Rieccoci qui.

Ho rinviato perché le perle di Ventura sono state quotidiane.

Inizierei, però, con la perla diffusa di molti giornalisti di settore: fino a prima della partita con la Spagna eravamo tutti entusiasti dell’Italia di Ventura, poi si è rotto qualcosa?

Entusiasti dell’Italia di Ventura?

Mi piace da impazzire questa capacità creativa del nuovo giornalismo.

Una volta il giornalismo era la capacità di riportare una notizia, di scovare la verità.

Le famose 5 W dei vecchi giornalisti statunitensi: Who, Where, When, What, Why.

Il giornalismo che era solo cronaca.

Poi venne il giornalismo di opinione. Il fatto diveniva secondario, poiché ci si dedicava, prevalentemente, allo studio e alla previsione dei suoi effetti sulla società. I più spregiudicati sono arrivati a parlare di cose che non conoscevano nemmeno.

Oggi siamo al giornalismo 3.0: i fatti li inventiamo.

Siamo a un punto tale per cui non servono più le notizie. Se anche la realtà non corrisponde al punto di vista di scrive, si da come assodata una realtà alternativa e funzionale.

Ecco che, allora, diventa funzionale alla difesa di Ventura un Italia entusiasta della propria nazionale fino a prima della partita con la Spagna e la si crea dandola come un assunto. Bhè, io forse vivo in un mondo parallelo, ma non ricordo questo entusiasmo.

Ricordo mani nei capelli, ironia, sarcasmo, incredulità. Forse qualcuno non riconosce alcune della figure retoriche tipiche del mondo odierno.

Ma non mi risulta che nessuno sia mai stato entusiasta dell’Italia di Ventura.

I tifosi del Toro, primi fra tutti, erano entusiasti si, ma di togliersi Ventura dalla panchina.

Ventura è stato dipinto come il ripiego di una federazione priva del denaro necessario per ingaggiare un allenatore di prima fascia e rifiutata dalla maggior parte degli allenatori di seconda fascia per non scontrarsi con lo scomodo paragone con Conte.

Ventura ha, sin da subito, dato la propria impronta ad un Italia che, definire inguardabile, è poco.

Catenacciaro come pochi si è affidato ai contropiede. Ma se in mezzo al campo hai Montolivo e Thiago Motta non fai grandi contropiedi. Solo che davanti è stato salvato dai varii Belotti, Insigne, Immobile. Riuscendo, peraltro, a far montare la polemica sull’utilizzo di Insigne.

Ma non è questo di cui stiamo parlando. Stiamo parlando del paventato entusiasmo che ha seguito le prime uscite della nazionale di Ventura. Ricordo ancora gli insulti che volavano nel corso di Italia – Albania, vista in un luogo pubblico.

Bhè, va bene difendere Ventura, ma se lui stesso si rende indifendibile, basta.

Il punto di passaggio è la querelle sulla forza della Spagna: prima Ventura se l’è andata a giocare, con l’appoggio di buona parte della stampa, che ci voleva spregiudicati perché eravamo alla pari; poi, dopo aver preso pallate per tutta la partita, i giornalisti si sono accorti che non eravamo alla pari e giù a insultare Ventura. Che si è difeso dicendo che la Spagna è troppo forte per l’Italia.

Un paio di cose, però, le vorrei dire.

La prima sul mito della Spagna invincibile.

Contro la Spagna invincibile ci abbiamo perduto una finale agli Europei, ma li avevamo battuti ai gironi.

Li abbiamo presi a pallate con Conte.

Abbiamo pareggiato la partita di andata. Facendo le barricate, ma ci siamo riusciti.

Eppure, dopo aver presentato un’Italia chiusa dietro contro ogni squadretta che abbiamo trovata, ecco che, contro la Spagna, Ventura sfodera un geniale 4-2-4.

Eh sì, perché ripeti all’infinito che sei più scarso, e poi vai a giocartela a viso aperto.

Ma non contento ecco che inizia la litanìa del: i giocatori giocano poco nelle proprie squadre di club; il campionato, in Italia, comincia troppo tardi.

Ventura, in Spagna hanno iniziato una settimana prima.

Ventura, chi è, fra quelli che hai schierato, che non è titolare ? Buffon ? Bonucci ? Chiellini ? Barzagli ? Immobile ? Insigne ? Belotti ? Verratti ?

Ma basta ! Ti pagano per schierare la miglior formazione possibile nel miglior modo possibile.

Se schieri la peggiore col peggior modulo problemi tuoi.

E qui veniamo al pagliacciometro vero e proprio.

Che Ventura sia un frustrato che non accetta critiche è apparso chiaro alla vigilia della partita con la Macedonia.

Che la maggior parte degli allenatori non accettino critiche è vero, ma Ventura ha perso ogni contatto con la realtà.

Intervista pre partita contro la Macedonia.

A domanda del giornalista macedone il nostro eroe si esibisce in un teatrino pietoso, trattandolo come un bambino scemo che non ha ancora capito che l’Italia è matematicamente già qualificata, chiedendo man forte ai giornalisti presenti che, proni al potere di lega, lo assecondano.

Poi qualcuno, dopo, gli fa notare che non siamo proprio qualificati. E non è nemmeno detto che siamo teste di serie.

Allora aggiusta il tiro: “Si, ma intendevo che lo siamo virtualmente.”

Si ma forse dovresti imparare un po’ di educazione.

Poi il regolamento.

E poi qualcosa sulla comunicazione.

Perché contro la Macedonia hai fatto la figura del peracottaro e, se il loro giornalista, si fosse presentato in sala stampa ridendo come in pazzo alla faccia tua avrebbe fatto bene. Ma lui si che è stato un signore.

Tu, invece, no. Perché intervistato dopo la Macedonia, dopo aver spiegato che la colpa di quanto accaduto era dei giocatori, della Lega, della Federazione, delle Squadre di Club, le cavallette, il terremoto e quant’altro, hai ripetuto che, comunque, eravamo qualificati.

Eh no! Di nuovo! Mancava un punto, sempre. E ci siamo qualificati perché c’è chi ha fatto harakiri peggio di noi.

E poi, la colpa è dei giocatori che non giocano nelle proprie squadra di club ? Hai fatto uno a uno con la Macedonia. La Macedonia, che davanti ha Pandev, che era vecchio già quando ha vinto il Triplete con l’Inter, e Nestocoso, che gioca in B col Palermo.

E poi sei andato in Albania e hai vinto con una botta di culo di Candreva, giocando una partita inguardabile.

Ma la colpa è sempre dei giocatori.

Tu no.

Tu sei stato perfetto.

Ventura, scusa, non vorrei sembrare irriguardoso, ma ti racconterò una storia.

Ricordo, quando ero piccolo, mio nonno, anziano, che la sera si addormentava seduto vicino al termosifone. Gli anziani, si sa, soffrono il freddo. E sono permalosi. Non accettano le critiche. Mio nonno, quando si svegliava, veniva preso in giro da mia nonna perché dormiva. E lui diceva di non dormire. Mio nonno non dormiva mai. Nemmeno a letto. Dacchè io mi ricordi, sentendo lui, mio nonno ha vissuto, senza chiudere occhio per oltre vent’anni. Ovviamente ogni affermazione contraria dava origine a scatti d’ira e colpevolizzazioni di altri: la cena era pesante, oggi mi sono stancato e via dicendo.

Bene, Ventura, hai una certa età.

Mi sei sembrato mio nonno.

Magari con una copertina staresti bene.

Ma non sulla panchina dell’Italia.

E, proprio su questa, chiudiamo con l’ultima pagliacciata.

Eh si, perché non sia mai che Tavecchio sia esente da vaccate nel suo operato, anche quando potrebbe evitarle agevolmente e con ragione.

Ecco che, quindi, ci troviamo con un Ventura rinnovato fino agli europei, ma in una situazione in cui viene deriso dai tifosi, dai giornalisti e ha perso la squadra.

Si, l’ha persa, si vede da come giocano e da quello che lui dice.

Quando metti in campo i tuoi uomini e questi non sanno dove andare, se puoi cambiarli, la volta dopo li cambi. Se non li cambi, vuol dire che non è colpa loro, ma colpa tua se vagano per il campo.

Ma lasciamo perdere certi sofismi: Ventura, in una situazione normale, chi dirige si prende la responsabilità dei fallimenti, proprio perché dirige e prende, quindi, le decisioni. Se deve epurare lo fa in silenzio. Tu ti sei limitato a lasciare a casa Balotelli, ma solo perché lo aveva fatto quello con le palle che c’era prima di te. Per il resto hai dato la colpa ai tuoi giocatori in pubblico, ma hai continuato a schierarli. Delle due l’una: o non era colpa loro, o non hai le palle.

In ciascuno dei due casi sei al posto sbagliato al momento sbagliato.

Quindi ecco la pagliacciata somma: hai un contratto, rinnovato in tempi in cui avevi già cominciato a fare disastri, che ti vedrà su quella panchina per altri due anni almeno. Bene Tavecchio.

Perché se non c’è una clausola che ti permette di cacciarlo a costo zero, ci teniamo un allenatore che non ha più in mano la squadra per i prossimi due anni, oppure lo cacciamo e gli paghiamo lo stipendio, e poi ci lamentiamo che non ci sono i soldi per pagare un allenatore buono.

Ottimo Tavecchio, almeno hai qualcuno con cui andare a guardare i cantieri.