Il rilancio della nazionale di calcio non deve necessariamente passare per la Serie A.
Contrariamente a quanto sostiene la maggioranza degli analisti, che motivano i fallimenti della nazionale italiana con la presenza di troppi stranieri in Serie A, io ritengo che invece la crisi di risultati della nazionale dipenda più da "troppi italiani in serie A".

Il fatto che le due finaliste del mondiale avessero tutti giocatori che non militano nel campionato nazionale, dovrebbe insegnare qualcosa; ormai fra le maggiori nazionali solo Inghilterra e Russia hanno giocatori che militano quasi esclusivamente nel campionato di casa e non mi sembrano due esempi necessariamente da imitare. 

E' tempo che anche i calciatori importanti italiani facciano esperienze di calcio giocato in campionati stranieri; questo permetterebbe loro di crescere ulteriormente, perché la Serie A non è più il miglior campionato del mondo: Liga, Premier e Bundesliga non hanno nulla da invidiare alla Serie A, anzi... 

Questo potrà fare bene a tutto il movimento calcistico e il C.T. della nazionale dovrà tenere ben presente anche i giocatori che militano in campionati stranieri e non come avvenuto in passato quando si tendeva a considerare di  meno chi non giocava in serie A (Soriano, Zaza, Criscito, Piccini, Raggi, Balotelli ne sono un esempio).

Quest'anno si spera che, con l'uscita dalla Serie A di giocatori già in orbita nazionale (Jorginho, forse Rugani, forse Bonucci), il C.T. della nazionale guardi un po' di più a cosa succede negli altri campionati e non si limiti a convocare i Balotelli e i Criscito, solo perché li ha già allenati personalmente.

A proposito del C.T., quest'ultimo deve sempre più essere selezionatore e sempre meno allenatore, per ovvie ragioni di tempo; i giocatori sono di proprietà dei club e vengono allenati dal proprio allenatore di club.
Il C.T. della nazionale deve essere un bravo osservatore e selezionare i giocatori migliori e più funzionali per mandare in campo una squadra vincente.