Money makes the world go around
(Il denaro fa girare il mondo)
Dal film Cabaret (1972).

Soffiano venti di guerra su Casa Milan.
Stando alle ultime notizie, Paolo Maldini e Frederic Massara sono fuori dalla società rossonera. Mancherebbe solo l’ufficialità. La decisione è maturata dopo l’incontro con Gerry Cardinale avvenuto in mattinata, nel corso del quale erano emerse fortissime divergenze tra la coppia tecnica e la proprietà.
Se ci è consentito un commento personale, pensiamo che la frattura esisteva da tempo e che non era stata fatta emergere per ragioni di opportunità. La squadra era in corsa per la Champions e si è preferito rinviare a fine campionato. Ma, non ci ha sorpresi. Le uscite di capitan Maldini non sono mai piaciute al ‘tycoon’ americano e gli ‘sgarri’ in talune società statunitensi non sono mai  graditi ai vertici. Cardinale, secondo una nostra personalissima sensazione, ha scelto un modus operandi antico, ma in alcune strutture sempre valido:  la vendetta è un piatto che si serve freddo.
Sarà interessante capire con chi si schiererà la tifoseria. Abbiamo avuto modo di constatare che Paolo Maldini, presso le falangi del tifo rossonero, non è amatissimo. Sotto traccia è stato, sin dal giorno del suo addio al calcio, un nome divisivo, sopportato, ma non amato, dagli habituè della curva Sud. Sì, comprendiamo, che vige, anche tra la tifoseria più spregiudicata, la regoletta ispirata al quieto vivere del si fa ma non si dice, ma a noi piace dirlo. Forte e chiaro.

UN DIVORZIO ANNUNCIATO
L’idea che ci siamo fatta è che i due non si siano mai piaciuti, sin dal primo incontro. Cardinale e Maldini incarnano due mondi diversi. Quello del tycoon italo-americano è riassumibile in una sola parola: business o, se proprio vogliamo essere generosi, al massimo due. L’altra è gains, ovvero utili. Paolo Maldini è, invece, il continuatore di una dynast che ha dato, e continua a dare, molto al calcio e soprattutto al Milan. Due visioni l’un contro l’altra armate: il potere di Jerry, la gloria rossonera di Paolo.
Agli inizi di marzo, ovvero alle idi di marzo, così facciamo contenti gli amanti delle congiunzioni storico-astrali, Gerry Cardinale è stato il keynote speaker, vale a dire l’oratore principale del Business Football Summit, che ogni anno si svolge a Londra, organizzato dal Financial Times. In quell’occasione chiarì, a onor del vero, il suo pensiero sul Milan e su come intendeva cambiarne prospettive e collocazione nel business pedatorio. Disse allora(  siamo andati a ripescare le dichiarazioni)"Il Milan è uno dei grandi marchi del calcio europeo, ha il secondo maggior numero di trofei di Champions League nella storia dopo il Real Madrid. Si tratta di un asset gestito in modo insufficiente”.
Chiaro il concetto? Ma, aggiunse ancora: C’è una virtù e una continuità nel modo in cui abbiamo acquisito il Milan. Direi che Elliott ha fatto un ottimo lavoro nei quattro anni in cui l'ha posseduto. L'ha portato a un punto in cui qualcuno come me può prendere il testimone e portarla al livello successivo. Quando guardiamo al Milan, guardiamo all'ecosistema: partiamo da quello e scriviamo i business plan. C'è la Serie A, ci sono i tifosi, c'è il Comune di Milano. C'è una reale opportunità per noi di portare un capitale di trasformazione, una mentalità di costruzione, una mentalità imprenditoriale per professionalizzare il modo in cui questi beni sono gestiti e amministrati, fornire una proposta di valore alla comunità".

VISIONI E PROGETTI DIVERSI
I tedeschi chiamano Weltanschauung – concezione della vita – il modo in cui singoli individui o gruppi sociali considerano l’esistenza. Ora, tanto per tornare sul pianeta Milan, le Weltanschauung di Paolo Maldini e del suo fido Massara, sono lontane anni luce da quella che abbiamo esposto sopra di Jerry Cardinale. Ma, sulla rottura hanno inciso non solo le diversità progettuali sul futuro della società rossonera, ma anche quelle passate. RedBird è rimasta delusa, per usare un eufemismo, di come sono andate le cose nel corso della stagione appena finita. Gli yankee, in buona sostanza, hanno rimproverato ai due che il posto in Champions è arrivato grazie alle disgrazie della Juve e poi gli acquisti del mercato estivo: Charles De Ketelaere e Divock Origi che sono stati determinanti solo nell’appesantire il bilancio della società. Il primo, accreditato come promessa del calcio che verrà, è costato un botto: oltre 30 milioni di euro che è stato come mettere tutte le uova nello stesso paniere. Origi, onestamente, è un personaggio pirandelliano, in cerca di autore. Ad acuire le divergenze poi ci sono state le prese di posizione di pubbliche di Paolo Maldini.

LE FRECCIATE DI PAOLO
Parecchi osservatori di vicende pallonare, accreditano come motivo principale della rottura la richiesta dell’ex-capitano rossonero di un aumento di budget per il mercato. La somma a disposizione si aggirerebbe sui 50 milioni di euro.
Diciamoci la verità, considerato quello che si vede in giro, nel Barnum calcistico, sembrano pochini e poiché il buon Paolo non è in grado di fare le nozze con i fichi secchi si è lamentato.
Questo è vero e ne va dato atto, ma occorre anche dire che Paolino ha usato il suo ruolo storico di bandiera rossonera come usbergo per assumere  atteggiamenti, continui, di sfida nei confronti della proprietà.

Un’altra stilettata l’ha inferta alla RedBird, quando si prospettò la possibilità di acquistare Dybala. Giorgio Furlani, amministratore delegato, aveva avviato le trattative e si era a buon punto. Maldini e Massara erano in attesa di rinnovo contrattuale, si era quindi in una fase di ‘vacatio’ dell’area tecnica. Appena però il duo venne confermato, Maldini stoppò l’operazione e dichiarò, nel corso di un’intervista: “Comprare Dybala sarebbe stato facile e conveniente”. Ovviamente, la proprietà non gradì l’uscita.

Altro aspetto, poco gradito da Mr Cardinale, le richieste al limite della compulsività, di maggiore autonomia che già l’estate scorsa portarono alla rottura con Ivan Gazidis, uomo stimatissimo sia da Elliott che da RedBird. Le decisioni di mercato allora seguivano un iter preciso,
Si riunivano tutti: Gazidis, Maldini, Massara, Moncada e Almstadt. Si valutavano i nomi in ballo e alla fine l’ultima parola era del manager sudafricano. Ovviamente, grazie alla complessità e farraginosità di questa procedura decisionale, molti acquisti svanirono e altri furono attuati in disaccordo. Un iter, sebbene complesso, che comunque poi ha, in qualche modo, portato a costruire la squadra dello scudetto.
La RedBird rimprovera anche a Maldini i troppi giocatori lasciati andare via a parametro zero: Donnarumma, Calhanoglu, Kessie. Poi le spigolosità caratteriali dell’icona rossonera non hanno facilitato i rapporti con gli atri procuratori. In effetti, il carattere dell’ex-capitano non è tra quelli che si possono tagliare con l’accetta.
Insomma, con Maldini, uomo solo al comando, lo scorso mercato estivo si è rivelato un flop. Da qui l’idea di Cardinale di tornare, in fatto di acquisti, a decisioni collegiali. Maldini non ha gradito e la rottura è stata inevitabile.

E ADESSO CHE SUCCEDE?
Nulla. Maldini e Massara non saranno sostituiti. Di mercato se ne occuperanno Furlani e Moncada.A questi due si aggiungerà Billy Beane, guru del player trading. Personaggio che Cardinale consulta come un oracolo quando si tratta di dati, analisi e altre complesse procedure legate al mondo informatico.  
Noi in realtà pensiamo che la coppia sarà in qualche modo sostituita. Diciamo non da persone fisiche, ma da un algoritmo che si chiama MoneyBall, che appunto Billy Beane conosce perfettamente.
Certo il nostro è un cattivo pensiero, non bisogna mai pensare male perché si fa peccato, ma spesso, come diceva uno che ne intendeva, un se sbaja mai.
Comunque, se volete capire come funziona, questo MoneyBall, vi dobbiamo rimandare- perdonateci l’autocitazione - a un altro post – permetteteci di aggiungere, presago di quanto sarebbe accaduto – scritto il 3 maggio con il titolo Cardinale, l’arte di vincere. Il boss della società rossonera, proprio nel corso del summit londinese sul business del calcio, di qualche mese fa, ha fatto le sue , diciamo così, dichiarazioni programmatiche, a leggerle bene e più attentamente c’erano i segnali premonitori del divorzio.
E Pioli? Pioli resta e magari ha anche tirato un sospiro di sollievo. Secondo alcuni rumors le cose con Paolino pare non andassero al meglio. Comunque, adesso, popcorn, birretta o Coca Cola, sediamoci sul divano e vediamo come prosegue la telenovela rossonera.

COSA FA LA REDBIRD?
Gestisce 7,5 miliardi di dollari di capitale per conto di un gruppo selezionato di investitori istituzionali e di family office blue-chip. Il portafoglio di investimenti precedenti e attuali dell'azienda comprende molti degli imprenditori, proprietà e marchi più iconici del mondo nei settori dello sport, dei media e dell'intrattenimento, tra cui Fenway Sports Group (Boston Red Sox, Liverpool FC, Pittsburgh Penguins, New England Sports Network); la rete Yankees Entertainment & Sports ("YES") (New York Yankees e Amazon); Skydance Media (Larry e David Ellison); The Springhill Company (LeBron James e Maverick Carter); l'XFL (Dwayne Johnson e il suo partner Dany Garcia); e l'AC Milan.
Fin dall'inizio dell'azienda, RedBird è stato anche un investitore attivo e un costruttore di società nei servizi finanziari, una competenza fondamentale dell'azienda con un team di investimento dedicato che ha investito oltre $ 1 miliardo in distribuzione assicurativa e assicurativa, asset e gestione patrimoniale e fintech e Insurtech.
Investimenti degni di nota includono Aquarian, una compagnia assicurativa diversificata sulla vita e sulla rendita con oltre 7 miliardi di dollari di attività e un gestore patrimoniale affiliato; e Constellation, una piattaforma di distribuzione di assicurazioni per agenti generali che RedBird è diventata una delle prime 5 aziende del settore in meno di due anni prima di passare a Truist nel luglio 2021.
Prima di fondare RedBird nel 2014, Gerry ha trascorso 20 anni in Goldman Sachs, dove è stato partner dell'azienda e dirigente senior dell'attività di investimento in private equity della Merchant Bank. Durante il suo mandato, Gerry ha lavorato con imprenditori e proprietari di aziende familiari per costruire diverse aziende multimiliardarie di successo, tra cui YES Network, Legends Hospitality e Suddenlink Communications.Gerry è un amministratore del Mount Sinai Health System a New York City e guida uno dei comitati di selezione multistatali che ogni anno assegna borse di studio Rhodes.