Portale “VivoPerLei, CalcioMercato.com”, Ottobre 2019. 

Qualcuno in redazione cerca opinioni, c'entrano gli allenatori della Serie A e i loro modi diversamente vincenti per portare in alto l’orgoglio nostrano. Ad un certo punto del bando, appare la parola “prototipo”: serve dunque un modello, un esemplare caratteristico che individui universalmente la persona che parla al post-partita per cliché standardizzati del tipo “stiamo crescendo, stiamo facendo bene, pensiamo partita dopo partita...”.
Conte, Sarri, Ancelotti, Gasperini e gli altri mister: chi è il mio preferito? Mi trovo più in difficoltà di quando esploro il menù del ristorantino sul mare che saccheggio da sempre nell'hinterland salentino. Faccio breve mente locale, e con l’acquolina in bocca scelgo come impostare questo excursus per analogia: esattamente come quando arriva il ragazzo delle ordinazioni, per non decidere tra le opzioni scelgo tutto l’opzionabile.

Avete mai letto Frankenstein di Mary Shelley? Pezzi di esseri umani che compongono una creatura indomabile dalla forza sovrumana resistente al freddo più pungente. Il nome del mostro prende in prestito il cognome del suo creatore (il dr. Victor Frankenstein) ma in realtà era stato concepito come “Il moderno Prometeo” e in questo mio tentativo di rifacimento in chiave tecnico/tattica cercherò di analizzare “Il moderno Prototipo” dell’allenatore perfetto.


Testa - Josè Mourinho 
Lo stratega per eccellenza
. Di lui si potranno scrivere libri sulla psicologia usata dal portoghese nel convincere i suoi giocatori della loro onnipotenza calcistica, della strategia mediatica che usa per distogliere l’attenzione della stampa dalla squadra, dell’arroganza studiata a tavolino per indispettire il Guardiola di turno.
Ti dicono che hai vinto per un errore arbitrale? Diventa “prostituzione intellettuale”. Due tuoi giocatori vengono espulsi prima della fine del primo tempo? Gesto delle manette e sudditanza psicologica ristabilita. Stai stravincendo una partita ma il tuo unico pensiero è la prossima? Lanci un foglietto ai tuoi indicando le ammonizioni “tattiche” per i diffidati. Non cambierà mai. In panchina come su un tavolo di scacchi, Josè Mourinho è il suo personalissimo avvocato del Diavolo, pronto all’ennesima diavoleria per avere sempre ragione su tutto. Anche quando ha palesemente torto. 

Occhi - Antonio Conte 
Li ha ovunque. Guarda il portiere, i difensori, i centrocampisti, gli attaccanti, i panchinari, i raccattapalle, l’arbitro, i tifosi. Non è concesso nulla ad un luogo in cui vi sia Antonio da Lecce che le sue componenti non siano esattamente al posto desiderato da Antonio da Lecce. Grida, gesticola, si esalta, poi si deprime. Corre, scalcia, esulta, protesta. Ogni volta che guardo Conte la vocina di Federico Buffa mi entra in testa recitante <<di lui si dirà “avessi avuto metà delle sue energie sarei divenuto una centrale elettrica”>>. Antonio Conte è l’allenatore che più di tutti è attento ai particolari e se non fosse che prima di entrare in zona tecnica bacia innumerevoli volte il suo rosario personalizzato, non oserei un attimo ad associarlo al vecchio detto “il Diavolo sta nei dettagli”.

Bocca - Carlo Ancelotti
E’ quella utilizzata da Carletto per celebrare ogni successo. E’ quella da cui escono le note più dolci per i suoi tifosi. “I migliori anni della nostra vita”, “‘O surdato nnamurato”, "Allez, Paris Saint-Germain!" sono solo alcuni dei grandi successi riadattati all’apparato fonatorio del tecnico di Reggiolo. Lui è universalmente l’allenatore che si fa voler bene ovunque vada ad allenare grazie alla sua umanità, alla sua gestione delle risorse, al suo senso di professionalità che lo porta a prendere sempre la decisione giusta al momento giusto. Laconico l’abbraccio con Insigne dopo il gol in Champions contro il Salisburgo: per lui non pioverà mai abbastanza in queste situazioni per impedirgli di rivedere il sole. Perchè in realtà è Carletto che porta il sole. (Aspettiamoci dunque il prossimo successo celebrato con “‘O Sole Mio” di carusiana memoria, e non me ne vogliano i tifosi azzurri più scaramantici!).

Polmoni - Fabio Liverani
Lo sai che...il Lecce è la squadra dopo 8 giornate ad aver corso di più in Serie A dopo l’Inter di Conte? Ben 109.186 km percorsi. L’allenatore dei salentini è stato capace di portare i giallorossi prima in Serie B e poi in Serie A dopo anni di Purgatorio tra i Professionisti. Una squadra che è stata costruita con pochi denari ma con intelligenza e che grazie alle idee del suo Mister può essere considerata una sorpresa assoluta del nostro Calcio. Il 4-3-1-2 è sempre stato sinonimo di qualità ma quasi mai si era visto come abito tattico di una candidata alla semplice salvezza: per permettersi le due punte e un trequartista, il Lecce ha bisogno di correre come se in campo ci fossero 11 Forrest Gump. “La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita da scartare...e da tirare in porta” Semi-cit.

Cuore - E chi se non Siniša Mihajlović?
Il leone che alberga dentro di lui lo porta a combattere battaglie che prevaricano qualsiasi limite del sopportabile. Lui fa quello che ha sempre fatto di fronte alle punizioni del campo o della vita: prende la rincorsa e insacca. Paradossale come uno che ha sempre fatto del lavoro il suo cavallo di battaglia sia in realtà un epicentro di sentimento grondante: segue la sua squadra, di persona quando può e dal computer quando non può. Con la sua voce quando può, dal telefono quando non può. E il risultato è sempre lo stesso: il leone si moltiplica al Dall’Ara e gli avversari devono vedersela coi ruggiti dei rossoblù. King Mufasa o meglio... Sinisa non smetterà di ruggire.

Attributi - Maurizio Sarri
Nel 1999 lascia il lavoro come dipendente della Banca Toscana per allenare il Tegoleto a tempo pieno. 20 anni dopo è uno dei candidati a sollevare la Champions League a fine stagione. Allena una Juventus che in 3 mesi ha già stravolto: ha alzato il baricentro, ha messo fuori rosa senatori storici (vedi Mandzukic), ha improntato una squadra al gioco triangolato e ad una manovra che parte dal portiere. Un modus operandi che aveva già applicato nelle esperienze precedenti a Napoli (con il quale ha sfiorato la leggenda) e a Londra vincendo un trofeo europeo col Chelsea. Uno così, che se ne frega di andare per il sottile, che lascia il sicuro per il precario, che in tuta trionfa in un mondo di giacche e cravatte...non può che scrivere pagine di storia di un’enciclopedia (quella bianconera) ancora incompleta.

Gambe - Giampiero Gasperini
A un certo punto del campionato, mi sono accorto che quando guardo l’Atalanta il mio televisore impazzisce. Tanto alta è la frequenza dei movimenti delle gambe vestite di nerazzurro, che le immagini lasciano quasi la “scia”. Papu verticalizza, Ilicic “genializza”, Zapata finalizza. Ho visto quest’azione fino alla nausea eppure la nausea non mi viene mai. Perché l’Atalanta è una splendida realtà italiana e il principale fautore di questa meraviglia è il suo Mister, che pare abbia una bacchetta magica capace di trasformare le gambe dei suoi in motorini a cambio automatico.


Al termine del mio racconto a metà tra il gotico e il tattico, la domanda sorge spontanea: sarebbe impossibile aspettarsi dal dottor Victor Frankenstein una creatura così perfetta oppure... si può fare?