Purtroppo stiamo vivendo in un periodo storico e culturale non troppo felice. Questa è una mia opinione personale, ma ci torneremo successivamente. Oggi nel mondo del calcio si sta cercando di sconfiggere una piaga che rovina lo sport più bello del mondo. Il razzismo. UEFA, Serie A, FIGC, società calcistiche (purtroppo non tutte) stanno cercando di arginare il problema, sperando un giorno di eliminare definitivamente il problema.
Oggi sono stufo di vedere partite rovinate da atti incivili, ma soprattutto sono stufo di vedere salotti televisivi di pseudo specialisti del settore che discutono su una cosa che è univoca.
Oggi, nel 2019, non bisognerebbe dare credito e voce ad atti incivili, ma limitarsi a punire (cosa che ancora non avviene). Invece da due giorni a questa parte leggo interviste a subumani (si perché questo sono), che utilizzano scuse, senza però mai assumersi la responsabilità delle azioni che commettono (punibili anche per la legge italiana).

Facciamo un esempio. Spesso si punta a passare da carnefisci a vittime. Il victim blaming. Cito testualmente: "Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza italiana, ma non potrà mai essere del tutto italiano... Anche noi abbiamo in squadra un negro (Salcedo, ndr), che ieri ha segnato e tutta Verona gli ha battuto le mani."
Si cerca continuamente di sminuire il tutto, una sorta di "non sono razzista, ma...". Un altro esempio è il presidente Giulini, che dopo un Cagliari-Juventus accusò di provocazione Moise Kean, reo di aver esultato in modo "sbagliato" e provocando una curva già calda. Personalmente, e torniamo all'inizio, credo sia assurdo che presidenti, calciatori, capi ultrà, sindaci, allenatori possano dire certe cose. Il razzismo si sconffige solo se, come dice Balotelli, si sceglie da che parte stare. Di qua o di là. Non ci devono essere più scuse. Devono esserci prese di posizione forti, da parte delle società, come è successo poco fa con la società della Roma che si è schierata con Balotelli ed ad esempio ha dato un daspo ad un "tifoso" che insultò Juan Jesus sui social.

Nel 2019, credo sia necessario che si conoscano tutte le persone che passano i tornelli e che chi si dissocia da questi comportamenti incivili condanni (dal tifoso in curva, salendo fino al presidente) e agisca arginando e sconfiggendo il problema. Non credo sia possibile, anche se vogliamo dare la colpa all'acustica di uno stadio, che l'allenatore Juric dica: "Non ho sentito nulla". Quando poi i fatti sono stati: sospensione della partita e individuazione di 20 imbecilli da parte degli addetti ai lavori. Senza poi considerare gli innumerevoli video girati nei giorni successivi. Ad oggi il signor Juric non ha ancora rilasciato nessuna lettera di scuse o intervista del caso. Questo nel 2019, sempre secondo il mio parere è essere complici silenziosi, passivi. Nel 2019 non è più sopportabile, ne tantomeno accettabile, passare da una discussione su "fatti" ad una discussione basata su "opinioni".
Non è più ammissibile leggere commenti "I fischi non sono razzisti". Partiamo dal presupposto che allo stadio in teoria bisognerebbe cantare per la propria squadra ignorando gli avversari. Questo in Italia è impensabile. Il dato oggettivo è che se si fischia "unicamente il negro" allora quelli sono fischi razzisti. È troppo facile nascondersi dietro al "eh ma lui ha fatto un brutto fallo" oppure "ha fatto un goal allora i fischi se li merita". Bisogna spingere per una corretta cultura sportiva. Invece, sempre nel 2019, si devono leggere madri che gridano a bambini di 10 anni "negro di merda".

Chiunque scriverà un commento e /o cercherà di giustificare o qual si voglia tipo di discussione su un opinione personale, non ha capito il succo vero del discorso.
Il razzismo è un dato di fatto e non un opinione. Il razzismo va sconfitto con daspi, prese di posizioni e condanne, non sicuramente con le belle parole.