Francesco De Gregori cantava che non si giudica un giocatore dai calci di rigore. Forse, però, anche lui guardando la Nazionale di ieri, avrà pensato che non era quello il caso.
Per capire la sconfitta contro la Macedonia del Nord, occorre aggiornare il valore del nostro calcio a partire dal prezzo dei suoi attori. Se scritturo George Clooney come protagonista e poi recita peggio di una comparsa, allora è un problema. In tanti ora accusano il sistema e sono d’accordo, però condividerei il biasimo con media e procuratori. Entrambi fanno soldi con i calciatori, quasi mai per i calciatori.
Risultato: cartellini gonfiati come mutui subprime pronti a scoppiare appena qualcuno chiede i propri soldi indietro. Non avendo campioni da anni si contrabbandano quelli buoni per fenomeni. Persa l’umiltà che ci aveva fatto vincere un europeo pur non essendo i migliori, abbiamo perso l’accesso ai mondiali e pure l’identità.
Dunque la prima rivoluzione da fare sarebbe lessicale. Bisognerebbe smetterla di incensare ogni giocata, come fosse eccezionale.
Anche ieri, anche contro la Macedonia del nord(!). La seconda sarebbe togliere uno zero dal valore dei cartellini/stipendi o, se è troppo estremo (ma per me non lo è) almeno detrarne il 50%.

Credo che solo così ci si possa rendere conto del lavoro dei procuratori: per chi non sapesse infatti il monte ingaggi della Serie A è secondo solo a quello della Premier League. Nonostante questo, però, da oltre 10 anni non c’è nemmeno un club italiano capace di vincere un trofeo continentale mentre le inchieste che periodicamente si aprono sulla serie A sono tutte di natura fiscale.

Il calcio è un business in tutto il mondo, qui in Italia però è un pessimo affare, almeno per chi tifa e nel calcio al massimo spende piuttosto che guadagnare.