In quanti ci si è chiesti cosa sarebbe accaduto se si fosse nati in contesti diversi e soprattutto in epoche diverse comparate alle qualità che si hanno innate o che si sono acquisite nel corso della propria esistenza nell'epoca della propria vita, nel momento in cui si è nati dopo studio, impegno, lavoro e abnegazione.
A volte alcuni contesti sono più competitivi e difficili in un'epoca e più facili e con meno concorrenza in un'altra epoca. E in determinati contesti, se il livello generale in qualche modo si abbassa, un soggetto che magari è considerato bravo o comunque un buon elemento, discreto se vogliamo in una determinata sua epoca, in altri contesti meno competitivi, in altre epoche sarebbe stato considerato un top assoluto. Un big. È come nascere in un'epoca sbagliata: quando si dice che la vita un tempo era più facile.

Questo succede anche nel calcio. Ci sono calciatori che hanno fatto più che bene nella loro carriera, in una epoca in cui nel loro contesto, appunto il soccer, tanto per dirla alla americana maniera, era di un livello competitivo tra i migliori di sempre.
E quindi passano inosservati o quasi, per poi essere comparati nelle epoche successive, in un calcio diverso, se vogliamo meno competitivo rispetto a delle epoche precedenti, e quindi in qualche modo immaginarseli in certi questi contesti diversi, in un calcio diverso, meno competitivo di quello vissuto da loro, e arrivare a rivalutarli, dargli maggiore credito e considerazione. Si arriva ad apprezzarli di più. E addirittura si arriverebbe a fare carte false per avere simili elementi oggi anche nella nazionale azzurra.

Alessandro Matri, detto 'Mitra Matri', per il suo modo di esultare dopo un gol, imitando un mitra che spara, è stato un buon attaccante italiano, uno dei tanti. Anche discreto. Era un attaccante davvero valido. 
Oggi, con la moria di attaccanti che c'è, sarebbe un top player italiano. E sarebbe titolarissimo in azzurro. Ma perché c'è questa moria di attaccanti in questa epoca mentre negli anni 90-inizi 2000 abbondavano? Probabilmente la colpa è del 'falso nueve' e del concetto di spazio.

Mi spiego meglio: di tutto questo in un certo senso si può dare la 'colpa' bonariamente ad un uomo che è considerato e lo è stato a tutti gli effetti un rivoluzionario del calcio, ovvero Pep Guardiola, tecnico spagnolo che da calciatore ha giocato anche in Serie A con il Brescia e la Roma. Guardiola da tecnico del Barcellona con il suo gioco chiamato 'tiki taka' ha in qualche modo creato una moda, un hype, una tendenza che poi si è diffusa a macchia d'olio e ha influenzato tutti o quasi. Ha ideato il concetto di 'falso nueve' e come punta centrale lo spazio.
Per 'falso nueve' non si intende un classico numero 9, un bomber alla Alessandro Matri d'area di rigore che gioca vicino l'area avversaria ed è lì sempre in agguato pronto ad arpionare tutti i palloni che gli arrivano per buttarli dentro nella porta avversaria. Questo è un 'vero nueve'. Il 'falso nueve' è uno che parte lì sulla carta, dove giostra un vero nueve, ma per poi avere un approccio al ruolo completamente diverso. Svaria, è più mobile, lascia spesso la sua posizione e lascia quello spazio lì libero. Da qui il concetto che la punta centrale è lo spazio, poiché il falso nueve svariando non rimane immobile nella sua zona spesso, ma come una tarantola svaria su tutto il fronte d'attacco lasciando lo spazio libero della punta centrale, e la punta diventerà colui che si inserirà e aggredirà quello spazio durante una azione offensiva. Da qui il concetto che la punta centrale diventerà lo spazio, non dando così punti di riferimento agli avversari.

Questo concetto è poi evoluto in un calcio totale e anche in una una modifica dei ruoli. Il mediano classico non esiste più o quasi, la forza bruta non basta più, occorre anche fosforo e tecnica, il centrocampista è diventato box to box, i terzini sono diventati a tutta fascia, l'impostazione dal basso ha portato i difensori centrali a dover avere buoni piedi, questo a volte a discapito di una capacità diversa e minore della marcatura sull'uomo.
Si è passati anche dalla marcatura a uomo a quella a zona. Ma poi si è sempre tornati a voler avere i difensori che siano bravi a sentire l'uomo e bravi a marcare, a rubare la palla agli avversari, e si è tornati soprattutto a voler riavere quei bomber d'area di un tempo che in un calcio totale, dove tutti fanno quasi tutto, compreso l'avere dei portieri con piedi da centrocampisti da cui fare ripartire una azione dal basso, ebbene nel calcio totale occorre uno che come un tempo senta la porta, abbia senso del gol e sia un rapace d'area.

Alla fine, nonostante il calcio subisca continui mutamenti nel modo di impostare le squadre con vari moduli poi da interpretare sempre diversamente così come i ruoli, alla fine si torna sempre ai concetti base e semplici, e si cerca il difensore che sappia difendere, il terzino e gli esterni che hanno corsa, capacità di cross e dribbling, il trequartista che abbia fantasia e sappia inventare l'ultimo passaggio e abbia tecnica sopraffina e l'attaccante che deve fare i gol senza dimenticare il portiere che deve essere bravo in porta.
Questi sono concetti semplici, sono dei capisaldi che di epoca in epoca resistono, nonostante le innumerevoli variazioni del gioco del calcio, a dimostrazione che il football è un gioco semplice fondamentalmente. Il calcio torna sempre alle origini.

Alessandro Matri è stato un attaccante italiano nato a Sant'Angelo Lodigiano il 19 agosto del 1984. Cresce a Graffignana, paese in provincia di Lodi. È stato un attaccante semplice. Uno che faceva ciò per il quale veniva pagato, ovvero i gol. È stato un bomber alto 1.83 cm per 80 kg. 
La sua carriera da calciatore inizia nella Virtus Don Bosco di Graffignana per poi passare al Fanfulla e successivamente arriva alle giovanili del Milan nel 1996. E sarà proprio il Milan il club con il quale esordirà nel calcio professionistico e in Serie A nel 2002-2003, anno in cui con i rossoneri, pur non essendo protagonista, vince una Champions League, una coppa Italia e una Supercoppa Europea. Lui esordisce solo in Serie A nell'ultima giornata di campionato contro il Piacenza dove i rossoneri persero 4 a 2. Nel 2003-2004 rimane al Milan senza mai scendere in campo con la prima squadra.
Nel 2004-2005 Alessandro Matri va al Prato in C1 e in 32 match realizza 5 reti. Per lui lo stesso anno c'è anche l'esordio nella Coppa Italia di Serie C con 4 presenze senza andare a segno. È ancora di proprietà del Milan.
L'anno dopo Matri passa al Lumezzane sempre in C1 e in 34 match di campionato realizza 13 gol. Con il Lumezzane esordisce in Coppa Italia e in 1 presenza realizza 1 gol. Per lui anche una presenza in Coppa Italia di Serie C lo stesso anno senza reti segnate.
Nel 2006-2007 passa al Rimini ed esordisce in Serie B. Con la squadra dell'Emilia Romagna in 28 match segna 4 reti. Per lui anche 1 gol in Coppa Italia in 2 apparizioni. Con il Rimini arriva anche la sua prima doppietta contro il Cesena.
Nel 2007-2008 passa al Cagliari, il club che gli darà la definitiva consacrazione. Con i sardi gioca sempre in A e vi resta fino al gennaio del 2011. Qui incontrerà Massimiliano Allegri, un tecnico che lo stimerà molto e che se lo porterà con sé successivamente al Milan, dove tornerà, e alla Juventus. Matri è stato un pupillo di Allegri che lo volle al Milan dopo averlo allenato al Cagliari e dopo essere diventato alla Juventus, lo fece ritornare in bianconero su sua precisa richiesta.
Matri
con il Cagliari riuscirà a raggiungere la doppia cifra per quello che concerne i gol segnati in Serie A in una singola stagione. Nel 2009-2010 con i sardi in A in 38 presenze segna 13 gol mentre l'anno dopo segna 11 gol in 22 presenze ma resta solo 6 mesi, fino al gennaio del 2011. Complessivamente con i sardi Matri tra campionato di Serie A e Coppa Italia segna 38 gol in 131 match.
Nel gennaio del 2011 passa alla Juventus dove resta fino al 2012-2013. I primi 6 mesi in bianconero in A Matri segna 9 gol in 16 match. Nel 2011-2012 Matri in 31 match segna 10 gol. Per lui quell'anno anche una presenza in Coppa Italia senza andare in gol. Nel 2012-2013 segna 8 gol in A su 22 presenza, fa 3 apparizioni in Coppa Italia e soprattutto esordisce in Champions League dove in 9 presenze i suoi primi 2 gol nella manifestazione. Per lui anche una presenza in Supercoppa italiana, trofeo che vincerà con i bianconeri sia nel 2012 che nel 2013. Con i bianconeri arrivano anche tre scudetti e una coppa Italia che arricchiscono il suo palmares
Nel 2013 fino a gennaio del 2014 gioca nel Milan e ritorna in rossonero voluto da Allegri. Qui non va per il meglio la sua esperienza e segna solo un gol contro la Lazio in campionato in A con la maglia del Milan addosso. Per lui anche tre presenze in Coppa Italia con i rossoneri senza trovare la gioia del gol.
Da gennaio al giugno del 2014 passa alla Fiorentina e segna 4 gol in 15 match di Serie A con i viola. Con I viola segna il suo primo gol in Europa League in 3 presenze ed esordisce in questa manifestazione. Accumula anche 3 presenze in Coppa Italia senza gol.
Nel 2014 fino a febbraio del 2015 gioca nel Genoa e segna 7 gol in 16 match di A con pure una presenza in Coppa Italia. Da febbraio 2015 fino a giugno dello stesso anno torna alla Juventus voluto dal suo mentore Allegri ma qui la sua seconda venuta in bianconero non è delle migliori. Per lui solo 5 match in A senza reti con la vecchia signora. Nello stessa annata con i bianconeri fa 2 gol in Coppa Italia in 2 presenze e 2 presenze in Champions League. 
Nel 2015-2016 passa alla Lazio e sempre in A in 19 match segna 4 gol. Con i biancocelesti anche 1 gol in 2 presenze di Coppa Italia e 2 gol in 10 presenze in Europa League.
Dal 2016-2017 fino al 2018-2019 gioca nel Sassuolo sempre in A e tra campionato, coppa Italia ed Europa League il primo anno dove accumula 6 presenze senza reti, complessivamente in 82 match in neroverde realizza 14 marcature. Nel 2019-2020 conclude la sua carriera professionistica nel Brescia in A dove accumula 8 presenze in campionato senza andare a segno. Nel novembre del 2022 tornò a livello dilettantistico in seconda categoria a giocare con il Graffignana 2013, il paese dove è cresciuto da piccolo e dove tutto ebbe inizio nelle giovanili. 

Una curiosità: Matri prima di intraprendere la strada del calcio, fu una promessa molto giovane del ciclismo. Correva in bici per il Pedale Graffignanino, vinse diverse medaglie, ma una brutta caduta lo portò a desistere dal proseguire la carriera da ciclista, e così riversò le sue energie sull'altra sua grande passione, il calcio.
Era destino. Il calcio torna sempre alle origini. E anche alcuni calciatori.
Matri ne è la dimostrazione e ne è un esempio.