Appare fin troppo evidente che a troppi tifosi milanisti sfugga la capacità di avere quell'equilibrio cognitivo, indispensabile per riuscire ad esprimere valutazioni, senza farsi condizionare da emozioni o particolari situazioni, che spesso sono momentanee ed in evoluzione. Capire ciò che sta accadendo al Milan non è per nulla semplice, specialmente per chi ha un concetto oramai obsoleto, del calcio. Chi pensa ancora allo Sport, guardando al campo di gioco, alla partita e al raggiungimento di vittorie prestigiose, deve obbligatoriamente accettare tutto ciò che oggi ne è parte integrante. Un all incluse, fatto di molteplici componenti, dove la squadra è solo la punta dell'iceberg 

Oggi calcio significa innanzitutto BUSINESS, quindi guadagno. Nell'addolcire la pillola, che ai miei occhi appare più una supposta, si fa sempre più spesso riferimento allo sport americano, basato sull'intrattenimento, la comodità degli impianti sportivi, ma specialmente la totale assenza di perdite economiche, anche perchè, qualora ci fossero, non hanno remore a cancellare le squadre, oppure a trasferirle in città più redditizie.
Concetti fin troppo distanti da quelli italiani, dove al calcio si è data un'importanza ben più alta e "pura". Una rivincita sociale, un senso di appartenenza, a cui hanno partecipato in moltissimi, al punto di inserirlo nel contesto di vita quotidiano. Un mix di sentimenti che, sospinto dalla passione, ha posizionato questo splendido gioco, più al centro che ai margini delle italiche attenzioni.
Il calcio, per i proprietari di turno, era una bellissima medaglia da esibire, il migliore dei mezzi per scalare la notorietà, per conquistare i consensi e la passione dei tifosi. Poco importa se il retro comportasse spese insostenibili, poichè pensavano di arginarle attraverso tutt'altre operazioni, raggiungendo ruoli che non avrebbero mai ottenuto attraverso il solo lavoro, oppure attraverso operazioni, più o meno lecite, facilitate proprio da quella notorietà.
Da tangentopoli in poi, tra alti e bassi di flussi di denaro, sempre insufficienti, è stato un susseguirsi di situazioni fallimentari con presidenti costretti ad ammettere di aver perso il controllo della situazione e che per rincorrere le vittorie sportive, erano stati disposti a spese folli e irrimediabili. E' successo a molti, senza alcuna possibilità di recuperare quanto sperperato. Da Tanzi a Cragnotti, da Cecchi Gori a Gaucci, da Napoli a Palermo, una lista lunghissima, di fallimenti e retrocessioni
Il calcio italiano, incapace di invertire la rotta e, diciamolo senza vergogna, timoroso delle reazioni delle tifoserie, ha innalzato bandiera bianca, passando la mano e consegnandosi a proprietari stranieri. Ecco che gli americani, forti delle loro esperienze, ma specialmente estranei a quei coinvolgimenti passionali alla Rozzi, Gaucci o Cellino, senza scomodare Presidentissimi, come Agnelli, Moratti, Viola o Berlusconi, hanno saputo cogliere l'occasione di poter impossessarsi del "gioco italiano" al solo fine di trarne guadagno
Sarà sufficiente applicare i concetti economici più semplici, alla gestione sportiva. Non spendere oltre di quello che si ricava, possibilmente già quantificando una quota di guadagno, addebitata al Club o sotto forma di stipendi, o semplicemente quale costo del denaro messo a disposizione.. Le proprietà estere, prevalentemente americane, hanno annusato l'affare e consapevoli del fascino che tutto ciò che è italiano riscuote nel mondo, non si sono fatti sfuggire la possibilità di acquistare tutto ciò che è in vendita. Roma, Milan, Fiorentina, Udinese, Spezia, Parma, Genoa, Venezia, Bologna e via discorrendo, una corsa ad accaparrarsi squadre di Serie A o B, poco importa. Capire che non sono certo nella spasmodica ricerca di quei risultati sportivi a cui ambiscono i tifosi e che da "vecchi romantici" abbinano agli investimenti di eventuali sponsor, già sarebbe un trionfo. Per loro è una questione esclusivamente economica. Che poi ci sappiano arrivare dando un valore ed un piano di sviluppo, ben superiore alle gestioni precedenti, efficienti solo in rari casi e per pochissimi club, questo è tutt'altro discorso. 

Questo è il punto di partenza. I tifosi milanisti, per primi, hanno condiviso le scelte Societarie che sembravano "folli", come perdere giocatori senza alcuna contropartita economica. Il bilancio è diventato l'obiettivo primario, più della squadra e dei suoi interpreti. Azzeramento quindi delle perdite e totale rinuncia di fare richieste non sostenibili.
In questo contesto è evidente, per quanto in molti non accetteranno la mia versione, condivisa da altri osservatori, che la vittoria dello scudetto, giunta inaspettata anche per la proprietà, abbia creato più problemi che vantaggi, obbligando ad alzare le asticelle delle aspettative, senza essere ancora strutturati per farlo.
Per quanto programmare le vittorie non sia come regolare la sveglia dell'orologio, uno scudetto in più, poco incide sul brand di una squadra a visibilità mondiale come il Milan, ma al contrario ha obbligato a rivedere i contratti dei giocatori più importanti, mentre il progetto di crescita aveva bisogno di ben altre tempistiche, compresa quella di vivacchiare puntando al quarto posto
Ecco perchè la notizia, che appare irrilevante, che il presidente degli Yankees è entrato ufficialmente nel consiglio di amministrazione del Milan, ha in realtà un significato ben superiore ad aver comprato a Mister Pioli, un giocatore fortissimo. Parliamo del proprietario della squadra di baseball più famosa al mondo il cui simbolo, quello degli Yankees, è un capo d'abbigliamento conosciuto da tutti. Lo scorso anno, il marchio Yankees, ha fatturato 4,6 miliardi di dollari, una cifra esorbitante se paragonata a quelle che orbitano nel nostro calcio. 
E' questa la direzione che sta programmando il Milan, una struttura che in Italia non ha nessuno e in Europa, solo le squadre d'oltre Manica. Questo spiegherebbe perchè Cardinale non era alla finale di Super Coppa o perchè il mercato invernale, come quello estivo, non occupa alcuna priorità. Logico che tutto ciò non sia per nulla piacevole al tifoso, ma se la programmazione è finalizzata a costruire lo stadio nuovo e rendere il Milan una squadra del Mondo, prima per fans e successivamente per vittorie, ecco che se il nuovo consigliere riuscirà a porterà anche in modo meno rilevante, ciò che la sua squadra a livello logistico e pubblicitario produce in America, allora possiamo stare tranquilli che le risorse a disposizione lieviteranno notevolmente, mentre quali sia l'utilizzo lo si vedrà in futuro.        

Uno stadio nuovo, fatto con caratteristiche simili a quelli americani, dove volendo si entra al mattino per uscire alla sera. Con musei, cinema, bar, ristoranti, negozi d'abbigliamento, gadget, spettacoli prima e dopo la partita, con risorse economiche ben superiori alle attuali. E' questo ciò che vogliono realizzare. Mentre noi tifosi, soffriamo per la singola sconfitta, o nel vedere che già a metà stagione svaniscono le speranze di vincere il ventesimo scudetto e con esso, la seconda stella, la proprietà guarda ad altro. Non potendo demolire San Siro, come Sgarbi ha ribadito e presentandosi alle elezioni di Milano sarà il portabandiera di quel vincolo che oramai appare invalicabile, si deciderà su Sesto San Giovanni, oltretutto accelerando notevolmente i tempi di realizzazione o si valuteranno altre opzioni
Per guadagnare il massimo si punterà a spendere il meno possibile, trovando giocatori sconosciuti e pagandoli poco, oppure sarà preferibile vendere il Club e lo stadio di proprietà? Sono risposte a cui solo il tempo potrà dare risposte.
Oggi il pallone è in cassaforte e l'asticella degli obiettivi è tarata sul quarto posto in classifica.
L'importante è guadagnare. I giocatori per non oltrepassare i limiti prestabiliti si troveranno sempre e i tifosi possono stare tranquilli, il Milan ci sarà sempre, male che vada, solo per partecipare.