Lo sport, di qualsiasi genere, che sia di squadra o singolo, vive e si basa su un concetto molto semplice. L’obiettivo di una squadra, di un atleta, impegnati in una competizione è quello di vincere, niente di più niente di meno. Questo concetto si applica in tutti gli sport in tutto il mondo. E in tutti gli sport in tutto il mondo chi riesce a vincere e ad avere la meglio sugli avversari viene riconosciuto come vincente, viene applaudito, se riesce a vincere anche ripetutamente, viene annoverato nei libri di storia dello sport.
In tutti gli sport in tutto il mondo... tranne per il calcio in Italia e più precisamente, tranne per la Juventus di Allegri. 
Quando i Lakers di Lebron vincono una partita, nessuno è scontento se non hanno vinto con trenta punti di distacco dando spettacolo. Se Hamilton vince un gran premio lottando fino all’ultimo giro, i suoi sostenitori esultano perché la vittoria è sempre una vittoria. Se Nadal lotta e vince in cinque set lo si ammira senza stare a guardare se ha perso qualche punto gratuitamente. E potrei andare avanti all’infinito. 

Ma anche nel calcio era così ed è ancora così. La regola che chi vince ha sempre ragione, e i tifosi di una squadra che vince una partita “dovrebbero” essere felici. Perché dietro ad ogni atleta, ad ogni squadra, c’è sempre un lavoro mostruoso di tante persone che si impegnano e lavorano per quella partita o gara, e la vittoria finale è un risultato che dovrebbe SEMPRE essere rispettato.
In Italia invece, nel calcio soprattutto, nel corso degli anni si andati verso una direzione diversa. Sembra che per alcune squadre (Juventus) e per certi allenatori (Allegri) questo semplice concetto non valga. Ogni vittoria di questa squadra e di questo allenatore non valgono come per gli altri. Se per tutti gli altri una vittoria è sempre una vittoria e quindi va al di sopra di ogni discussione tattica, tecnica o estetica, per “ loro” vale il contrario.  
Se il Liverpool vince in casa uno a zero contro una media squadra inglese, a fatica, a fine gara Anfield applaude la squadra. Se la Juventus senza nove titolari, tre giorni dopo aver giocato in coppa Italia, vince uno a zero in casa con lo Spezia, e porta a casa tre punti importantissimi contro una squadra che avevo fatto dei brutti scherzi ad altre squadre, viene discussa e contestata per la qualità del gioco.
Se il Milan, capolista, vince uno a zero a fatica in casa contro l’Empoli, questa vittoria viene accettata, giustamente, come una vittoria importante in questo momento, una vittoria da squadra matura. Ed è giusto che sia così, perché è vero che una vittoria va accettata con orgoglio e felicità perché è sempre il frutto di quanto detto prima. Credo che nessun interista ricordi il gioco spumeggiante dell’Inter del triplete, ma si ricorda e ricorderà per tutta la vita di quelle vittorie. Nessuno si ricorda e festeggia delle prestazioni tecnicamente buone de alla fine sono sconfitte.  Tutti esultano per un gol vittoria al novantesimo anche se preceduto da ottantanove minuti di imprecazioni, perché il senso di una competizione è comunque quello. Niente appaga di più di un successo in una competizione. 

Esistono delle eccezioni, in alcune realtà dove per storia e per potere economico gli obiettivi sono diversi dalle aspettative di top club, una squadra e i suoi tifosi possono essere orgogliosi per avere lasciato un segno e un ricordo nella storia del calcio per un modo di giocare e non per dei risultati. Come il Foggia di Zeman o il Pescara di Galeone il Sassuolo o il Chievo di Del Neri, fino alla Dea di Gasperini. Tutte realtà dove un “calcio diverso” ha fatto sognare una città anche senza vittorie importanti finali, ma solo in quelle realtà è stato possibile vivere un periodo del genere senza vittorie come un qualcosa di positivo. In altre realtà avrebbe avuto un giudizio diverso. E a Bergamo si comincia a pretendere anche qualcosa in più… Oggi siamo invasi (perdonatemi la triste metafora) da quelli che chiamo tifosi 2.0, i filosofi del calcio, quelli che pensano al calcio non più come uno sport da contatto, dove bisogna segnare un gol in più dell’avversario, ma più come un balletto classico o uno spettacolo teatrale. Che poi, magari, sono gli stessi che a Monaco, dopo una gara straordinaria sotto tutti i punti di vista che stavamo vincendo per due a zero, si sono incazzati al novantesimo perché Evra non l’ha spazzata in tribuna. O quando dopo essere stati avanti tre a zero al Bernabeu, sono esplosi di rabbia al novantaduesimo per quel rigore. Eppure, secondo i loro gusti, avrebbero dovuto essere stati felici per la prestazione no??

Molti illustri allenatori attuali o ex allenatori, sono d’accordo sul fatto che la qualità del gioco te la danno i giocatori. Se hai i vari top player in ogni reparto è chiaro che anche la qualità del gioco sarà di alto livello, se hai Rabiot e Bernardeschi è tutto molto più difficile. Chiamarsi Juventus non è garanzia di vittorie facili, ci vuole anche la coerenza di capire il momento e la situazione della squadra. Questa Juventus con questa rosa e con questa lista di indisponibili non può fare più di quanto sta facendo. Se escludiamo le prime cinque giornate, dove la squadra ha pagato lo scotto del cambiamento, il rendimento è da capolista. 
Dobbiamo tornare a pensare il calcio come nel suo concetto originale. Bisogna tornare ad avere rispetto per la vittoria e dare importanza a chi esce vittorioso da un confronto e non cercare il pelo nell’uovo. Posso capire che un decennio di vittorie possa aver annoiato qualcuno, capisco anche che molti avversari che in questi anni hanno cavalcato l’onda dell’Allegri che fa giocare male la Juventus, avrebbero pagato per uno scudetto da “corto muso”, ma che a cavalcare quell’onda siano anche molti juventini è un po’ triste.
Ci vuole anche rispetto per il lavoro e l’impegno di tutta una società che quando riesce a portare la squadra ad uscire dal campo con una vittoria, da’ un senso di orgoglio a tutte le persone che ci lavorano attorno. Da casa, dal divano, tutti crediamo di saperne di più e di avere le conoscenze per pretendere di più, e non è cosi. 
W le vittorie, w le vittorie sofferte, w il corto muso: torniamo ad essere orgogliosi e felici quando la nostra squadra vince!!!