rosa (ogni gruppo di persone è diverso) è questo. Tale affermazione può essere drammatica soprattuto visto la giovane età di molti membri della rosa. E questo può voler dire che nei prossimi anni c'è da preoccuparsi che la situazione vista possa ripetersi. E' probabile che sia quindi necessario, in caso di sugello di questo fallimento con l'esonero, che bisognerà ricominciare a lavorare sulla rosa ma non più e non solo dal punti di vista tecnico e tattico: bisogna lavorare con giocatori che hanno la testa di chi sa cosa vuol dire essere in un gruppo vincente.