All'arrivo di Maurizio Sarri alla Juventus, molto probabilmente, non è mai stato dato il giusto peso: non si tratta soltanto di un cambio di allenatore, ma anche, e soprattutto, di un nuovo modo di essere. La squadra del "Vincere è l'unica cosa che conta", infatti, impone il bel gioco come fine ultimo per approdare al livello successivo, cioè quello di dominare anche oltre il confine.

In fondo si sa, al giovane Andrea Agnelli non è mai mancato il coraggio: se non lo avesse avuto, oggi la Juventus non sarebbe quel fenomeno planetario che, dal rettangolo di gioco ai social, ha frantumato svariati record.

Maurizio Sarri è un'allenatore vecchia scuola, risultato di una gavetta vissuta tra i campi di provincia, i pacchetti di sigarette e una proverbiale scaramanzia: dopo le meraviglie di Napoli e i successi al Chelsea, il "comandante" ha finalmente conquistato il "palazzo".

Da fiero condottiero qual è, l'allenatore toscano detta sin da subito le regole del gioco: "Questa squadra è diversa, non sarà mai come il mio Napoli".

Scaramanzia? Pre-tattica? Forse entrambe, ma la verità è che Sarri non ha ancora costruito la "sua" Juventus. Eppure la mano del nuovo tecnico si vede: sono stati rigenerati Dybala e Higuain, promessi partenti durante l'estate, è stato rispolverato Douglas Costa, "cristallo" pregiato e come tale molto fragile, ma se alleni i bianconeri e sostituisci un allenatore-cannibale (in Italia) come Allegri, i 35 punti, il primato in classifica e gli ottavi di Champions league (conquistati con largo anticipo) non bastano. Complici il rapporto con Cristiano Ronaldo, prima donna dello stadium, la mancanza di alternative tra gli esterni bassi (vedi Cuadrado riadattato terzino) e l'impronta risultatista nel dna della squadra, Sarri non è ancora riuscito ad adempiere alla propria missione: il fantomatico bel gioco.

l 4-3-1-2 delle ultime uscite, quello che vede Bernardeschi, Ramsey e Douglas Costa contendersi la maglia da titolare, non garantisce (almeno per ora) la fluidità di gioco su cui si è costruito il Sarrismo, anzi, a detta di molti quella di Sarri è attualmente la più allegriana delle Juventus, una squadra che fa dei propri campioni, e della lunghissima panchina, le sue armi migliori per dettare un dominio pressochè incontrastato in Italia. La stessa partita con l'Atalanta, nonostante le immancabili polemiche, ne è la prova lampante. 

Al di là di moduli e schemi, tra cui quel 4-3-3 accalmato, e preteso, dai tifosi, il lavoro del tecnico dovrà concentrarsi sulll'individuare un punto di forza con cui costruire i futuri successi: a Napoli, per esempio, tutti ricordano quella catena di sinistra che, grazie a Ghoulam e Insigne, ha incantato mezzo mondo. Quali soluzioni, allora, per i bianconeri? Senza ombra di dubbio, la centralità di Pjanic, ma anche, e soprattutto, un equilibrio nel reparto offensivo.

Certo, è ancora presto per giudicare l'operato di Sarri, ma una cosa è certa: dovrà sfruttare il suo passato da uomo dei numeri per risolvere la seguente equazione:

Cr7 - Dybala - Higuain : al bel gioco = la Juventus: ai trofei