Le verità cercate per terra da maiali. Tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali”. Questo è un estratto del capolavoro di Guccini chiamato Cirano. Il cantautore bolognese si riferisce ai materialisticon il vostro chiodo fisso che Dio è morto e l’uomo è solo in quest’abisso”. Tale concetto impedisce loro di porre il naso oltre la realtà che li circonda. Il mio riferimento non può che essere un’iperbole e non vuole mai divenire un’offesa per alcuno, ma soltanto una citazione di un immenso poeta della musica italiana. Con la forza delle sue opere ha provato a smuovere le coscienze ed attaccare il conformismo dilagante. Chiarito questo punto fondamentale e l’assoluto intento di non voler urtare la sensibilità altrui, pare proprio che l’emiliano abbia analizzato le vicissitudini del Sassuolo prima di essere ispirato alla suprema arte. In questo periodo così difficile siamo tutti un po’ sognatori anche perché, rispetto a qualche mese, riusciamo a vedere la luce in fondo al tunnel. Serviranno tempo, attenzione, perseveranza, resistenza e pazienza, ma giungeremo alla fine di un incubo piombato su di noi come il più terribile dei mali. Basteranno le medesime armi ai neroverdi per centrare lo Scudetto? La squadra di De Zerbi può raggiungere un simile traguardo? Non vorrei rientrare immediatamente nelle “categorie gucciniane”, ma la risposta è un secco “no”. La serie A non è la Premier ed è praticamente impossibile vivere la favola Leicester. Vi sono compagini molto attrezzate che riusciranno a emergere soprattutto nell’ottica di un torneo con ritmi forsennati in cui si gioca con una continuità disarmante. L’ampiezza della rosa potrà diventare fondamentale e, pur avendo un undici di partenza parecchio importante, il Sassuolo fatica in qualche ricambio. Non si devono dimenticare, poi, alcune difficoltà difensive che gli emiliani palesano ormai da anni.

L’uomo è un genio quando sta sognando”. Il regista giapponese Hakira Kurusawa è sulla falsariga di Francesco Guccini. Quale potrebbe, quindi, essere l’ambizione dei neroverdi? Penso che non si debbano porre limiti perché tutto è in grado di accadere. Vogliono pensare di conquistare il tricolore? Lo facciano pure. L’importante è che il miraggio non diventi un’ossessione. Quello sarebbe deleterio perché nel momento in cui il target degenera in tale pericolosa deriva diviene mortifero. Gli esempi sono palesi pure nella vita reale. Quante persone hanno abbandonato gli studi perché l’ansia e il rimuginio erano per loro insopportabili! Se penso al calcio, invece, mi sovviene immediatamente la storia del rapporto travagliato tra la Juve e la Champions. I bianconeri sono andati più vicini all’obiettivo soltanto quando si sono liberati dei pesi mentali. Ricordate da dove è partita la cavalcata del primo anno di Allegri? La Vecchia Signora stava soccombendo in casa contro l’Olympiacos lasciando sul prato dello Stadium ogni speranza di passaggio agli ottavi. Proprio nell’istante in cui ha compreso che il suo destino era segnato, si è liberata di tanti fantasmi e ha deciso di prendere realmente in mano il futuro. Ha ribaltato un’avversaria piuttosto semplice e ha avviato così la sua corsa dirompente verso Berlino fermata solo all’ultimo atto da un Barcellona devastante. Nell’istante, invece, in cui pareva invincibile si è sempre persa nei suoi dubbi. Penso all’eliminazione patita dall’Ajax nel 2018-2019. Gli emiliani non devono commettere il medesimo errore e allora possono sognare ogni tipo di gloria che realisticamente si fermerà a una lotta per un posto in Europa. Quale? Ai posteri l’ardua sentenza. Vi pare poca cosa? Forse sì, ma se analizzate la storia di tale società, comprendete il vero valore di quel risultato.

UNA PICCOLA REALTA’ INDUSTRIOSA E UNA FAMIGLIA RICONOSCENTE

Sassuolo è un piccolo comune che vanta poco più di 40mila anime sulla pedemontana modenese. In quel luogo la Pianura Padana comincia lentamente a trasformarsi nell’Appennino addolcendo con sinuose curve un paesaggio piatto e ripetitivo. Lo affermo subito: se mai visiterete tale località, non aspettatavi una natura eclatante o un luogo da dipinto. Da quelle parti, viene definita “Zona Ceramica”. Il riferimento è chiaramente alla grande industrializzazione del territorio che ha visto in tale fattore produttivo la sua principale ricchezza. Fabbriche, ferrovie, capannoni, condomini, strade, ma un piccolo centro davvero molto carino con la sua Piazza Garibaldi che si contorna di bistrot e locali alla moda. Schiacciata tra la Provincia di Reggio Emilia, che diventerà parte integrante di questo racconto, e Fiorano, la località di confine si è ritagliata il suo posto nella storia. In una terra nota per i motori, con la Ferrari e Maranello che distano pochi chilometri, Sassuolo ha trovato la sua fortuna nel calcio e ringrazierà per sempre la Famiglia Squinzi. Il patron Giorgio, infatti, ha deciso di acquistare una società impegnata nel dilettantismo trascinandola sino ai vertici del pallone italico. Qualcuno si domanderà quale sia il motivo che ha spinto un noto e ricco imprenditore brianzolo ad acquistare una realtà emiliana! Il Dottore, come viene chiamato, è il “Signor Mapei”. Tale immensa impresa, però, ha sede in Lombardia. Qualcosa non torna. La verità è spiegata in maniera piuttosto netta proprio dall’ex numero uno di Confindustria. Grazie al target industriale della Zona Ceramica, i produttori di colla edilizia hanno ingenti rapporti commerciali con il territorio e questo ha concesso loro importanti guadagni. In alcuni uomini ispirati esiste ancora una forma mentis chiamata “riconoscenza”. Queste persone si meritano le favole che il Destino regala loro. Dalla serie D alla lotta Scudetto, Giorgio Squinzi e la moglie, Adriana Spazzoli, si godranno il loro gioiello da lassù. Purtroppo, infatti, sono scomparsi a pochi giorni di distanza proprio un anno fa. Subito si temeva che i figli non avrebbero proseguito in questa passione per il calcio. In realtà, i sentimenti d’affetto e i legami familiari hanno prevalso perché evidentemente molto forti e la prole non ha voluto abbandonare un’eredità a cui i genitori erano molto legati. Al cuor non si comanda. In tale profondo rapporto viscerale e di gratitudine reciproca sta nascendo un miracolo che può portare una buona fetta d’Italia a fare il tifo per questa società. A Sassuolo, gli Squinzi sono un’istituzione. Hanno concesso a molti di lavorare e la cittadinanza tratta la squadra come un gioiello. In un’atmosfera simile non può che divampare un fuoco. Lentamente si sta trasformando in un incendio d’amore e condurrà, quasi con la sola forza dell’impeto, a risultati insperati.

IL SOGNO

Milan 20 punti, Sassuolo 18 poi tutte le altre… Cosa significa? Dopo un quinto di campionato e dentro al tour de force prenatalizo, i neroverdi sono davanti a Juventus, Inter, Roma, Napoli, Atalanta e Lazio. Non so se è chiaro! La portata della notizia è qualcosa di disarmante. L’elitè del pallone italiano si trova alle spalle di un Comune da 40mila abitanti. Diventa semplice effettuare un paragone con il Chievo Verona e probabilmente è pure corretto, ma non mi addentrerò in una simile analisi perché non voglio porre limiti alla Provvidenza e quello che potrebbe accadere in Emilia è qualcosa di magico. La squadra di De Zerbi è già stata in grado di vincere al “San Paolo” e ieri si è confermata al “Bentegodi” contro l’Hellas. Si parla di 2 trasferte tabù anche per le big, ma i neroverdi hanno sbancato pure il “Dall’Ara” in una rocambolesca sfida contro il Bologna. Le dichiarazioni rilasciate ieri a Sky, e riportate dal Corriere dello Sport, dal tecnico rossoblù Mihajlovic sanno di investitura: “Scudetto? Il Sassuolo ha dimostrato che per mentalità e organizzazione può anche vincerlo, anche se è meno organizzata di altre. E’ un piacere vederlo giocare, anche se non sanno come hanno vinto contro di noi” .

IL VATE

La struttura sia societaria che di squadra. E’ questo un altro grande segreto degli emiliani. La compagine sociale è molto simile da anni con il presidente Carlo Rossi e l’amministratore delegato Giovanni Carnevali. Quest’ultimo assomiglia parecchio a un factotum. E’un immenso conoscitore di calcio, ma pure un favoloso gestore che ha ormai assunto una posizione di prestigio nell’elitè del pallone italiano. E’ la terza stagione, poi, che le operazioni di campo sono dirette da un tale Roberto De Zerbi da Brescia. Più volte accostato alle grandi, “il Vate” siede sulla panchina emiliana. Spesso si parla di idea di gioco o di concetti che l’allenatore imprime al suo gruppo. Esistono tecnici vincenti senza lasciare una reale impronta tattica e altri che raggiungono medesimi traguardi marchiando a fuoco con il loro stile. Il lombardo è certamente della seconda specie. Sacchi, Guardiola, Sarri … Non ho grandi remore a inserire il suo nome come quarto in linea temporale rispetto a questi sommi. L’idea è quella. La linea è la medesima. Foggia, Benevento e poi Sassuolo, il suo calcio è sempre rimasto lo stesso. Il mister non è un talebano del modulo tattico, ma sicuramente non si vuole discostare da certi concetti. La proposta è chiara e palese. Una tattica offensiva dove, parecchie volte, la fase difensiva paga dazio, ma state certi che i gol segnati non mancheranno e il pubblico si sarà divertito. E’ un circo estetico? No, tutt’altro e i risultati lo dimostrano. Nell’innegabile rigidità delle sue elaborazioni, De Zerbi sa adattare la squadra alle varie vicende. A Napoli e Verona, per esempio, è stato in grado di affrontare l’avversario senza volerlo azzannare con il suo gioco. La fortuna, poi, ha fatto il resto. E’ noto, però, la dea bendata aiuta gli audaci. Il bresciano non è l’unica freccia della faretra sassolese.

L’ARMATA NEROVERDE

Archimede sosteneva: “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”. Lo strumento del “Vate” è un gruppo forte e coeso. Consigli è un buon portiere. Penso al cuore della difesa con l’esperienza di Chiriches e Gianmarco Ferrari. Quando viene a mancare la loro presenza, la fase di non possesso ne risente in maniera davvero importante. La mente corre verso Muldur, giovane turco pescato in Austria con doti tecniche davvero importanti. Il colpo dell’estate scorsa, invece, porta il nome di Ayhan connazionale trovato, però, in Germania. Sta crescendo e, sui terzini, i 2 giocatori possono rappresentare armi importanti. Non si dimentichi la certezza Rogerio giunto qualche anno fa dalla Primavera della Juve. Toljan e Kiriakopoulos sono sempre pronti a fornire il loro contributo di corsa e lavoro sulla fascia. La mediana e l’attacco, però, costituiscono il vero punto di forza degli emiliani. Basti il riferimento a Locatelli. L’ex centrocampista del Milan è ormai un cardine della Nazionale Italiana e probabilmente sarà la prima scelta dopo il trio titolare composto da Barella, Jorginho e Verratti. Il ragazzo, però, ha tutte le qualità per strappare il posto ai citati, egregi colleghi. E’ una mezz’ala di fisico, qualità e visione di gioco. Gran merito della sua crescita esponenziale, dopo le delusioni rossonere, potrebbe essere affidato proprio a De Zerbi. Manuel, però, è in buona compagnia. Con lui ci sono giocatori del calibro di Maxime Lopez e Pedro Obiang. Il giovane francese è un peperino che lavora incessantemente e non molla mai. L’ex blucerchiato, invece, ha un andamento più caracollante, ma le sue leve e qualità aerobiche lo rendono una piovra del reparto. Bourabia resta, al momento, più defilato. Il 4-2-3-1 si compone di una batteria di trequartisti da fare invidia a tanti: Berardi, Djuricic e Boga. Tanta, tanta roba. Domenico sta finalmente trovando la sua dimensione rallentata in passato da gioventù e infortuni. La storia del calabrese è un romanzo molto simile a quello della compagine di cui è capitano. Ha vissuto un sogno passando direttamente dal calcetto con gli amici al mondo dorato. Voci di corridoio dicono che si sia negato a una dama irresistibile per chiunque. Come Belle al contrario. Tutte volevano il loro Gaston chiamato Juve, il numero 25, invece, si è negato alla spasimante. Il serbo è un talento mai esploso definitivamente, ma che ha qualità innate e devastanti. In Emilia ha trovato la sua confort zone e sta esplodendo in ritardo. Il transalpino è un boccone prelibato del calciomercato che, però, è rimasto a Sassuolo. Dietro loro, si inserisce un certo Defrel che ha esperienza da vendere. Deve ancora trovare spazio, invece, Schiappacasse. Giunto dall’Atletico Madrid, non è ancora stato possibile ammirarlo. Il diamante è completato dalla sua punta: Ciccio Caputo. Classe 1986, si è affacciato alla serie A in età avanzata, ma ora è tra le opzioni preferite da Mancini per l’attacco azzurro insieme a Belotti e Immobile. Inutile incensarlo. Già lo si conosce. Dietro di lui, ecco il giovane Raspadori che, con caratteristiche molto simili, ha già timbrato il cartellino in Under 21.

L’ARMA A DOPPIO TAGLIO

Organizzazione societaria e di squadra. Amore della città. Cosa manca realmente a questo gruppo? I tifosi. Qui si apre un capitolo davvero complicato. Lo stadio “Ricci” di Sassuolo si trova nel centro abitato e non ha le caratteristiche adeguate per affrontare la serie B o la massima categoria. In cadetteria, gli emiliani si sono trasferiti al “Braglia” di Modena. Quando sono saliti nel gotha del pallone, Squinzi ha regalato loro un altro gioiello. Nella vicina Reggio, infatti, esisteva uno stadio che nel 2013 era nelle mani del Tribunale. Il Dottore l’ha acquistato e trasformato in un magnifico salotto. L’impressione è proprio quella. Ho avuto l’onore di vivere più volte in prima persona questa situazione che può, però, rappresentare un’arma a doppio taglio. Per carità, l’impianto è favoloso e ha ospitato l’Europa League, la nazionale, l’Europeo Under 21, la finale di Champions League femminile e presto sarà sede della Supercoppa Italiana, ma mancano i supporter. Nel calcio lontano dal coronavirus, quello che ci si augura tutti di vivere nel più breve tempo possibile, è un handicap non da poco. I neroverdi sono praticamente sempre in trasferta. A dire il vero mi schiero tra i più ferventi fautori della tesi per cui non è il sostengo del pubblico a marcare la differenza tra le mura amiche e il campo avversario. Sono convinto che ciò rappresenti solo una componente del problema e che, per non semplificarlo erroneamente, occorra fare riferimento anche a viaggi, consuetudini facilitate, conoscenza della struttura, del campo e degli spazi. Quando un calciatore calca un terreno di gioco che conosce a menadito potrebbe quasi giocarvi a occhi chiusi. Ha la misura dei passaggi, dei movimenti e capisce la potenza o velocità con cui deve anche solo toccare la sfera. Detto questo, è chiaro che quando una squadra si reca in Emilia per sfidare il Sassuolo sente più forte il calore dei suoi supporter rispetto a quanto lo sia per l’avversario. Oggi, però, questo è un punto a favore degli uomini di De Zerbi che non devono più affrontare tale sconvenienza. Attenzione, perché non è un fattore abitudinario da sottovalutare.

IL RAPPORTO CON LA REGIA

Chiudo con una nota folcloristica che assomiglia molto a una chicca. Come ogni favola che si rispetti, il protagonista non può essere un paladino amato da chiunque. In questo caso, gli avversari sono i romantici del pallone. E’ quasi paradossale che una storia così appassionata sia vista negativamente proprio da chi fa del sentimento un proprio cavallo di battaglia, ma tant’è. Il dilemma è rappresentato dal tifo. L’innegabile mancanza di trascorsi antichi che il Sassuolo si trascina, coadiuvata dalle misure minimal del luogo che rappresenta, annullano quasi la presenza dei supporter, così i paladini di un calcio del passato vedono in ciò una vicenda prettamente economica e senza emozione. In realtà, come spiegato in precedenza, non credo sia così. Tra questi vi sono gran parte dei tifosi della Reggiana che, soprattutto, si sentono privati della loro dimora. Il Mapei Stadium o Città del Tricolore vanta 2 nomi e questo è piuttosto esplicativo. Alcuni granata, recentemente tornati in serie B dopo anni di sofferenza, hanno percepito lo sbarco dei cugini come una sgradita intrusione. “Via il Sassuolo da Reggio Emilia” è uno dei tanti refrain che udivamo quando potevamo frequentare l’impianto padano. Sono un grande fan della Regia, ma forse non un sognatore e ho sempre osservato la ricchezza che la compagine della famiglia Squinzi ha portato alla mia città. Basti pensare che il muro di un settore dello stadio lo separa da un grande centro commerciale. In tempi senza covid-19, quando giocano gli uomini di De Zerbi, questo si riempie tanto da formare lunghe code negli esercizi dove è possibile cibarsi magari con un gustoso spuntino prima o dopo il match. Se non è benessere…