La vittoria dell’Argentina al Mondiale in Qatar è stata ampiamente e giustamente festeggiata sia dai calciatori protagonisti della vittoria, che dai tifosi che hanno accolto la Nazionale con un grandissimo bagno di folla per condividere insieme l’impresa e festeggiare il ritorno della coppa in Argentina dopo ben 36 anni. Una vittoria, quella albiceleste, che ha in copertina la faccia di Leo Messi, che finalmente è riuscito nell’impresa di vincere il Mondiale, cosa questa che gli permette non solo di diventare sempre più una leggenda del calcio mondiale ma anche di mitigare il famoso paragone con Maradona, che spesso ha segnato la carriera della pulce soprattutto con la maglia della Nazionale.

In prima pagina però merita spazio anche un altro Lionel. Un Lionel meno blasonato e vincente della stella del Psg ma capace comunque di diventare campione del mondo, anzi di guidare la Nazionale sul tetto del mondo.
L’altro Lionel, grande protagonista della rassegna mondiale, è naturalmente Scaloni, il C.T. dell’Argentina, capace di guidare la propria Nazionale sul tetto del mondo nonostante una carriera da poco cominciata e il grande scetticismo che ha accompagnato (soprattutto inizialmente) la sua esperienza da allenatore della Nazionale.
Terzino ma all’occorrenza capace di ricoprire anche altre zone del campo, Scaloni può considerarsi un buon giocatore che partito dalla sua Argentina si è poi spostato in Spagna diventando una bandiera del Deportivo la Coruna, dove gioca i suoi anni migliori grazie ai quali guadagna anche la chiamata dell’Argentina per i Mondiali del 2006. Poi arrivano altre esperienze con il West Ham e soprattutto Lazio (dove gioca per qualche anno) e Atalanta dove chiude la carriera. Appesi gli scarpini al chiodo sceglie di entrare nello staff di Sampaoli prima al Siviglia e poi sulla panchina della Nazionale.
Dopo il fallimento del Mondiale di Russia nel 2018, la federazione argentina sceglie di esonerare Sampaoli e in attesa di trovare la giusta figura affida la panchina proprio a Scaloni. Da tecnico ad interim ad allenatore di ruolo il passo è però breve, con Scaloni che si guadagna la conferma da C.T. grazie alla Copa America del 2019 dove l’Argentina chiude al terzo posto vincendo la finalina contro il Cile.
Dalla conferma in poi parte la grande scalata del tecnico, che prima guida la Nazionale alla vittoria della Copa America nel 2021, battendo in finale il Brasile e poi alla vittoria del Mondiale, battendo ai rigori la Francia. Una carriera rapida quella di Scaloni fatta però di risultati (per poco non ha portato a casa anche la striscia di risultati utili consecutivi più lunga della storia) e prestazioni nate anche grazie all’ottimo rapporto creato con la squadra che in un contesto come quello della Nazionale vale metà del lavoro.

Che abbia il gruppo in mano e che sa come ribaltare le partite anche a livello tattico lo dimostra la gestione della fase a gironi, dove per poco l’Argentina non ha rischiato di trasformare la spedizione in Qatar da sogno ad incubo.
Incubo è infatti la giusta parola per spiegare la prima partita dell’Argentina, che non solo esce sconfitta dal match contro l’Arabia Saudita (non certo un top team mondiale), ma che mette in mostra una serie di difetti difficili da limare in poche ore: dalla poca propensione al proporre gioco alla difficoltà di leggere la tattica del fuorigioco messa in atto dagli avversari fino alle difficoltà mentali che hanno mostrato una Nazionale poco incline al rispondere colpo sul colpo agli avversari.
L’Argentina è quindi obbligata a vincere contro il Messico, dove arrivano risposte (anche se parziali) positive: la squadra di Scaloni vince 2-0 (grazie a Messi che sblocca una partita abbastanza chiusa) anche se convince poco per via di una manovra abbastanza farraginosa e della tanta difficoltà mostrata nel creare occasioni da gol. Al di là della prestazione di Messi (che contro il Messico mette il primo vero mattoncino sul suo Mondiale) a sorprendere contro il Messico è la rivoluzione messa in atto da Scaloni. Il tecnico, infatti, rivoluziona per intero la difesa salvando il solo Otamendi, inserisce Fernandez in mezzo al campo al posto di Paredes e soprattutto passa dal 4-2-3-1 al 4-3-3 con Mac Allister mezzala e Messi esterno libero però di svariare per il campo. Per la sfida decisiva contro la Polonia, Scaloni cambia ancora a livello di uomini, ma non a livello tattico, confermando il 4-3-3: in difesa tornano Molina e Romero mentre in attacco arriva la mossa a sorpresa con l’esclusione di Lautaro e l’inserimento di Alvarez. Proprio l’attaccante del Manchester City chiude la partita con il gol del 2-0 che permette alla Nazionale di passare da prima il girone.

Superata la fase a gironi, può partire la grande scalata verso l’Olimpo, scalata che parte contro l’Australia (con Martinez che salva la squadra con una grande parata sul finale di partita) per poi proseguire contro l’Olanda (dove prima l’Argentina spreca il doppio vantaggio e poi si salva ai rigori) e contro la Croazia dove l’Argentina gioca la sua migliore partita vincendo per 3-0 contro i vice campioni del Mondo. Arriva poi la finale con le sue mille emozioni che hanno portato all’epilogo dei calci di rigore con l’Argentina campione del Mondo per la terza volta nella sua storia.

Una vittoria che premia Scaloni capace, come detto, di fare gruppo e far uscire la Nazionale da una situazione piuttosto difficile visto l’inizio del torneo. Non solo grandi doti umane però, ma anche grande capacità di lettura delle partite, con Scaloni che alterna moduli (si vede anche la difesa a tre) e che cambia giocatori senza che cambi più di tanto il risultato finale con la sola eccezione di Messi (naturalmente) e di De Paul equilibratore fondamentale per il C.T.
Bravo nel saper dare a Messi la giusta tranquillità (e bravo Messi a gestire la pressione nella sua ultima occasione Mondiale) e coraggioso nel mettere in panchina Lautaro, che per storia ed esperienza partiva davanti ad Alvarez nelle gerarchie.
Insomma, dietro alla vittoria c’è tanto di Scaloni, che ora avrà un compito ancora più difficile: quello di confermarsi sul tetto del Mondo nel 2026.