Il calcio no, stavolta lo metto da parte. Oggi vi racconto la storia di un bambino: io.

Parto da quando all'età di 4 o 5 anni andavo all'asilo, si giocava con altri bambini e ci si divertiva anche con i Lego. Beh credo che i Lego per uno bambino cresciuto negli anni 80 siano stati il gioco più bello. Ricordo c'erano il castello, la nave dei pirati e molto altro, se non erro c'era anche l'isola ora che ci penso bene. Ricordo mio padre davanti alla radiolina ad ascoltare 'Tutto il calcio minuto per minuto' condotto dal compianto Enrico Ameri conduttore di quegli anni, poi l'inconfondibile voce di Sandro Ciotti, che tentavo sempre di imitare tra le risa generali della mia famiglia. Ricordo i giochi, le giostre e molto altro, beh da bambino non pensi al calcio, ma al divertimento, a 5 anni cosa ne puoi capire di pallone?
Poi a sei anni la mia prima squadra di calcio, mio padre mi segnò ad società proprio nelle vicinanze di casa. Il mio ruolo era il portiere, portiere ma non per mia scelta, ma perchè tra i tanti spiccavo in altezza, quindi il presidente disse "Tu giocherai in porta!". Così l'avventura da portiere cominciò una domenica fredda, credo sia stato un Novembre, gelido, maglia verde a scacchi e pantalone nero - quello da portiere - guanti comprati e berretto in testa, faceva un freddo bestiale.
In quella partita ricordo soltanto dei fotogrammi, il campo non era tutto a nostra disposizione, a 5 anni era ridotto fino alla metà. Le immagini come dicevo sono sbiadite, ma tante persone fuori, tutti papà e mamme degli altri bambini, mio padre che mi dava dei consigli - anche lui ex portiere - le guance viola di tutti noi in campo e il fumetto che usciva dalla bocca.
Era tutto così nuovo, tutto così incredibile. Questo - insieme a mio padre - mi fece innamorare del calcio. Quindi quando entri nell'ottica calcio devi per forza di cose scegliere una squadra, io scelsi la Juventus, perchè mio padre era juventino e la maggior parte della famiglia era juventina, quindi perchè cambiare ? Così i miei primi anni da juventino non erano così frenetici, visto che a 6 anni, un bambino non sta davanti alla radio ad ascoltare le partite, quelle erano cose da grandi, io scendevo in strada a giocare con i miei amici, tutti - se non tutti - romanisti sfegatati. La Roma non era una squadra fortissima in quegli anni, parliamo sul finire degli anni 80, ma pochi anni prima aveva vinto la scudetto ed aveva perso una finale di Champions, ma tutto si evolveva troppo in fretta, quindi era da mezza classifica o giù di li.
Molti si chiederanno "Non avevi amici laziali?", no, erano tutti romanisti.

Io ero un bambino taciturno, giocavo al calcio e sognavo di diventare un giocatore per poter giocare al fianco di altri campioni, ma sapevo anche che un Casiraghi o uno Schillaci una volta che io fossi arrivato in una Juventus anche sedicenne avrebbe smesso di giocare molto prima.
Ricordo il mio primo Mondiale 1990 davanti alla tv, lo ricordo perchè per mettere una sdraio feci cadere un vaso e casa si riempì di terra, ma anche perchè l'Italia venne sonoramente fischiata dai tifosi napoletani contro l'Argentina, ma da bambino non capii il perchè tanto da chiedere a mio padre "Papà ma perché gli italiani fischiano l'Italia?", l'Italia alla fine uscì dal Mondiale proprio contro l'Argentina di Maradona, quello alla fine fu il motivo di cotanti fischi, anni dopo lo realizzai.

Passarono altri due anni, a 10 ancora non ero attaccato alla radio, la ascoltavo al fianco di mio padre e segnavo i risultati sulla pagina del Corriere dello Sport o del Tuttosport non ricordo di preciso, festeggiavo i gol della Juventus, ma non vedevo l'ora di scendere in strada a giocare con i miei amici, la Juventus avrebbe aspettato...
Poi l'adolescenza, la prima fidanzata e il calcio che comincia a fare parte di me in tutto e per tutto. A 14 anni posso dire di essere divenuto un tifoso sfegatato della Juventus, in tempo per godermi la prima Champions League della mia vita, scudetti e molto altro. La scuola, il calcio, fidanzata e amici riuscivo a racchiuderli in una giornata.
Il fantacalcio, le uscite con i migliori amici con tanto di fidanzate anche loro, erano gli anni che andavano avanti, i divertimenti sfrenati e le corse per prendere l'autobus.

Poi si cresce... è già 18 anni, la patente, il lavoro. La mentalità da bambino è sempre dentro di me, come credo per tutti quelli che hanno superato la ventina da un bel pezzo, quindi staccare da quel mondo e proiettarsi in quello dell'essere adulto in tutto e per tutto c'è una bella differenza. Passare dal divertimento sempre e comunque all'uscire ma con costanza. Poi arrivano i figli, un'altra parte bella della vita, un'altra pagina, una parte che da bambino e adolescente non ci pensi nemmeno per un secondo. Lì tutto cambia, le uscite diminuiscono, gli amici s'incontrano sempre di rado. Se prima c'era una cena a settimana, poi diventa in un mese, poi una all'anno se poi si abita distanti.

Molti credono che la vita sia tutta uguale e che quello che fai a 20 anni puoi farlo per sempre, ma non hanno fatto i conti con l'età che avanza, certo puoi fare il single a vita, questo potrebbe permetterti di fare ciò che vuoi sempre e comunque, ma poi arriverà ad un punto che dovrà per forza di cose trovare una compagnia, altrimenti resterà solo per sempre e non credo sia una cosa bella da pensare.

"La vita è un mozzico" mi dicevano alcune persone che avevano molti più anni di me, adesso l'ho capito cosa volevano dire.
Molte persone sono volate in cielo, altre perse per colpa di amicizie sbagliate, quello che conta è essere sempre se stessi e usare sempre la testa prima di fare un passo. Solo così la vostra e nostra vita può considerarsi buona.