Per alcuni la campanella del primo giorno di scuola ha già suonato, per altri (come il Milan) suonerà stanotte. È un dolce suono, anzi una melodia, scandita dalla musichetta della Champions che tante volte ha accompagnato le notti europee dei rossoneri.
Una musica che mancava da tanto, troppo tempo, visto che la Champions è stato il tempio delle notti magiche dei tifosi del Milan, notti nelle quali il Milan è sempre sceso in campo con la voglia di regalare e regalarsi vittorie, trofei, storia. Come ricordavo, questa musichetta aveva smesso di suonare e, finalmente, dopo sette anni, non da spettatori, risuona e sarà l’inizio di ogni lezione europea.

Per il Milan, alla fine, sarà come ritornare a scuola, come ripartire dopo aver abbandonato gli studi, cercando di non riperdersi ritrovando motivazioni e forza per riprendere il percorso interrotto.
Sarà una sorta di Erasmus, che permetterà di confrontarsi con altre realtà europee che, nel frattempo, sono diventate una costante della competizione e di come la Champions sia diversa rispetto a quella del passato.
Sono cambiati i rapporti di forza, nuove realtà sono diventate dominanti rispetto ad altre e, se non ci saranno regole nuove e condivise, difficilmente le cose cambieranno nel breve periodo.
Ma nonostante questo il Milan si riprende ciò che per demeriti propri ha lasciato agli altri, ovvero il diritto di partecipare al torneo dei grandi e il dovere di dare il massimo per onorare al meglio il suo percorso.

Oggi al cospetto del Liverpool, sfida che rispolvera dolci e antichi ricordi, non sarà facile. Già dal momento in cui i ragazzi di Pioli scenderanno in campo, nella tana del “nemico”, e sentiranno la musichetta della Champions, avranno la percezione di quello a cui andranno incontro, di quello che gli aspetta. Da quel momento si farà sul serio e servirà il vero Milan! Non mi riferisco a quello di Atene, ma quello di domenica scorsa che ha devastato la Lazio con gioco, intensità, ritmo, corsa, tecnica e tattica. Un Milan perfetto a cui è richiesto un supplemento di prestazione per uscire a testa alta da Anfield.
Allo stesso tempo, insieme ai giocatori, scenderanno in campo 13 Champions League (sette del Milan e sei degli inglesi) che ricorderanno la storia sportiva scritta dai due club, ma non sarà il passaggio più importante della sfida. Del Milan di Atene, o per essere precisi, del Milan di Coppa è rimasto solo il nome, la storia, e la figura di Maldini (con un ruolo diverso). Per il resto c’è una squadra che ha dovuto aspettare tempi migliori per riproporsi nel gotha del calcio e che attualmente fa ben sperare per come sta operando in ambito societario.

La frattura col passato è netta! Davanti a noi compare un Milan diverso, meno forte di quello che passeggiava nel tappeto rosso della Champions, ma in evoluzione e capace di riproporsi, di nuovo, al centro della scena. Con una politica differente, ma con la stessa voglia di fare bene e raggiungere gli obiettivi prefissati.
Una società “nel percorso”, un club che non deve fare confronti col passato glorioso perché non deve dimenticare da dove è ripartito. Giocatori, allenatore, dirigenti si sono messi in gioco ed hanno risalito la china fino ad arrivare alla sfida di stasera. Grazie ad una crescita graduale, basata su una programmazione condivisa, i rossoneri si sono guadagnati il ritorno nella massima competizione europea per club e, per fare questo, sono stati rivoltati sia l’aspetto tecnico, ma anche quello economico e societario.
Sostenibilità è il mantra aziendale, identità e gioco quello sportivo. E l’unione tra le due ha permesso finalmente di respirare giornate come quelle di oggi dove si riparte, e lo si fa con entusiasmo. E se in campionato, già dallo scorso anno, i risultati sono stati evidenti, con stasera iniziano gli esami in chiave europea.

Quando vennero fatti i sorteggi tutti sapevano della difficoltà del girone. Anzi, poteva esserlo ancora maggiormente. Ma rientra tutto nella normalità quando ti ritrovi in quarta fascia, mentre in passato eri abituato alla prima, massimo alla seconda.
Ma non è affatto un problema. L’importante era rientrare e risentire quella campanella per mettersi in gioco. Esserci era il primo passo, e come mi ha insegnato il mio amico Andrea: “ogni percorso, per lungo che sia, inizia sempre con un piccolo passo”.
E la politica dei piccoli passi, senza fretta, ma con competenza e dedizione è il modus operandi di chi vuole mettere il vestito buono per la festa, ma deve fare di necessità virtù.
Affrontare il Liverpool, l’Atletico ed il Porto non deve spaventare. Allo stesso modo non deve creare malinconia pensando al Milan che fu. Perché sarebbe solo distrazione e narcisismo, se non un futile esercizio di storia moderna.
Deve esserci, invece, consapevolezza dei propri mezzi, deve uscire fuori quanto di buono è stato portato avanti fino ad oggi. E se il Milan era un cellula, un embrione che navigava a vista e necessitava di un qualcuno che l’aiutasse a crescere bene, ora è già un qualcosa in più.

È quel bambino che finalmente ritorna a studiare, che si confronta con qualcosa di diverso e, il confronto, sarà importante nel suo cammino futuro. Senza essere troppo esigenti dovrà essere accompagnato nella fase di apprendimento, anche nei momenti di difficoltà e di smarrimento. E se verrà qualcosa di bello ed inaspettato non dovrà comunque esser confrontato col passato perché ora quel tempo non esiste più.
Ora è diverso, perché il Milan è diverso, la stessa Champions lo è. Se prima eri uno che la frequentava sempre, oggi sei un novizio degno del nome che porti, ma pur sempre uno che per tanto tempo ha aspettato il proprio turno. Ed ora che è arrivato il momento constatare che la manifestazione che ti vedeva fare il professore, è cambiata, ed ha spostato i rapporti di forza.
Se in passato la pronunciavi pensavi subito al Milan. Ma ora non è più così. Ora se pensi a lei ti accorgi come inglesi e spagnole si siano prese la scene, pensi ad un club francese che fa di tutto per vincerla e, pur non riuscendoci, spende ogni anno vagonate di euro, in nome e per conto di un fair play finanziario che fa acqua da tutte le parti.
Pensi ad un presidente che, all’improvviso, si è trovato di fronte un plotone di dodici club pronti a portargli via il giocattolo, e ci stavano pure per riuscire. Con difficoltà è l’aiuto di forze esterne è riuscito a riportare a sé la maggioranza degli stessi, al grido “il calcio è di tutti, il calcio è dei tifosi”.

Lunga vita alla Champions, ma non a questa se mi è consentito, che certamente non è vicina al sentimento popolare. Ma è pur sempre la competizione con cui la maggior parte di noi è cresciuta e che per noi tifosi del Milan ha rappresentato tanto, e continua a farlo.
Oggi si riprende il filo del discorso, anzi, oggi si apre un quaderno nuovo e si scrive una nuova pagina di storia rossonera. Non è importante di quante pagine sarà composta, ma il modo in cui verrà fatto. Se il Milan è storia e leggenda di questa competizione dovrà esserlo anche in futuro, ma col giusto piglio e la giusta consapevolezza della dimensione attuale.

In un calcio europeo dove si sono spostati gli equilibri, dove si pensa di scrivere la storia spendendo più di tutti, il Milan deve andare avanti con i suoi intendimenti. Se il Milan di Berlusconi aveva aperto un ciclo, con la vittoria della Coppa dei Campioni, oggi questa società deve dare continuità alle sue idee e deve essere in grado di fronteggiare squadre sulla carta più forti, con quello che si è dimostrato il suo punto di forza: il gioco.
Perché è grazie a questo che i rossoneri hanno una loro identità. È grazie al gioco che si possono raccogliere risultati insperati, solo così puoi continuare nel percorso di studi che hai intrapreso.

Oggi suona la campanella, e mettiamoci seduti a sostenere i ragazzi che cercheranno di dimostrare il loro valore e la propria forza. Non sarà facile e questo lo sappiamo, ma comunque sarà bello.
Sarà un passaggio fondamentale che non può mancare, che ci darà l’idea di quanto manca per competere con le big d’Europa, nel rispetto di tempi e modi prefissati dalla società.

Forza campanella suona, perché noi tifosi milanisti stiamo aspettando, da troppo tempo che la scuola, quella europea, possa iniziare. E non vediamo l’ora!