Tanto clamore ha suscitato ieri sera l'escusione del giovane Keita dalla lista dei convocati per la Supercoppa di stasera. Premettendo che, al di là di tutto, la motivazione dell'esclusione fornita dalla società sembra essere quantomeno dubbia, la reazione del calciatore senegalese appare altrettanto discutibile.

E' ormai risaputo che il giocatore auspichi un trasferimento a Torino (e c'è chi dice che abbia già un accordo con la Juve, ovviamente estranea alla vicenda), le voci di mercato si susseguono ormai da diversi mesi, a noi osservatori esterni non è dato sapere se effettivamente la scelta dell'esclusione sia stata presa da Inzaghi o dalla società.

Fermo restando che è nelle opzioni di Keita onorare il contratto e andare a scadenza a giugno 2018, non è nelle opzioni della società decidere di impiegare altri giocatori? Perchè mai, alla luce della volontà del calciatore, la società dovrebbe valorizzarlo per altri 12 mesi, precludendosi la possibilità di dare spazio ad altri elementi della rosa? Ad ogni esclusione di qualche giocatore, dobbiamo aspettarci un tweet in cui si minaccia nemmeno tanto velatamente una causa per mobbing?

Il tweet al veleno di Keita (o meglio del suo procuratore e/o legale), non ha fatto altro che inasprire ulteriormente il rapporto con tifosi e società. Anche De Vrij è nella stessa posizione di Keita, per quale motivo l'olandese scenderà regolarmente in campo stasera? La risposta è molto semplice: l'olandese non si è mai permesso di fare polemica, non ha mai minato agli equilibri interni dello spogliatoio, non ha mai sofferto di manie di protagonismo, ne tantomeno è stato protagonista di aspri battibecchi con altri compagni. In altre parole, la soluzione  a questo quesito è facilmente sintetizzabile in un unico concetto: la professionalità.

Un giocatore che ha rifiutato offerte da Milan e Napoli non può considerarsi in alcun modo "ostaggio della società". Ne tantomeno la società può permettersi di essere ostaggio dei capricci e delle minaccie di un 22enne, irrispettoso e polemico, e che ha ancora strada da fare prima di potersi dichiarare un professionista professionale e serio.

Ti abbiamo coccolato, voluto bene, abbiamo esultato ai tuoi goal, caro Keita.

Da ieri sera, non vedo l'ora di vederti lontano dalla Lazio.