Partita di cartello all'Artemio Franchi contro la Lazio guidata dal residente valdarnese Maurizio Sarri.
Come mi succede sovente nel consueto report sui voti Viola, voglio partire dalle dichiarazioni, in Sala Stampa, di capitan Biraghi: "Abbiamo provato fino alla fine, ma ognuno di noi si deve fare un esame di coscienza. Il problema siamo noi, ognuno non mette a disposizione quello che potrebbe dare alla squadra. Abbiamo un allenatore che ci fa giocare bene e la società che ci mette tutto a disposizione: noi, io per primo, ci assumiamo le nostre responsabilità".

Il terzino, mettendoci la faccia, ha dimostrato di non aver timore sulle ripercussioni che possono avere le sue parole. Se l'allenatore è bravo, la società mette tutti i componenti nelle condizioni giuste, il problema è solo dei giocatori? Non scherziamo, via; si può accettare anche "l'oltre" ma non essere considerati ripescati dalla piena. Si sa, noi fiorentini siamo un popolo di mente brillanti, forse un po' ignoranti, permalosi ma allo stesso tempo geniali. Questa esclamazione può essere utilizzata per rafforzare il nostro sapere. Non sono mica stupido, so quello che dico e che faccio...
C'è chi rema contro?
Il pesce puzza sempre dalla testa e non è detto che sia quella dei calciatori che, ad oggi, dopo un quarto di campionato, sembrano giocare a rimpiattino; il classico gioco di ragazzi in cui ciascuno cerca, a turno, gli altri che si sono nascosti.

Non siamo partiti male prima del gol subìto. Avevamo avuto occasioni importanti (quella di Jovic all'altezza del dischetto è clamorosa, così come la "boccata" di Ikoné che cerca il tap in sulla ribattuta di Provedel), compresa la deviazione al volo da pochi metri del serbo su assist al bacio di Kouamè, ma si tira poco e non si segna a differenza della Lazio. Abbiamo preso gol di testa (qualcuno marca dentro l'area?) e in contropiede (si attacca come le mandrie di Gnu in cerca dell'acqua durante le secche, lasciando praterie incustodite...). È sempre la stessa novella: facciamo tanto gioco, con poco costrutto, e al primo errore veniamo puniti. Non riusciamo a fare un passo avanti. Mi sembra che sia sbagliato il concetto di gioco, teniamo il pallone inutilmente lasciando la profondità agli altri che segnano. Ora siamo quasi in zona retrocessione.
Mi ero illuso, o forse no, dopo la partita di Conference League, sulla possibilità che il mister fosse stato folgorato sulla via di Damasco. Italiano ha una lettura delle partite particolare, diciamo così. Ha sempre lo stesso modo di vedere le partite, cambia un'ala con un'ala e ruolo per ruolo, non stravolge mai. Questa squadra ha fatto sette gol in nove partite e in cinque partite non abbiamo segnato: non è un problema di sostituzione, ma di tipo di gioco che gli altri hanno capito. Nel secondo tempo non abbiamo mai tirato in porta. 
Mia moglie, visto che non udiva la mia consueta "tarantolaggine", affacciandosi nello studio ha esclamato: "Che dormi?". La risposta, visto che siamo in fascia protetta, non si può scrivere...
Questo, comunque, per ribattere che la noia regna sovrana. Vedere giocare la mia amata Fiorentina mi ricorda, vagamente, Pasquale Iachini. Non Beppe, mi raccomando.
L'ex genoano approdò in riva all'Arno facendo un campionato straordinario; macinava tutta la fascia con scorribande che ubriacavano gli avversari. Il cross al centro, sempre molto preciso, doveva essere "incornato" dal centravanti di turno per farci saltare di gioia in Fiesole (all'epoca, ahimè la nostalgia, la vedevo su quei gradoni). Il problema venne a galla l'anno successivo: gli avversari avevano intuito come Pasqualino Settebellezze (da noi soprannominato per la propria magnificenza sul rettangolo di gioco) cercasse il fondo per il traversone. Non saltava più l'uomo perché era diventato prevedibile; ecco qual è il problema della squadra di Italiano!
Tutti ci hanno preso le contromisure...
Credo che se nelle restanti partite, prima del mondiale in Quatar, le cose non dovessero cambiare una riflessione andrebbe fatta. La sosta è un momento chiave; si dovesse cambiare qualcosa è quello il momento ideale. Sulla piazza non vedo nomi all'altezza (quello "bono gli è andato a Briton", diceva il solito vecchino sugli spalti, sorvolando sul fatto che la squadra si chiama Brighton & Hove Albion Football Club...) ma la società dovrà chiedersi quante responsabilità ha Italiano. Poi da qui, ovviamente, è giusto chiedersi quante responsabilità ha la società: il mercato non è certo da tredicesimo posto.

"Mi sembra un sarto che ha cucito un vestito su un corpo che non esiste: giochiamo in un modo che non è adatto a noi. Se togli Kouame per Saponara togli un giocatore che può prendere palloni di testa. Qual è l'utilità di Saponara se non quella del suo gioco del minutaggio?" - la chiosa del buon Mario Sconcerti riassume non solo lo stato d'animo, ma anche l'inappropriatezza di alcune scelte -.

Provo rabbia per quanto visto ieri sera ma, diamo a Cesare quel che è di Cesare, ancor di più nel non aver sentito nessun dirigente viola chiedere scusa ai fiorentini per non riconoscere i propri errori; solo Pradè ci rincuora (ma ci crede?) dandoci la certezza che faranno di tutto per uscire da questa situazione.
Credo che ormai anche i più accaniti sostenitori di questa dirigenza si siano accorti che sono stati fatti tanti sbagli, errori anche marchiani che oggi ci vedono lottare nella bassa classifica, ben lontani dal ventilato miraggio di migliorare la posizione in classifica dello scorso anno. Era impossibile, invece di tante pedine "scompagnate", andare a prendere Deulofeu? A parametro zero Belotti non poteva essere la nostra punta di diamante? Il Malinovs'kyj che l'Atalanta ha messo sul mercato per incompatibilità, non solo tattica, con il Gasp non sarebbe stato il nostro sarto di centrocampo?
La cosa che mi preoccupa di più è che non riesco nemmeno più ad arrabbiarmi; la mediocrità si sta impossessando e lo trovo tristemente imbarazzante. Viviamo con l'annoso e irrisolvibile problema del gol e il match di giovedì ha solo buttato fumo negli occhi a chi voleva vederci una rinascita.
Aspettavamo con ansia la riprova per vedere di che panni ci saremmo vestiti, avendo la conferma che purtroppo non possiamo recarci nelle boutique di Via Tornabuoni. A fine partita il tecnico non può parlare come ieri sera: "Abbiamo fatto un grande calcio per ottanta minuti" è come menare il can per l'aia. La gente non si fa prendere in giro, le campanelle al naso non le abbiamo mai avute; alla fine i fischi e gli inviti a tirare fuori gli attributi sono rimbombati nel cielo. Ognuno ha le proprie colpe, nascondersi dietro a frasi fatte del tipo "il risultato è bugiardissimo", "dobbiamo migliorare" hanno colmato un vaso già pieno. I discorsi, oltre a portarli via il vento, stanno sempre a zero. Come il gioco di questa squadra...

TERRACCIANO - La traiettoria sulla deviazione di Vecino è particolarmente velenosa (anche se, a dire il vero, dentro l'area) e pure sul secondo gol di Zaccagni pare poter fare poco. Nella ripresa ringrazia la traversa sul tiro di Immobile. Evita che il passivo peggiori rispondendo alla grande su Pedro ma poi si arrende al solito Luis Alberto (quanto sarebbe stato se...): 5,5.
DODÒ - Bene nelle chiusure difensive nel primo quarto d'ora. È costretto a limitare le consuete sortite offensive in sovrapposizione per le accelerazioni di Zaccagni che lo "uccella" grazie alla non impeccabile linea del fuorigioco. Nel finale manca il gol della bandiera, lasciando autostrade alla goleada biancoceleste: 5.
QUARTA - Zaccagni (di nuovo lui, preso con due palanche) pare metterci parecchia esperienza "elasticando" tra fascia e centro ma il nostro lo perde permettendo il raddoppio di testa. Prova a riscattarsi con un colpo di testa sul quale Provedel è bravo a chiusura del primo tempo. Nel secondo tempo gli sfugge Immobile che per fortuna... padella: 5.
IGOR - C'è Jovic su Vecino che segna il gol del vantaggio, ma il pallone passa pure dalle sue parti anche perché, probabilmente, doveva marcare l'ex viola. Nella ripresa non argina Milinkovic Savic che manda al tiro Immobile poi esce probabilmente anche per il cartellino giallo che pesa. Serata complessa, davvero difficile: 5. (dal 58' Milenkovic - Il tempo di entrare e la Lazio segna due volte: 5,5).
BIRAGHI - Nei primi minuti mette qualche brivido a Terracciano, e non solo, con un retropassaggio di testa rischiando il gollonzo. Dalla sua parte Milinkovic Savic confeziona l'assist del raddoppio di Zaccagni. Solite incertezze senza alcun contributo in fase propositiva: 5,5.
BONAVENTURA - Parte molto alto, a ridosso della linea offensiva, in una sorta di trequartista arretrato; poi però dentro l'area di rigore perde il momento per servire Jovic. Alla lunga rimane avulso dalla manovra scemando in continuità dopo aver mostrato qualche segno di stanchezza: 5,5. (dal 72' Maleh - Entra nel momento peggiore quando i giochi sembrano fatti. Si nota per la solita crocchietta della nonna: 5,5).
AMRABAT - Anche su di lui pesano le responsabilità nel corner che porta al gol Vecino (pur trattenendolo per la maglia riesce a farlo spizzare in porta). Per fermare una ripartenza avversaria rimedia il giallo dopo una ventina di minuti di gioco; ammonizione che lo terrà fuori nella calda serata di lunedì prossimo a Lecce. In netto calo anche se dimostra di tenerci boffonchiando durante la sostituzione: 5. (dal 58'  Barak - Si piazza tra le linee, mai incidendo, senza cambiare l'inerzia di una gara indirizzata su binari precisi. Involuto: 5).
MANDRAGORA - Si vede poco nel corso di un primo tempo in cui si accende solo nel finale, trovando una buona conclusione a rete deviata sulla traversa. Ammonito nel secondo tempo, non riesce mai ad avere il guizzo per una giocata che potrebbe rimettere la partita sui binari dell'incertezza. Sembra finire l'incontro in apnea non solo fisica: 5,5.
IKONÉ - Scivola in maniera comica a pochi centimetri dal certo 1-0 dopo il miracolo di Provedel su Jovic. Arriva in fretta al tiro impegnando il portiere laziale che si distende sulla propria destra dopo un bel dribbling saltando il difensore avversario. Ci prova invano con una iniziativa personale a metà primo tempo concludendo sull'esterno con il piede sbagliato. Che sarebbe? 5. (dal 46' Gonzalez - Appena entrato avrebbe il pallone buono per accorciare a due metri dalla porta ma cicca incredibilmente il tiro al volo. Finisce in ombra un secondo tempo da assente ingiustificato: 5).
JOVIC - Gira quasi a occhi chiusi il primo dei due palloni che Kouamè gli offre in avvio, l'altro lo alza sopra la traversa. Dopo tre minuti l'inerzia della partita poteva cambiare: di riffa o di raffa da quella posizione un killer di area nove su dieci la butta dentro. Infatti... Si rivede al tiro mancando completamente la mira sul finire di primo tempo. Ancora in ombra nella seconda frazione dove alza di testa da buona posizione l'occasione ghiotta per riaprire la pratica. Grosso passo indietro: 5.
KOUAMÈ - Surriscalda l'asse con Jovic con due inviti pregevoli che il serbo non riesce a sfruttare; il primo davvero illuminante. La sua spinta si spegne col passare del tempo ma non la sua generosità come confermano i suoi tentativi sulla corsia mancina, inclusa la bella sponda che Jovic non realizza a metà ripresa. L'unico a salvarsi nel deserto assoluto di una valle di lacrime: 6.
ITALIANO - II rientro di Dodò dal primo minuto è la nota più positiva in formazione. L'avvio è di buon stampo con almeno tre occasioni nei primi dieci minuti ma la Lazio colpisce in entrambe le occasioni del primo tempo e, complice anche un po' di sfortuna, all'intervallo siamo sotto irrimediabilmente. Nel secondo tempo ininfluente il cambio di Gonzalez e, né l'ingresso di Barak al posto di Amrabat, né quello di Saponara per Kouamè (fino a quel momento il migliore) aumentano il peso offensivo. La squadra si consegna agli avversari e preoccupa la confusione che il tecnico non sa sbrogliare soprattutto non arrivando a fare correttivi o cambi efficaci, come sempre: 4.

PUBBLICO: Anche ieri sera superate le trentamila presenze. A dieci minuti dalla fine, con il risultato già ampiamente archiviato, la Fiesole ha incessantemente scandito, fino al sesto minuto di recupero, l'amore verso la maglia. Cosa diversa, non deve ingannare, rispetto alla squadra...

Ogni tanto le persone vanno scosse, perché può capitare che la loro parte migliore si depositi sul fondo. Sperando che, raschiando il barile, auspicabilmente si possa trovare più di quanto si pensi. 
Del resto, mai scordarlo, ogni errore, prima di esserlo, è stata sempre una scelta. Non vorrei che ad alcune persone il proprio fallimento avesse dato alla testa...
Alla prossima; tanto garrisce sempre...