Nel mondo in generale, in vari ambienti sport compreso, quante volte abbiamo sentito la frase, "largo ai giovani, i vecchi lascino il posto"? Magari qualche volta l'abbiamo detto pure noi. Ma poi sarebbe realmente meglio se fosse così? Davvero i giovani saprebbero fare meglio dei cosiddetti vecchi?
A parte il fatto che bisognerebbe decidere prima cosa, o chi è vecchio, se ci riferiamo ad un semplice dato anagrafico, o se consideriamo vecchio, un modo di fare o di pensare. Perché nel primo caso potrei tranquillamente portare esempi di baldi vecchietti che sono molto più giovani, di testa e di spirito, rispetto a molti realmente giovani, nel secondo caso, invece, si può discutere.

Nel mondo del calcio si è iniziato a credere che l'esperienza, la cosiddetta "gavetta", non sia poi così necessaria, e così molti neo ex giocatori, si sono ritrovati seduti su panchine importanti, senza seguire e passare tutte le fasi che, normalmente, un allenatore si trova costretto a fare prima di essere preso in considerazione.
C'è stato Guardiola, che ha incantato il mondo, ma forse bisogna ricordarsi che squadra aveva.
C'è stato Zidane che ha vinto tre Champions in trenta mesi, ma magari quel Real aveva vissuto tre anni di congiunzione astrale, fisica e tecnica che quelle coppe le avrebbe vinte pure con Del Neri, visto che ora che è tornato non sembra aver più quella bacchetta magica, c'è stato Conte alla Juve, che si era giovane, ma un po' di esperienza in serie minori e in provincia le aveva fatte.
Insomma, a parte alcune eccezioni, dove dei giovani allenatori hanno trovato una società ben costruita e programmata e hanno potuto lavorare al meglio, nella norma solo il nome non può bastare. Lo sa bene il Milan, che dopo Seedorf, Brocchi, Inzaghi, Gattuso forse ha capito che non basta. La scelta dell'allenatore dipende sempre dal contesto. Ad esempio, ora in questo Milan servirebbe solamente ed esclusivamente un carismatico uno di potere che sappia gestire a 360 gradi una situazione difficile, uno che sa che non avrà alcun aiuto o appoggio dalla società e che dovrà cavarsela da solo, uno alla Mourinho, per fare un esempio. Le soluzioni "giovani" senza esperienza non possono fare grandi cose. Ci sono allenatori che, probabilmente, avrebbero esperienza fatta di anni e anni in panchina, ma i nomi contano, eccome se contano. Guardate Manchester e Chelsea  con Solskjaer e Lampard, sembra semplice no? 

Stesso discorso vale per i direttori sportivi. Anche in questo caso, non è detto che un ottimo giocatore sarà sicuramente un ottimo dirigente. Ci sarà un motivo se molti direttori sportivi hanno dovuto sudare in provincia, studiare prima di poter svolgere questo lavoro. Società in difficoltà, invece di cercare e affidarsi a direttori capaci, esperti, si affidano al nome. Ci sono fior di campioni che hanno segnato la storia nei propri club, eppure non sono mai stati presi in considerazione dalle rispettive società.
Mi riferisco a Del Piero, Bergomi, giusto per fare due nomi ma c'è ne sono altri. Fare il direttore sportivo è una professione, che va studiata o almeno "gavettata" passatemi il termine, a fianco di direttori scafati ed esperti, prima di aver un ruolo di primo ordine. Nedved, ad esempio ha sempre fatto il terzo, nella triade con Marotta e Paratici, che invece erano di professione, ora ha il suo ruolo. Altrimenti si va incontro, anche in questo caso in brutte situazioni.
Totti a Roma, ora Maldini al Milan, per esempio. Non ci si può inventare allenatori o direttori, sfruttando un nome. In questi casi, l'esperienza può essere molto più utile.