La vittoria in trasferta del Milan, contro la Roma, la settima consecutiva e la decima totale, sulle undici giornate del Campionato disputate, lo proietta al primo posto della classifica, in compagnia del Napoli, entrambe con 31 punti ed un vantaggio di ben sette sulla più diretta delle inseguitrici, quell'Inter, Campione di Italia che domenica sera dovrà affrontare proprio la capolista allenata da Mister Pioli. Un'ottima occasione per dare risalto a due squadre e due "piazze", da anni poco considerate nel palcoscenico calcistico italiano.
Viceversa non è questo l'interesse di chi contribuisce a trasformare "l'evento calcistico", in un "carrozzone mediatico", dove di "sport in primo piano", c'è ben poco e alla ribalta balzano sempre più spesso, "comparse" irrilevanti nel contesto generale, ma trasformate negli attori principali, nella più classica delle "soap opera" in stile messicano, senza nulla togliere ai simpaticissimi e cordiali Sud Americani. Volenti o nolenti, si sta facendo l'impossibile per stufare anche chi è cresciuto, come me, a pane e calcio. Sono talmente tante le scelte adottate in modo illogico che diventa quasi impossibile capirne il motivo. "Quasi", perchè alla fine è sempre e solo una questioni di soldi, poco confortante parlando di Sport ed uso ancora per rispetto, la S maiuscola, ma poichè tutto è stato trasformato in Show-buissnes, anche i soldi fanno parte di questo grande ingranaggio.

In questo atto d'accusa contro chi sta trascinando il calcio italiano alla deriva, partirei da chi ne è sempre stato il "capo espiatorio", spesso a torto, ma che nel momento decisivo ha dimostrato di non voler indietreggiare da privilegi consolidati, di fregarsene della trasparenza e della correttezza, ma di voler continuare ad essere, "l'attore principale". Appare fin troppo evidente che la classe arbitrale italiana non vuole avvalersi della tecnologia e della VAR. Non si offende nessuno affermando che l'arbitro Maresca non era la scelta migliore per un big match come Roma-Milan. Il suo modo di arbitrare, la facilità con cui, da sempre, deve ricorrere ai cartellini, gialli e rossi, per mantenere il controllo della partita è risaputo ed avrebbe dovuto suggerire altra designazione. Ma, utilizzando la  sala var come primo arbitro e non certo come un passa tempo, potrebbe dirigere la partita qualsiasi vigile urbano, a cui richiedere un'unica qualità, oltre a saper fischiare, essere sempre nelle vicinanze dell'azione. Troppo difficile?
In Italia si è riusciti a creare una assurda rivalità fra arbitri e var. Vere e proprie sfide, dove in gioco c'è solo l'arroganza di chi si ritiene più bravo, fra campo e tecnologia, senza rispetto per tutto il resto, Squadre e Tifosi compresi. Per quanto tempo si potrà ancora accettare questa situazione? Ma davvero pensate che sia colpa del singolo arbitro, o state capendo che si credono intoccabili?

Troppo calcio. Chi ha una minima conoscenza di economia conosce il concetto per cui una cosa rara, è più costosa ed attira maggiormente. Oggi il prodotto calcio occupa giornalmente i programmi televisi, sette giorni su sette, fra campionati nazionali e competizioni europee. Talmente tante che ho iniziato a ridurre drasticamente la visione pur avendone l'opportunità. Tutto ciò non produce ricavi più alti, complica notevolmente di recarsi allo stadio, con partite in orari sempre più complicati e in giornate lavorative e specialmente appiattisce quell'interesse generale che era un valore aggiunto. Sicuramente un vantaggio notevole per le sale scommesse e per chi rischia di diventarne dipendente, ma anche questo è un argomento poco pertinente con lo sport.

Mezzi di comunicazione. Se il Milan fosse una squadra straniera, probabilmente occuperebbe le prime pagine e i notiziari dei più importanti mezzi di comunicazione.  Una squadra che vince, che riduce le spese, che non accetta dictat da procuratori e continua a ribadire che il concetto "sostenibilità" è vincolante al loro programma, dovrebbe riscuotere interesse e applausi. Questo non solo non succede, ma il Milan viene anche "sbeffeggiato" per aver perso propri giocatori a parametro zero e nonostante sia da due anni costantemente nelle prime posizioni di classifica, non viene neppure accreditato sportivamente. L'Atalanta era simpatica, tranne ad Agnelli, ma il Milan rischia di minare le basi di un sistema costruito sul "vincere ad ogni costo", a volte anche illecito, ma certamente fin troppo dispendioso per quei Presidenti che non si accontentano di partecipare. Certo, nessuno piange quelli che si sono rovinati, la lista è talmente lunga, che i capitali sperperati avrebbero risanato nazioni intere e forse continenti. Poi non si piange nemmeno per i magazzinieri dell'Inter licenziati per ridurre le spese. Peccato constatare che il loro costo totale incideva meno di dieci giorni retribuiti a Pinamonti. Se i giocatori dell'Inter facessero una colletta offrendo quello che spendono in un fine settimana in discoteca, i tre magazzinieri arriverebbero facilmente alla pensione, ma questo a chi interessa?.

Il calcio sostenibile è fin troppo pericoloso per chi rischia di non essere più utile, non per motivi discriminanti, ma proprio per la sua INUTILITA'. Il Milan vince a Roma, dopo aver disputato un ottimo primo tempo, esibendo gioco, idee e personalità, come aveva fatto a Bergamo e in casa, contro la Lazio. I cori contro Zlatan, i buu contro Kessie, facciamo finta di non averli sentiti, mentre per gli episodi affidiamoci ancora alla sapienza di Vujadin Boskov: "fallo è, quando arbitra fischia", in attesa che sia chiaro che arbitrare in modo equo è possibile.