Tre finali di Coppa dei Campioni giocate dalla stessa squadra italiana, il Milan, in tre epoche diverse ( 1963, 1989, 2007). Tre vittorie ugualmente memorabili.
Ma se l’ebbrezza del trionfo ha una fragranza comune, sempre uguale, la celebrazione assume toni e sembianze molto differenti perché riflette lo spirito del tempo in cui è maturata. E’ questa la premessa che fonda la presente analisi: una descrizione dell’evoluzione del racconto delle vittoriose finali di Coppa dei Campioni disputate dal Milan, attraverso l’esame degli articoli che il “Corriere della Sera” dedicò agli eventi.

Londra, 22 maggio 1963
: Milan Benfica 2-1.
La partita si disputò di mercoledì pomeriggio (!), alle h. 16.00. In Italia, la Rai trasmise l’evento alla televisione in differita alle 21.05, assicurando solo una diretta radiofonica ma a partire dal secondo tempo. Per assistere alla partita in diretta, quindi, gli italiani avrebbero dovuto collegarsi al canale tv della svizzera italiana che avrebbe trasmesso la partita a partire dalle h. 15.00…! Basterebbe questo dato sulla copertura televisiva dell’evento per capire da dove partiva il fenomeno “football” (almeno in Italia) e quanta strada avrebbe fatto in poco più di 50 anni, diventando una potente macchina da soldi e spettacolo totalizzante.
Tornando a quel mercoledì del 1963, la vittoria pomeridiana del Milan fu storica, anche perché rappresentò il primo trionfo dei rossoneri in Coppa dei Campioni (avevano perso una finale contro il Real Madrid nel 1958). Ebbene, cotanta impresa non trovò alcuno spazio nella prima pagina del “Corriere” del giorno seguente. Il quotidiano di via Solferino dedicava l’apertura alle ennesime consultazioni partitocratiche (“Rigide richieste dei socialisti per il programma di governo”), mentre il taglio alto di spalla recava una foto di Papa Giovanni XXIII (“Il Papa sofferente benedice migliaia di fedeli”) e il fondo di Augusto Guerriero commentava la preoccupazione sovietica a seguito di un vertice nucleare Nato (“La protesta di Mosca”). Nelle pagine sportive si celebrava la vittoria con un laconico “Milan Europeo”che campeggiava a tutta pagina. Le nove colonne (il celebre “lenzuolone” che costituiva la struttura del giornale dell’epoca) erano occupate integralmente dall’articolo di Gino Palumbo, interrotto da tre fotografie: la prima, in alto a destra, raffigura Maldini che alza la coppa, affiancato da Rivera e Sani che indossano un impermeabile borghese. La didascalia spiega l’arcano (“entrambi hanno dovuto indossare indumenti di fortuna poiché delle maglie con cui hanno disputato l’incontro si sono impossessati i tifosi milanisti scesi in campo per festeggiare i nuovi campioni “).
Uno scenario che agli occhi di un lettore “millennial” parrebbe più da partita oratoriale che da finale europea… La seconda e la terza foto, appaiate, in basso a sinistra, sono dedicate invece alle due reti di Altafini (“in otto minuti le due stoccate di Altafini a Wembley”).
Degna di nota la didascalia che accompagnava le due immagini, particolarmente prolissa nella descrizione delle reti (…i rossoneri- che ieri indossavano maglie bianche - hanno pareggiato al 12’ della ripresa - foto a sinistra- : Altafini, tra Raul e Cavem, riceve il passaggio di Rivera, riconoscibile sulla sinistra mentre esulta per la marcatura… Dopo 8 minuti segna ancora Altafini, è il gol della vittoria…).
La dovizia di particolari costituisce la prova di come la nota fosse stata concepita per un lettore che non aveva visto la partita, e ciò è assolutamente ragionevole considerando che il match non era stato trasmesso in diretta, e si era giocato in un orario lavorativo di un giorno feriale, secondo la consuetudine dell’epoca.
Anche la specificazione per identificare Rivera, che agli occhi moderni potrebbe apparire ridondante, in realtà riflette la situazione dell’epoca: il calcio non era un fenomeno televisivo e i giocatori non erano presenze fisse nell’etere.
Il tabellino che apriva l’articolo di Gino Palumbo mostrava una struttura particolare: dopo i marcatori e le formazioni delle due squadre, largo spazio era lasciato alle “Note”, focalizzate sugli infortuni subiti dai giocatori durante il match (“Altafini è uscito al 13’ della ripresa, rientrando dopo 2’; al 14’ della ripresa Coluna, dopo una scontro con Pivelli, è uscito dal campo rientrando dopo 3’; è uscito dal campo nuovamente al 23’, si è fatto massaggiare negli spogliatoi per poi rientrare definitivamente al 33’…), all’epoca infatti non erano ammesse le sostituzioni.
Dal punto di vista formale, la cronaca è narrata al passato remoto, pur riferendosi ad un evento accaduto solo il giorno prima (Per dieci minuti, dal 28' al 38', il Benfica fu stretto di assedio. Rivera cominciò ad assurgere al ruolo di protagonista…). Da notare l’utilizzo del verbo “saettare” per indicare “scagliare”, nella descrizione di entrambe le reti di Altafini (Rivera tirò molto forte. Il pallone ebbe un rimpallo, tornò indietro, pronto Altafini lo saettò in rete. Uno a uno… Altafini si ritrovò la palla tra ì piedi e saettò nuovamente in rete. Due a uno al 20' della ripresa.). Ma forse la chiosa più curiosa e datata riguarda l’utilizzo dell’aggettivo “negro”, invece che “nero”, in riferimento al giocatore del Benfica Coluna, originario del Mozambico. (E quanto a Coluna, il negro è ormai più un simbolo, che un elemento di forza della squadra portoghese: al Benfica forse manca il coraggio di rinunciarvi). Non vi era alcun intento razzista, ovviamente, ma semplicemente la rivoluzione di Martin Luther King era ancora lontana.

Barcellona, 24 maggio 1989: Milan Steaua Bucarest 4-0. Un’ enfasi diversa saluta il ritorno al successo europeo dei rossoneri dopo 20 anni. Innanzitutto l’impresa è celebrata dal “Corriere” già in prima pagina, di spalla: “Milan travolgente, è re di Coppa”. Il titolo della sezione sportiva, poi, si rivolge direttamente ai lettori con un’espressione mutuata dl linguaggio televisivo: “Signore e Signori, l’Euro Milan”. Il cambio di prospettiva è già evidente. Il calcio è diventato un prodotto della televisione, fruibile da una moltitudine indistinta. Tutto è moltiplicato. Innanzitutto il numero di tifosi che ha seguito la squadra rossonera a Barcellona: oltre 70.000, contro i 5.000 di Wembley del 1963. Ma soprattutto i supporter che hanno seguito in televisione, stavolta in diretta: basi pensare che i diritti televisivi furono venduti per un controvalore complessivo di 1 miliardo di lire. E’ questa l’unica notazione presente nel tabellino che introduce l’articolo di cronaca firmato da Silvio Garioni, scritto al passato prossimo, e che occupa soltanto un quarto di pagina. Un secondo pezzo, sempre di Garioni dà le pagelle ai giocatori, mentre in basso due articoli di Alberto Costa sono dedicati alle interviste dei protagonisti, a cominciare dal presidente rossonero Berlusconi (“Berlusconi rivela: Sapevo che sarebbe finita così”), e concludendo con un polemico Rivera (“Nel saluto di Rivera ci sono anche frecciate per Sacchi e a DC”). Più titoli e più articoli brevi, in linea con la tendenza di comunicare emozioni più che dare informazioni su un evento che è stato seguito in presa diretta dalla stragrande maggioranza dei lettori del giornale del giorno seguente. Il quotidiano si rivolge a chi conosce già ciò che è accaduto perché lo ha visto, e desidera solo riassaporare delle sensazioni. Emblematiche a questo proposito le didascalie che accompagnano le foto dei due protagonisti della vittoria milanista, autori delle 4 reti: “Esplode la felicità di Gullit: due gol per il Milan sul tetto d’Europa”. “La gioia di Marco Van Basten che ha appena segnato il primo gol, il secondo del super-Milan”. Nessuna ulteriore specificazione, né sul fatto che la squadra rossonera giocasse in maglia bianca, né per identificare nella foto il protagonista. Forse anche perché i potenti teleobiettivi a bordo campo, avevano permesso di immortalare in primo piano i due fuoriclasse olandesi…

Atene, 23 maggio 2007: Milan Liverpool 2-1. Tempi moderni, la civiltà della comunicazione multimediale digitale sta per esplodere: il primo Iphone apparirà sul mercato poco più di un mese dopo quella finale (il 29 giugno).
La partita è trasmessa in diretta, non solo sulla Rai ma anche da Sky dal satellite. La risoluzione delle immagini sulla carta stampata comunque ha già fatto un salto di qualità evidente, rispetto al 1989: foto a colori campeggiano sulle pagine del quotidiano milanese: “Festa Milan, è campione d’Europa” in prima pagina in taglio basso, è il titolo dell’immagine che ritrae Paolo Maldini alzare la coppa anche lui come il padre, 44 anni prima, in divisa bianca. Nello sport, un collage di foto a colori riempie due pagine appaiate: il gruppo rossonero in festa con la coppa, poi Inzaghi e Berlusconi e sotto Gattuso e Galliani. Sovrapposta, la foto di Inzaghi, di spalle che corre esultando, il braccio sinistro alzato, quasi ad andare incontro al gruppo festante: capolavori della fotocomposizione. In alto, il titolo campeggia occupando entrambe le pagine: “Milan 7 Bellezze”. Sopra il titolo sulla destra, una striscia con i risultati ed una immagine dei precedenti trionfi rossoneri. il bianco, il rosso ed il nero dominano ovviamente e danno luce alla visione di assieme.
Poche descrizioni, ma i colori, i titoli e le foto fanno informazione immediata. Il tabellino che precede l’articolo di cronaca a firma di Alberto Costa è ridotto all’osso: marcatori, formazioni, ammonizioni e tempo di recupero. Lo scritto, dal ritmo incalzante e destinato ad un lettore preparato che ha visto la partita ed i vari approfondimenti successivi, fa ampio ricorso a metafore ed elementi figurativi (L’encefalogramma piatto della partita è infatti dipeso in gran parte dal piccolo cabotaggio praticato da Seedorf e in parte da Kaká, i due artisti che avevano caratterizzato in maniera marcata la strepitosa rincorsa rossonera a questa finale greca).
Non c’è una descrizione minuziosa delle azioni, sempre nel presupposto che il lettore conosca già (“pure Gerrard ha scelto di imboscarsi a lungo, fallendo pure la possibilità dell’ 1-1 nella ripresa quando, in virtù di un errore con rimpallo di Gattuso,si ritrovava nella condizione ideale per mandare al tappeto Dida. Il suo tocco non possedeva però la cattiveria dell’attaccante di razza, così il portiere milanista poteva bloccare la sfera a terra”).
Anche l’informazione della carta stampata si sta adeguando sempre più alla realtà multimediale fondata sulle immagini. Una giustapposizione di temi e sensazioni si realizza anche a livello di contenuti, in questa prima pagina doppia: in basso a destra, l’intervista - celebrazione di Fillppo Inzaghi, protagonista della serata (“Pippo supereroe, la sera della vita”), ma sulla sinistra, il commento di Mario Sconcerti non è proprio un’esaltazione della squadra milanista (Brutta ma vincente, la regina indiscussa di 50 anni di coppa).
Tutto insieme, subito simultaneamente. Ma la supremazia dell’immagine è confermata pure dal commento di Aldo Grasso: “Sulla Rai, con il segnale analogico i volti dei protagonisti risultavano più compressi, su Sky, invece, con segnale digitale riconquistavano la loro fisionomia naturale".
In questo scenario tecnologico in mutazione rapida e continua, forse le parole del presidente del Milan Silvio Berlusconi, al termine della partita, potrebbero rappresentare l’unico elemento di continuità con la prima vittoria milanista del 1963: «Stasera dovrebbero gioire tutti i veri milanesi, anche quelli di fede interista, è una vittoria di tutta la città, viva Milano e viva la Madunina”.
Questa affermazione, infatti, nel suo ingenuo candore, riporta indietro al buonismo ottimista dei “favolosi” anni sessanta.