Dopo la sosta dovuta agli impegni della Nazionale (come sia stato possibile non andare al Mondiale è una dura realtà difficile da accettare, anche da capire, visto che, come dimostrato, con un minimo di piede sul gas dell'acceleratore, sarebbe stato non solo fattibile ma anche obbligatorio), il campionato riprende con l'insidiosa trasferta nel catino di Bergamo. 

Dal vocabolario: Gol. Nel gioco del calcio, il punto conseguito da una squadra quando la palla entra nella porta avversaria. Rete. Con parola italiana, la robusta maglia di corda fissata ai montanti, alla traversa e al terreno dietro e lateralmente alla porta, tenuta sufficientemente tesa da sostegni metallici, in modo da non disturbare il portiere e da trattenere il pallone. Tirare in rete, lo stesso che tirare in porta; per estensione, come sinonimo di gol: fare rete, fare gol, segnare un punto; vittoria per due reti a zero; rete!, esclamazione con cui si annuncia il punto segnato da una squadra; rete (o gol o punto) della bandiera, l’unico punto che venga segnato in una partita dal contendente sconfitto con largo punteggio passivo.
ECCO COSA BISOGNEREBBE FARE PER VINCERE LE PARTITE; SEMPLICE, NO?
Italiano ha, necessariamente, dovuto fare i conti con le assenze dell'argentino Gonzalez (che senso ha chiamarlo in nazionale quando era palesemente infortunato per poi dichiararlo... infortunato non facendolo neppure sedere in panchina...), Milenkovic (precauzionalmente è stato preferito spostare a giovedì il nuovo debutto del centrale serbo) e Dodò (ne avrà, come minimo, ancora per un paio di settimane; se va bene): tre titolari tre che, come vedremo, hanno dei sostituti non all'altezza. Ha scelto, come contro l'Hellas, ancora una volta di giocarsi la carta Kouamè dimostrando, non solo all'interno del gruppo ma anche alla dirigenza, che al momento l'ivoriano è davanti a Cabral e Jovic che, sarà bene sempre ricordarlo, sono stati presi non solo per il mero tafazziano motivo di fare dimenticare Vlahovic, ma anche in sostanza, e soprattutto in pratica, per buttarla dentro. Già da questo particolare, come cantava De Gregori, si potrebbero fare tante considerazioni su come è stato allestito dalla società il pacchetto degli attaccanti. Kouamè si è impegnato tanto, ma pure lui non ha punto. Potrebbe essere un buonissimo dodicesimo quando le partite, indirizzate verso l'inerzia, andrebbero riaccese con una scossa. L'ivoriano non è mai stato un centravanti prolifico (l'anno passato dodici gol ma nel campionato belga) però, come rincalzo, per creare "una confusione organizzata" potrebbe essere utile. 

Il mister, per recuperare il match, è passato al 4-2-3-1 inserendo tutti gli attaccanti disponibili, ma non ha ottenuto nessun frutto. Tra l'altro, ed è il primo appunto che mi permetto di fare, come ha analizzato l'ex attaccante della Fiorentina Ciccio Graziani: "Non si possono fare cambi così tardivi. Con le cinque sostituzioni puoi cambiare mezza squadra, ma gli va dato il tempo di entrare in partita. Se metti Jovic al 76' e Cabral all'86' i minuti di gioco effettivi sono pochissimi, non hanno nemmeno il tempo per incidere. Questi due ragazzi non possono proprio giocare insieme? Jovic sottopunta è stata una mossa d'emergenza, ma bisogna trovare il modo di riuscire ad integrarli da qui a gennaio. Quanto agli esterni si sa non hanno il gol nel sangue ed è un problema alla lunga. Il 4-3-3 è diventato prevedibile e non ci porterà da nessuna parte".
Perché nel calcio, ed è una regola non scritta, non conta il numero delle punte, ma il numero dei gol. 
Italiano, nella speranza di raddrizzarla, ha inserito Terzic, mancino adattato a destra, che ha fatto vedere qualcosa di buono nelle consuete incursioni e Jovic, di cui ricorderemo un accenno di sorriso. Un po' meglio rispetto alle precedenti prestazioni, ma quando tocca la palla, come scritto e riscritto e ariborda lo riscrivo, mi fa venire il sospetto che sia più vicino a un trequartista che ad un 9 puro. Accanto a Barak, nel famoso albero di Natale, secondo il mio punto di vista (ahimè mai dimostrabile...) sarebbe letale.

Ormai lo sanno tutti come gioca la mia Fiorentina. I grandi allenatori, Guardiola per esempio, sanno adattarsi al "materiale umano" a disposizione e alle squadre che incontrano. Tutto diventa inutile, ogni sforzo è fine a sé stesso se non viene sublimato dal gol. A che serve chiudere una squadra in area? A che serve avere un possesso palla che sfiora il 70%? A che serve avere numeri offensivi da primato se poi negli ultimi 20 metri non pungi? A che serve "abbiamo sempre il possesso" senza nessun costrutto? A che serve creare situazioni pericolose se non c'è mai un tocco risolutore, un opportunista che la infila in rete? Puntualmente, poi, come successo ieri, arriva la disattenzione difensiva e, "bona Ugo",  come si dice nei nostri rioni quando il patatrac è fatto. Avere Muriel, e ce l'avevamo, dimostra che il guizzo in area ti fa vincere le partite. Tutte le squadre prima o poi dietro qualcosa concedono, ma se fanno gol i problemi si superano o si nascondono, come accadeva l'anno passato; per la Fiorentina, purtroppo, non è mai così. Una volta incassato lo svantaggio si può cominciare a leggere il De Profundis...
Mi dispiace un sacco perdere contro Gasperini, simpatico come un sacchetto di ortica nelle mutande, che sicuramente voleva vendicarsi delle tre sconfitte subite nel 2021. Le sue acide parole nel post gara lo dimostrano: "lo scorso anno siamo rimasti fuori dalle coppe perché ai viola hanno regalato tre gol su cinque". Ogni volta che accetti profondamente questo momento così com'è, nella forma in cui è, sei sereno, sei in pace. Ma goditi la serata, con il conseguente primato meritatissimo in classifica, e risparmiati le solite polemiche. Sempre da noi si dice che se la bocca sparla è perché probabilmente il culo brucia..

TERRACCIANO - Sempre uno dei migliori: buono per la prestazione, meno per l'atteggiamento. Grande uscita su Koopmeiners a metà del primo tempo stoppando, sul nascere, l'iniziativa del cervello orobico. E' sempre attento sia su Lookman che su Soppy nella prima frazione, mentre nella seconda può far poco sull'inventiva del colombiano che fa segnare il proprio uomo gol da due passi: 6,5.
VENUTI - C'era da aver paura, fin dalla lettura delle formazioni, su chi dovesse affrontare sulla propria fascia di pertinenza. La spinta propulsiva di Soppy o le finte di Muriel, dimostrano la difficoltà di giocare in quella zolla di campo. La conferma arriva sul gol del vantaggio perché il colombiano è libero di ricevere dal fallo laterale e saltarlo, con troppa facilità, per l'assist vincente a Lookman. Sempre in difficoltà: 5. (dal 67' Terzic - Ci mette spinta e convinzione oltre al tiro della disperazione nel finale: 6).
QUARTA - Davvero concentrato e concreto, si vede subito per un paio di buone chiusure su Muriel e, soprattutto, per aver messo una bella pezza dopo l'uscita a vuoto di Terracciano a un quarto d'ora dall'intervallo. Cattivo nel comandare la difesa, risulta stranamente troppo morbido, insieme a Venuti, quando Muriel costruisce il primo gol atalantino (ma non era meglio tenere il piede regolarmente "a martello", come ci dicevano da ragazzi?). Si riscatta poco dopo quando riesce a stoppare l'attaccante. Peccato perché una buona partita è stata macchiata per l'azione del gol che pesa sul risultato finale: 5,5. (dal 85' Duncan - SV).
IGOR - Non è il centrale dell'anno scorso. Paga sempre una amnesia quando viene messo in campo; sembrava un limite superato e invece... Prende in consegna Lookman cavandosela egregiamente ma se lo dimentica completamente nell'azione del gol in avvio di ripresa. E' un errore brutto, marchiano e definitivo al fine del risultato che macchia completamente la sua prestazione: 5.
BIRAGHI - Si propone poco per non dire mai nella prima mezz'ora che risulta essere in ombra con pochi traversoni, ancora meno sovrapposizioni, e un brutto pallone perso sul quale Ederson e Lookman ripartono in velocità. Un po' meglio nel secondo tempo quando ormai, il tutto per tutto, lo libera mentalmente: 5,5.
MANDRAGORA - Parte bene in cabina di regia smistando molti palloni e cercando di farsi trovare tra le linee per l'incursione a rete. Difatti, risulta suo il primo tentativo contro Sportiello con palla di poco alta sopra la traversa. Sottotono nel corso del secondo tempo quando lentamente si eclissa fino a scomparire completamente rendendosi avulso: 5,5.
BONAVENTURA - In considerazione anche della carta d'identità, è l'unico che gioca con il consueto compasso e porta la croce. È, infatti, il primo ammonito della sfida, su un fallo che manda Muriel a battere la prima punizione insidiosa della sfida. Mancano i suoi inserimenti offensivi perché si percepisce, fin da subito, che predica nel deserto. Alla lunga manca di lucidità: 5,5. (dal 67'  Amrabat - Recupera molti palloni impattando bene sulla gara. Potrebbe calciare, come fece a La Spezia lo scorso anno, da fuori area per cercare l'1-1 ma preferisce l'ennesimo smistamento sulla fascia: 6).
BARAK - Partita in chiaroscuro anche e soprattutto per la mancanza della zona a lui più congeniale a ridosso della punta. Si avventa, senza successo, su una corta respinta di Sportiello dopo una ventina di minuti di gioco (unica occasione), poi non riesce a essere preciso in più di un appoggio. Passo indietro rispetto alla bella prova di due settimane orsono: 5,5. (dal 74' Jovic - Un tiro dal limite respinto da Sportiello e qualche tentativo di testa fuori misura. Sembra almeno redivivo in quanto si vede più in 15 minuti di partita che in due mesi di campionato: 6).
IKONÉ - Sembra in palla, sembra. Nella prima mezz'ora non sfigura saltando più di una volta Scalvini (poi ammonito) anche se non si propone mai al tiro. Lentamente rallenta e nel secondo tempo, oltre a troppi appoggi sbagliati, si vede davvero poco sparendo poi del tutto: 5,5.
KOUAME  - Passo indietro rispetto al debutto da centravanti titolare al Franchi, anche se l'impegno e la tenacia non sono mai mancate. Più protagonista per il rosso dopo lo scontro con De Roon (poi revisionato grazie alla VAR) che non dentro l'area di rigore dove, francamente, la vede poco. Conclude allargandosi sulla sinistra, dopo l'ingresso dei molto presunti titolari, senza incidere più di tanto: 5,5.
SAPONARA - Gioca partendo, come di consueto, da sinistra anche se nel buon quarto d'ora del primo tempo si sposta in una sorta di trequartista liberando Barak da tale compito risultando appena più incisivo. Ci prova dal limite e sul suo tiro Sportiello non è impeccabile. Si rivede alla conclusione anche nel secondo tempo ma senza pericolosità. Sbaglia incredibilmente, intrecciandosi sottoporta, la rete del pareggio ciccando una deviazione che non pareva impossibile. Troppo bellino da vedere: 5,5. (dal 84' Cabral - Si aprirebbe un mondo per quello che avrei da dire sull'innesto a una manciata dalla fine. Mi astengo per manifesta superiorità rispetto alla decisione del tecnico: SV).

ITALIANO - Conferma, come già ampiamente dimostrato sul campo durante gli allenamenti dell'ultima settimana, la preferenza per chi non ha avuto impegni in nazionale con le uniche eccezioni legate a Kouamè e Barak. Vanno in panchina (forse per partita di giovedì in Conference?) sia Gonzalez sia Amrabat oltre al rientrante Milenkovic che lascia spazio a Quarta accanto a Igor e all'accoppiata di attaccanti Cabral e Jovic. La Fiorentina tiene il campo, arriva anche al tiro un paio di volte nella prima frazione ma si prende rischi abissali quando gli uomini di Gasperini (complimenti per la metamorfosi rispetto al credo tattico che ben conosciamo) si muovono sul filo del fuorigioco. Nella ripresa la disattenzione sul gol scombina tutti i piani; inserisce Terzic e Amrabat al posto di Venuti e Bonaventura, poi Jovic al posto di Barak provando le due punte. Nel finale c'è spazio anche per Cabral ma alla fine ci arrendiamo a un'Atalanta più brava a sfruttare l'unica vera palla gol. Si torna sempre lì: gira e rigira è il solito impasto per il medesimo ciambellone che alla lunga risulta "gnucco". In generale è una squadra con poche idee e, soprattutto e non marginale, i cambi offensivi arrivano sempre troppo tardi: 5.
PUBBLICO: Per la prima volta non mi soffermerò sui "nostri" che, come da voce, risultano sempre i migliori. 

La curva intera di tifosi atalantini, prima della gara, ha intonato un coro vergognoso di discriminazione territoriale nei confronti del Presidente Commisso, che comunque già prima era stato fatto oggetto di insulti appena arrivato nell'impianto sportivo costruito dalla famiglia Percassi. All'inizio della ripresa, stesso trattamento per Terracciano che era andato a occupare la "sua porta" sotto i tifosi (Sic!) orobici. I due viola si sono beccati di "terun", da una curva che nella stagione scorsa investì di contumelie dello stesso genere Vlahovic e Milenkovic.
Nessun ispettore di Lega, a bordo campo, si accorse di nulla, mentre a Firenze l'occhio è sempre molto lungo. Giusto mi fermi per non incorrere in manierismo di facciata più che di sfacciata. Stavolta a Bergamo succederà qualcosa? Si prenderanno provvedimenti? La società viola, tramite il direttore generale Barone, ha preso una posizione forte chiedendo l'intervento di Coni, Lega e Governo "perché non si può più far finta di nulla". Sarebbe doveroso che le regole fossero rispettate sempre anche perché altrimenti si rischia che quest'ultime siano solo per gli stupidi e non possano rappresentare per il saggio che un orientamento generale.

Giovedì si riparte con un turno di coppa che appare, se non decisivo, sicuramente indicativo. Lunedì prossimo, proprio il giorno del mio compleanno, la Lazio all'Artemio Franchi. Non mi aspetto mai regali; i segnali sono già sufficienti se li sappiamo cogliere ma soprattutto se riescono a partire.
Dietro ogni problema c'è sempre una opportunità se la sappiamo cogliere. Del resto anche la tempesta è buona per il pino e il cipresso per mostrare la loro forza e la loro stabilità.
In fondo la vita, non solo o necessariamente sportiva, è una tempesta, puoi ripararti al sole per un momento, e il successivo ti potresti ritrovare sbattuto contro gli scogli. Ciò che fa grande una persona è come si comporta quando arriva. Dovremmo guardarla in faccia e dirle: "Avanti fai presto, io saprò resistere!".
Soltanto dopo ci accorgiamo se è davvero così...