E se per ripartire si puntasse, di nuovo, sul fattore “M”? Mi spiego meglio.
Il fattore M per la Juventus sei anni fa anni è stato Massimiliano Allegri; Marotta e Agnelli ci puntarono dopo l’addio improvviso di Conte e sappiamo tutti com’è andata la storia d’amore tra il tecnico livornese e la squadra bianconera. L’estate scorsa invece il fattore M era rappresentato da Maurizio Sarri. La Juve ci ha puntato, l’ha sostenuto in una prima parte di stagione non brillantissima, per usare un eufemismo, e ora dopo non aver nemmeno sfiorato il tanto agognato bel gioco di natura sarriana sembra voler scaricare il tecnico di origini partenopee con il più classico dei “sedotto e abbandonato”. Che la Juventus non sia contenta dell’allenatore toscano non è un mistero, da gennaio in poi in pochi o nessuno hanno avuto il coraggio di difendere ancora a spada tratta Maurizio Sarri, che ormai appare sempre più lontano dalla panchina bianconera, senza contare che hanno appena venduto al Barcellona un Miralem Pjianic che Sarri ha, dal primo giorno di ritiro, considerato imprescindibile per dare vita al suo gioco. Personalmente ho visto una squadra che ormai va avanti per inerzia sperando di finire la stagione nel migliore dei modi e poi arrivederci e grazie. Senza un vero condottiero, una squadra autogestita dove purtroppo il tecnico non è riuscito non solo a dare la sua impronta di gioco, ma anche a conquistarsi un rispetto e una derivante simpatia necessaria ad amalgamare il gruppo e a vincere. D’altronde se predichi un certo tipo di calcio e ti ritrovi con lo scudetto in ballo a 5 giornate dalla fine, con un piede fuori dalla Champions, e con due trofei già sfumati, e alleni la Juventus, le critiche ci stanno tutte.

Fatto questo piccolo preambolo, vorrei ritornare sul fattore M.
Il mio fattore M è, invece, Andrea Pirlo, il “Maestro”.
Mi spiego meglio: in questi giorni un susseguirsi di voci che volevano Sarri sollevato dall’incarico hanno riportato alla luce il nome di Pochettino o addirittura si è ipotizzato Zauli, tecnico della primavera, come traghettatore. E se invece fosse Pirlo a guidare la squadra dal primo agosto in poi? E se invece fosse Pirlo a giocarsi la Champions sulla panchina bianconera in agosto? Facendo qualche ricerca nei miei ricordi, mi sono venuti in mente tre nomi che potrebbero far ben sperare nel caso in cui questa ipotesi, ad oggi clamorosa, dovesse verificarsi. Guardiola, Zidane e Di Matteo. Pep Guardiola non ha bisogno di presentazioni, fautore del tiki-taka, il suo Barcellona ha giocato uno dei più bel calcio della storia, per di più vincendo. Ma com’è partito Pep Guardiola? A 36 anni diventa l’allenatore della seconda squadra blaugrana, per lui una sola stagione alla guida del Barcellona B per passare poi l’anno seguente, a 37 anni, sulla panchina della prima squadra; risultato dopo un anno? Champions, Liga e coppa di Spagna. Zinedine Zidane, è un altro che non ha bisogno di presentazioni. Zidane viene chiamato alla guida del Real Madrid, dopo un anno da vice di Ancelotti, e una stagione e mezza sulla panchina del Real Madrid di Castilla, subentra a Benitez dopo l’esonero a gennaio, risultato? Champions (ne vincerà poi altre 3 consecutive) e secondo posto in Liga. Quello che ha più esperienza, in questa breve lista, è Roberto Di Matteo, ex tecnico dei Blues. Di Matteo prima di approdare sulla panchina del Chelsea aveva due esperienze nelle serie minori inglesi e mezza esperienza in Premier con un esonero. Risultato? Subentra e alza clamorosamente la Champions Ligue contro il Bayern Monaco, oltre alla vittoria dell’FACup.
E così allora, non sarebbe poi così strano vedere Andrea Pirlo sedere sulla panchina della Juventus nel caso in cui si decidesse, clamorosamente, di sollevare Maurizio Sarri dall’incarico di allenatore della prima squadra. Pirlo che ha già un accordo con la società torinese per allenare la prossima stagione l’Under23 bianconera, potrebbe così seguire le orme dei su citati ex-calciatori. Uno come Andrea Pirlo è stato il cervello di tutte le squadre in cui ha giocato, ha alzato trofei da protagonista, e ha un carisma paragonabile sia a quello di Zidane che a quello di Guardiola. La sua visione di gioco è stata unica, uno di quelli che ti faceva fare il salto di qualità, che spostava gli equilibri, che con un solo passaggio poteva tagliar fuori tutto un reparto, delle volte anche due. Ed è per questo che non mi meraviglierebbe una scelta del genere, e anzi mi sentirei di appoggiarla in pieno. Il rischio è di bruciarlo, un po’ come fatto con Ciro Ferrara nel 2009, quando subentrò a Ranieri e fece ben sperare per poi perdersi qualche mese più tardi.
Ma se c’è qualcuno che possa fare un salto del genere questo è proprio Andrea Pirlo, il “Maestro”, il mio fattore M.