Il nemico è la paura. Si pensa sia l'odio, ma è la paura
Queste parole le diceva Gandhi, non certo il primo oratore che è passato per strada.

Frase più azzeccata non poteva esserci per descrivere la situazione che si è venuta a costruire attornono alla Juve. Ormai si scrive Juve si legge ossessione...

Parliamo di una squadra che è imbattuta a livello nazionale e internazionale, unici pareggi con l'Atletico Madrid e con la Fiorentina, tra l'altro in trasferta; per il resto tutte partite da 3 punti, dove il risultato per la maggiore è stato il 2-1 ma la mole di occasione create è stata notevole. Dire che questa Juve è uguale a quella di Allegri è negare la realtà, l'evidenza di come si imposta la partita, di come si costruisce e si difende, negare il principio di gioco di Sarri.

Ma si sa che parlare della Juve fa impennare lo stare nelle TV, aumentare ascolti alla radio e vendere più giornali nell'edicole e quindi si fanno interviste a cani e porci con la naturale conseguenza di leggere intervista e articoli senza capo ne coda. Si arriva a discutere su tutto e tutti: la Juve è ancora quella di Allegri, giocano gli uomini di Max, ci sono i problemi della Juve di Allegri, si difendeva meglio con Max, e si potrebbe proseguire.

La verità è che hanno paura che questa tirannia continui per ancora molti anni, e non solo in campi nazionali, ma che si espanda in campi europei, dove, tra l'altro, la vecchia signora, non deve insegnare niente a nessuno, ricordando che è stata la prima squadra a vivere tutte le competizioni, testimoniata dalla targa celebrativa. È più facile vedere le pagliuzze della Juve o le travi degli altri? É più semplice e costruire un complotto o mostrare la verità?

Le persone eque ed oneste, intellettualmente parlando, ci dicono che la Juve ha avuto una crescita esponenziale, non aritmetica, nel 2009 valeva 160 milioni, ora ne vale 1.4 miliardi e fattura 6 volte di più, anche se siamo ancora distanti dalle top ranking; si è passati da Matri-Quagliarella-Giovinco a Dybala-Higuain-CR7, con tutto il rispetto per i primi.

Agnelli sa qual è il suo gol, tutta la Juve lo sa, vuole dominare i confini nazionali, con ottimi risultati fino ad ora, e riaffermarsi con trofei anche a livello internazionale, vuole fare come Marco Polo e Cristoforo Colombo, scoprire nuovi orizzonti e marchiare il terreno di bianco e nero.

Chi vince scrive la storia, il secondo può al massimo leggerla.