E sono SETTE le vittorie consecutive della Juventus, tra chiaro e scuro o meglio tra bianco e nero, sono sette gli scudetti che si sono cuciti sul petto. Possiamo e dobbiamo ricordare che tra il primo titolo, quello del gol di Muntari e l'ultimo, quello dei cartellini di Orsato, c'è un dominio totale e inattaccabile della Juventus e la quasi totale incapacità degli avversari di contrastarla sia in campo, sia sul mercato.

Il settimo scudetto della Juventus mi ricorda molto il Settimo Sigillo dell'Apocalisse, cioè l'inizio della catastrofe per il calcio italiano. Ci siamo sbagliati, non siamo solo in un periodo di recessione passeggera ma bensì in piena fase di smantellamento della nostra struttura e cultura sportiva. Il fatto di non esserci modernizzati per tempo ha permesso agli altri paesi europei di soppiantarci ai vertici delle competizioni continentali e del prestigio internazionale e quindi, come logica conseguenza, anche dagli introiti derivanti dal merchandising e dai diritti televisivi.

Per recuperare il Gap occorre una rivoluzione totale del modo di pensare e di agire del nostro movimento, rivoluzione che la Juventus mise in atto prima di ricominciare a vincere con un progetto nuovo per l'italia, lo stadio di proprietà, e con una politica aziendale degna di una multinazionale, i risultati sono evidenti.

Ora tocca a tutto il movimento riorganizzarsi, se una squadra non trova avversari nel suo campionato significa che il movimento si sta impoverendo e che è destinato a morire, un esempio per tutti è il campionato Scozzese dove i Rangers la facevano da padroni, il campionato era già loro e dovevano preoccuparsi solo dell'Europa, sono falliti qualche anno fà.
Vi ricordate quando il Belgio e l'Olanda erano forti anche con le squadre di club? Vi ricordate l'Ajax, il PSV, l'Anderlecht, il Malines? Dove sono? E i campionati dell'est? Che fine hanno fatto la Steaua? Lo Sparta Praga? Chi manca? La Polonia? giusto, il Legia, il Lech... e la Svezia? Il Goteborg, il Malmoe... ormai sono solo comparse del primo turno della Champions League.
I loro campionati sono solo Vivai per l'Europa che conta e cioè Inghilterra, Spagna e Germania. Il nostro destino sarà questo, saremo una colonia per l'Europa che conta, a meno che non ci inventiamo qualcosa.
Ma cosa? Non abbiamo una Lega calcio unita, non siamo in grado di vendere i diritti TV, siamo stati capaci di mancare il mondiale, non riusciamo a costruire gli stadi di proprietà, facciamo arrivare gli investitori dall'estero e poi li facciamo scappare dalla disperazione...
Basta! E' tempo che i leader del calcio tornino a trovare un'accordo e una linea comune, l'ultima discussione riguarda le seconde squadre, da una parte aiutano le big ma dall'altra danneggiano il movimento delle piccole società.
Che fare allora? beh, siamo l'Italia, questo non ce lo possono levare, siamo il paese che sa rinascere e risorgere, la patria dei geni e dei Maestri, dobbiamo trovare il coraggio di smettere di imitare gli altri e seguirli come cagnolini e tornare a scolpire, dipingere e costruire il  futuro dei nostri sogni.

Cambiamo le regole del campionato, la retrocessione è un danno enorme per una squadra di serie A, ci siamo dovuti inventare il paracadute per la B per salvare le società dal fallimento... introducendo così nuovi sospetti sulla regolarità dei campionati, troviamo un modo per infliggerla in una maniera indolore.
Trentotto giornate sono troppe? Ok diminuiamo, ma poi? Prendiamo meno soldi dai diritti TV? Per forza, e i club esclusi dalla Serie A? Che destino avranno? Troviamo un modo per avere meno partite e più squadre.
Le seconde squadre danneggiano i piccoli club? Troviamo un modo per implementarle all'interno di questi.

Ci manca forse la fantasia? No. Il coraggio? Forse si.
Ci siamo seduti sugli allori quando abbiamo vinto un mondiale dove non avevamo che poche speranze e da allora abbiamo pensato di poter continuare come prima, invece...

Cosa fare?

(continua - parte II)