La FIGC vorrebbe scrivere una nuova, fondamentale pagina di giurisprudenza sportiva: il reato di EMOJI. Le "faccine" che tutti, i giovani sopratutto, utilizzano per rendere più divertenti messaggi e social.

I fatti: Theo Hernandez, terzino del Milan di 23 anni, ha deciso di affiancare la foto dell'arbitro Pasqua con delle emoticons appunto, che mimano il vomito. Una critica affatto velata alla direzione di gara che gli avrebbe negato un calcio di rigore a pochi minuti dalla fine.
La procura federale ha quindi pensato bene di aprire addirittura udite udite un'indagine (!!!) per far luce sull'accaduto. Quindi dobbiamo desumere che qualcuno (magari lo stesso Pasqua o un suo parente) visto il post su instagram del profilo del giocatore abbia avvisato (magari nel cuore della notte) i vertici della FIGC perché sia fatta giustizia. Pensate amici che per reati veri le inchieste partono con mesi di ritardo, qui invece dopo nemmeno 1 ora.
E poi cosa ci sarà da investigare? Interrogheranno le faccine? Chi ha commentato il post? Certo, perché deliberare su una emoji non si è mai sentito e non deve essere facile. L'emoji non parla... altro che pentiti. A ben guardare può essere anche enigmatico: come possiamo stabilire con certezza che Theo ce l'avesse con Pasqua e non con problemi intestinali? Dovremmo insomma interpretare il codice delle faccine o meglio crearne uno nuovo, in maniera da tutelare la dignità di un signor arbitro che oltre a non vedere i rigori, forse non vede nemmeno che nei post si può rispondere in maniera diretta, senza sprecare tempo e soldi pubblici per simili affronti.
Qualcosa di simile all'altro grande caso: Ibra-Lukaku, dove i due attaccanti attaccabrighe si sono dovuti sorbire anche qui un'inchiesta per stabilire se e cosa si fossero detti i 2 bestioni inferociti.
Un'altra grande prova di forza della federazione che in effetti si fa rispettare in tutte le sedi come grandissimo ente comico: perché il momento è serio, ma così ci fate proprio ridere.