I tempi sono cambiati (se in bene o in meglio non possiamo dirlo), e con gli anni, anche le abitudini dei tifosi: se una volta per seguire una partita c'erano solo la radio e recarsi allo stadio, l'avvento delle pay-tv che oramai sono ovunque, ha sconvolto tutto. Basta infatti anche una semplice connessione a internet per seguire comodamente da casa una partita di calcio. A volte può essere un bene, ma spesso si tratta di un rovescio della medaglia.

Il dominio delle Pay-Tv

Da diciotto anni a questa parte, anno dopo anno e partita dopo partita, le pay-tv hanno cercato e stanno ancora cercando di assumere sempre più potere: più soldi stanziano infatti alle leghe dei vari campionati, e più capacità decisionali assumono. Nasce cosi il calcio spezzatino, fatto di anticipi giocati il venerdì e posticipi piazzati al lunedì, per soddisfare chi si trova davanti alla televisione, in barba agli abbonati che per andare allo stadio sono costretti a fare “salti mortali”. Ovviamente con più investimenti a migliorare è anche il prodotto, ma diminuiscono (se non addirittura scompaiono) le tradizioni di un tempo, come la gente che si reca allo stadio. Secondo un report elaborato dall’osservatorio italiano del 2017, le presenze totali negli stadi di Serie A sono scese dell’11,4% rispetto alla stagione 2012/2013, e del 23% rispetto alla stagione 2005/2006. Numeri spaventosi. Va detto anche che i milioni incassati dalla lega calcio per i diritti Tv, sono passati dai “pochi” 250 milioni nella stagione 2002-2003, ai 973 dell’attuale stagione. Decisamente un bel guadagno, ma la domanda da porsi è: a che costo?

Un nuovo format

Da questa stagione sta prendendo piede un nuovo format: gli attuali diritti per la stagione 2018-2019 sono stati infatti venduti secondo nuove regole, scandite dagli orari: quelli che erano infatti i pacchetti offerti alle solite emittenti, ovvero Sky e Mediaset, sono diventati pacchetti ad orari. Per fare un esempio concreto, nella stagione 2017-2018 i diritti Tv erano suddivisi in soli due “pacchetti”: uno (andato a Sky) prevedeva tutte le partite del campionato, mentre l’altro (comprato da Mediaset) solo le partite delle “big”, mentre quest’anno le cose sono cambiate, e in peggio. I pacchetti, da 2 sono diventati ben 7: Il primo, chiamato “C1”, contiene tutte le 380 partite stagionali, mentre il secondo, chiamato “C2”, ne contiene solamente 248, ovvero quelle delle 8 big del campionato. Poi ci sono i pacchetti “D1”,”D2” e “D3”, destinati alle Iptv: il primo contiene le 248 delle otto squadre, mentre gli altri hanno le 132 partite delle altre squadre. Oltre a questa diversa soluzione, è stata anche approvata una maggiore divisione delle partite, con un match fisso destinato al lunedì sera. Gli effetti? Ingressi negli stadi che calano drasticamente, meno abbonamenti venduti e più contratti televisivi, per la gioia di chi preferisce vedere uno share televisivo alto piuttosto che una curva piena di bandiere.

La situazione nel futuro

Difficile prevedere come cambierà la situazione nel futuro, soprattutto dopo l’intrusione della società Prinform nell’attuale bando valido per il triennio 2018-2021, che con l’arrivo di DAZN ha cambiato totalmente le carte in tavola. Champions League ed Europa League saranno un’esclusiva della rete Sky fino al 2021, mentre i diritti Tv molto probabilmente supereranno la soglia del miliardo nel 2022 anche per la nostra Serie A, cifra che in Premier League è già stata raggiunta, seppure non tutte le partite dei campionati inglesi vengono trasmesse in diretta Tv. E tra chi si preoccupa di migliorare l’immagine e di confezionare al meglio delle possibilità un prodotto da vendere a suon di milioni, non c’è nessuno che si preoccupi di riportare il calcio alla gente.