Partita a Via del Mare contro il neopromosso Lecce degli ex Corvino, Mencucci (tra l'altro fiorentino e tifoso viola) e Baroni.

Dalle dichiarazioni a caldo di Italiano ho sottolineato, non solo metaforicamente, due passaggi estremamente interessanti.
"Avevamo iniziato male, non un bel primo tempo. Poi abbiamo dovuto rimediare. Seconda frazione in crescendo dove abbiamo calciato di più, con un pizzico di concretezza potevamo portarla a casa. Grande reazione della squadra, ci portiamo a casa questo risultato. Sono contento per Kouamè, già dal ritiro aveva fatto vedere grande predisposizione. Ha fatto ricredere qualcuno col lavoro, giocando in più ruoli dell'attacco. Ci sta ripagando con prestazioni straordinarie. Jovic ha sentito un problemino al bicipite. Ha preferito fermarsi per non peggiorare. L'ipotesi Kouamè l'abbiamo già provata in più partite perché sa attaccare la profondità ed è una soluzione possibile. Siamo in ritardo in campionato, abbiamo 5 punti in meno. Ne abbiamo lasciati per strada tanti, in diverse partite. Ma abbiamo il doppio impegno, che qualcosa ti toglie. Ma siamo contenti di fare la Conference e la stiamo onorando. Per adesso c'è un po' di ritardo in campionato, dobbiamo migliorare la classifica e crescere ancora. Abbiamo una settimana senza impegni europei. Possiamo preparare la gara con più allenamenti e lavorare su qualche dettaglio. L'Inter è forte, arriverà con grande autostima, dobbiamo dare filo da torciere a quella che è una delle squadre più forti del campionato".

La prima osservazione riguarda l'ivoriano; quando parla di aver fatto ricredere qualcuno con il lavoro, bisognerebbe sapere a chi si riferisce. Non è un dettaglio di poco conto. Non penso parli in terza persona come faceva Carmelo Bene per cui, sicuramente, il dito nella piaga lo mette nei confronti della società. Fine a se stesso? Non penso, ho piuttosto la sensazione che, partendo dall'ex genoano, abbia voluto indirizzare le due scelte sbagliate, in fase di calciomercato, nei confronti di chi ha scelto Cabral e Ikoné nonostante, come è fin troppo chiaro, non le avesse avallate.
Quando afferma "ma siamo contenti di...", dimostra che il mister è uomo di campo, nel vero termine, in quanto ha bisogno di allenare. Sembra quasi, e sarebbe paradossale e tafazziano, che lavorasse sul rettangolo di gioco per scalare le posizioni in classifica come in una sorta di pit stop. Una volta terminato il campionato si ricomincia cercando di migliorare quello precedente senza però "l'incombenza" europea settimanale. A questi livelli, improponibile! Inconsciamente dimostra, volendo potremmo anche usare il condizionale, che avrebbe dei limiti, più che altro mentali, per non competere fuori dalle mura amiche della serie A. Non tutti, specialmente a Firenze, si possono permettere due squadre per fare bella figura in campionato e in coppa.

Anche nelle parole di Sconcerti, a cui faccio volentieri sempre riferimento, emergono verità dolenti e importanti.
"È stata una partita diversa rispetto alle solite della Fiorentina, ci deve essere stato un chiarimento tra la società e Italiano. Commisso non si disse soddisfatto del possesso palla e in effetti oggi si è vista, così come contro la Lazio, una Fiorentina un po' più normale. Forse anche più confusa, tra un modello di gioco vecchio che vorrebbe cambiare e un modello di gioco nuovo che ancora non conosce. Quello di Lecce non è un campo facile e la Fiorentina non mi è dispiaciuta, ho visto un calcio più normale e molti più tiri in porta. Ero abbastanza convinto di poter vincere, ma mi sembra si debba prendere questo risultato in modo diverso dagli altri: è appena il secondo pareggio che facciamo in trasferta, l'altro era stato a Empoli. L'approccio deludente è una nostra caratteristica, entriamo in campo per controllare il gioco e rimaniamo sorpresi quando gli altri ci passano a fianco. Non è stato nemmeno un primo tempo facile, con l'uscita di Jovic e il gol annullato a Cabral. Però, dopo tante partite deludenti, stasera ho visto alcuni princìpi di calcio reale e non di calcio utopico. Non so cosa abbia Bonaventura, continua anche il momento un po' strano di Igor. Barak è comunque un giocatore sempre da 6 anche se ci si aspetta di più. Ho visto un ottimo Quarta, così come Kouamè, un buon Nico Gonzalez. Mi rincuora la differenza netta contro una squadra neopromossa. Igor Non mi sembra ci sia con la testa. Mi pare distratto, deconcentrato. Come se pretendesse molto da sé, dalla squadra, e non riuscisse a governare il tutto...".

Alcune bombe a orologeria vengono sganciate nei confronti di tutti.
Il gioco, anche con forzature da parte della società, è in fase di cambiamento. Con le ali che non segnano, i 3 dietro la punta diventano un obbligo. Italiano è stato bravo a non incaponirsi su un concetto "o questo o niente". L'approccio è una accusa forte verso tutto il gruppo; probabilmente molti sono sovrastimati oppure, più semplicemente, sono quello che sono: non possiamo chiedere di più. L'anno scorso molti, se non tutti, sono andati oltre; in un famoso film in bianco e nero del 1962 c'era il buio dopo la siepe. Ecco, penso che la squadra, in linea di massima, riassuma questo...
Un punticino che non serve a niente e nessuno, non solo in termini di classifica, un brodino che non ci ridà la salute, una situazione che continua a essere preoccupante. Molto.
L'1-1 è sostanzialmente giusto perché il Lecce è stato più bravo nel primo tempo, mentre la Fiorentina lo è stata nel secondo ma, di questo, non possiamo che rammaricarci perché non siamo riusciti a passare nemmeno contro una squadra modesta dove Strefezza sembrava fosse di ritorno da Montecarlo dopo aver ritirato il Pallone d'oro. 

Viviamo sperando che la nostra storia trovi una svolta, che si possa intraprendere una strada più dritta di quella tutte curve che ci sta facendo, apaticamente, star male, ma settimana dopo settimana la musica non cambia e dopo le tante parole di buoni propositi siamo sempre a leccarci le ferite.
Mi fa sempre molta impressione come, a un livello tecnico non eccelso, corrisponda anche la mancanza di carattere e un leader che sappia guidare in campo il gruppo; le migliori partite, e non è un caso, sono state giocate contro Napoli e Juventus. Per qualsiasi calciatore non hanno bisogno di essere preparate, non solo mentalmente. Non è possibile subire sempre e giocare in modo a volte remissivo o confusionario; se non cambiamo l'inerzia della partita è impossibile svoltarla. Ci sta forse anche un po' di sfortuna, ma bisogna dire che la nostra squadra sembra l'ombra di quella dello scorso anno e bisogna farcene una ragione, constatare che il miracolo Italiano è svanito per una serie di colpe.
Confido a questo punto che la società possa rimediare ai propri errori già nel mercato invernale. 
Chi visse sperando...
Il punticino ci ha consentito di riagguantare il Monza e la Salernitana e con ciò potremmo chiudere il discorso perché, con tutto il rispetto, non è certo quello che ci si aspettava. La sensazione è che, purtroppo, la posizione in classifica corrisponda al reale valore di questo gruppo dal quale l'allenatore non riesce a tirare fuori quel buono che lo scorso anno ci ha fatto salire alla ribalta. Qualcosa di meglio si può e si deve fare. Da parte di tutti. Tutti.

TERRACCIANO - Ringrazia Ceesay che di testa spreca la prima occasione giallorossa a pochi passi dalla linea di porta, poi però deve arrendersi sull'inserimento della punta. Ammonito in avvio di ripresa, non corre alcun rischio giocando abbondantemente fuori della propria area: 6.
DODÒ - Dopo una brutta entrata, lascia spazio sul cross di Banda che Ceesay non concretizza per pochi centimetri. Anche sullo sfondamento di Gonzalez, in occasione del gol, esce sconfitto dal duello non facendosi aiutare, come sottolineato da Italiano in sala stampa, dalla riga di fondo mettendo in corner. Più timido nel secondo tempo quando sembra abbia finito la benzina: 5.
QUARTA - Un primo anticipo in avvio cui segue un'altra ottima chiusura al vertice della propria area, seppure non sia troppo reattivo sullo spunto di Gonzalez anche perché mal coadiuvato dal terzino brasiliano ex Shakhtar.  Sfiora il gol del due a uno con un missile da fuori (ricorda la "fucilata" di Passarella del secolo scorso che ci permise di espugnare l'Arena Garibaldi accedendo, di fatto, alla Coppa Uefa) sul quale Falcone è molto bravo. Conferma che, in difesa, è tra quelli che stanno meglio: 6,5.
IGOR -  Cessay gli sbuca alle spalle, grazie al tempo di anticipo completamente errato, dopo una ventina di minuti di gioco mettendo i brividi a Terracciano. Non è un avvertimento che l'ex Spal raccoglie perchè ancora l'attaccante gli prende, come tra gli amatori, il tempo sull'assist di Gonzalez portando avanti il Lecce. Ancora in difficoltà in apertura di secondo tempo quando Strefezza se lo lascia alle spalle mettendo dentro per Ceesay. Il cambio è inevitabile: 4,5. (dal 58' Milenkovic - Regala buona sicurezza in un finale di pochi affanni proponendosi ben oltre la metà campo: 6).
BIRAGHI - Problemi anche dalla sua parte, come sempre sull'appurato Golden Boy Strefezza che poi tenta il diagonale, senza che di contro arrivino troppe sovrapposizioni visto che anche il tuttofare Kouamè è più impegnato in copertura che in spinta. Discorso simile nella ripresa in cui qualcosa paga sbagliando, come al Luna Park, il cross colpendo l'avversario di turno ma vincendo, almeno, la bambolina: 5.
BONAVENTURA - Chiama Mandragora al primo tiro della serata viola, poi servirebbe anche il pallone del vantaggio di Cabral ma è, come il piedino di Cenerentola, di poco in fuorigioco. Più confusionario nella ripresa quando è comunque nel vivo del gioco. Sbaglia incredibilmente un contropiede non servendo Cabral solo in area: 5,5.
MANDRAGORA - L'ammonizione, per un fallo inutile, dopo un quarto d'ora di gioco aumenta le responsabilità e la paura di un altro intervento, lui però poco dopo arriva al tiro dopo una buona triangolazione al limite con Bonaventura. Si conferma, come nelle ultime settimane, pericoloso più sulla trequarti che in cabina di regia: 6. (dal 58' Duncan - Fa buona diga in mezzo anche se forse era stato inserito per altre mansioni: 5,5).
BARAK - Si vede sempre troppo poco nel corso di un primo tempo dove più che costruire cerca d'interrompere la manovra degli avversari. L'idea per Cabral sul finire di frazione non sarebbe male ma colpisce il pallone che ha superato la linea di fondo. Non è quello che conosciamo: posizione sbagliata? In ombra anche nel corso del secondo tempo: 5.
GONZALEZ - Una prima mezz'ora con il freno a mano tirato con poche iniziative, tanto che il primo squillo è il tocco per Bonaventura che però viene pescato in off-side dalla Var. Si accende costringendo Strefezza al giallo dopo dieci minuti di un migliore secondo tempo culminato con un bel tiro da fuori che Falcone manda sopra la traversa. Un po' poco anche se, contando la condizione fisica, è un passo in avanti: 6.
JOVIC - Sei minuti di gioco e su un cambio di direzione, causa una zolla, sente male con conseguente sostituzione obbligata: SV. (dal 6' Cabral - La fortuna sembra finalmente girare quando un patatrac della difesa salentina gli regala un pallone che è solo da spingere in rete; lui ci riesce ma la Var annulla tutto. A seguire trova anche una bella deviazione sotto misura che arriva su un pallone già ampiamente uscito dal campo. Scrive comunque il suo nome nel tabellina della serata con l'assist al bacio che vale il pari di Kouamè. Volenteroso, anche se quando corre non posso dire chi mi ricorda: 6,5).
KOUAMÈ - Ottima chiusura difensiva sulla prima ripartenza del Lecce quando, solo come ultimo uomo (e qui ci vorrebbe il Manuale Cencelli del calcio per saperne il motivo), sventa un contropiede letale dei giallorossi. E' l'emblema del suo primo tempo in cui gioca a costante servizio della squadra. Nel secondo torna l'attaccante più in forma del gruppo offensivo girando di testa l'assist di Cabral. Resta prezioso nei ripiegamenti e nello scompigliare le carte dalla trequarti in poi: 7. (dal 82' Ikoné - Un paio di suoi traversoni mettono in difficoltà la difesa salentina, poi nel finale propizia l'espulsione. Bisognerebbe capire il motivo, a fine partita, della violenta discussione fra lui e Biraghi: 6).

ITALIANO - Il detto "nessuna nuova buona nuova", mal si addice alla mia Viola. L'infortunio di Jovic lo obbliga a cambiare dopo appena cinque minuti di partita. Dopo un tentativo di Mandragora i suoi ragazzi soffrono il rientro del Lecce e si fanno infilare da Ceesay finendo sotto all'intervallo. Il pari di Kaoumè potrebbe scuotere la squadra che in realtà va soprattutto a strappi. II cambio di Igor inevitabile, Duncan aiuta il centrocampo e nel finale, troppo nel finale, Ikonè non entra malissimo. Il pareggio non è il massimo ma di questi tempi, e per come s'era messa la sfida, tanto vale prendersi qualche segnale positivo: 6.

PUBBLICO: Lasciamo perdere, per una volta. Vedere i vessilli continuamente sventolanti, nel piccolo settore ospiti, rafforza, sempre più, la medesima idea che non sottolineo per pudore.

Il problema di non riuscire a superare le squadre più modeste è quello di trovarsi poi ad affrontare le big con grande trepidazione. E sabato prossimo meglio non pensarci sulla corazzata in scena all'Artemio Franchi.
Può darsi che la Fiorentina non sia affatto debole, ma straordinariamente fragile e potente come tutte le persone forti e profonde. Non penso, in questa mia affermazione, che il sarcasmo sia il rifugio dei flebili, quanto piuttosto la sfrontatezza di noi eredi di colui che, in Piazza Santa Croce, ci guarda con malcelante cupidigia.
In fondo, per chi ha il Giglio nel cuore come il sottoscritto, non c'è anima tanto lieve che non possa essere guidata nell'acquisire un assoluto dominio della propria passione.

Alla prossima; tanto garrisce sempre...