La vittoria in rimonta contro il Verona non vale solo i tre punti, che proiettano la squadra allenata da Mister Pioli in testa alla classifica, in attesa che il Napoli affronti il Torino fra le mura amiche, ma autorizza ad una serie di considerazioni, tutte positive, che danno una dimensione, finalmente chiara e più accreditata, di quali siano le reali possibilità di questa giovane squadra che si sta confermando ad ottimi livelli da più di due anni. 

C'erano tutti i presupposti giusti per ritenere, l'avversario proposto dal calendario alla ottava giornata di campionato, il più classico degli ostacoli insormontabili. Alle numerose assenze, i titolarissimi Maignan, Theo e Diaz, oltre a Florenzi, Messias e Bakayoko, che avevano demoralizzato certamente la tifoseria rossonera e limitato le scelte a disposizione di Mister Pioli, bisognava aggiungere il Verona ottimamente allenato da Mister Tudor. Ben diverso da quello inizialmente guidato da un Di Francesco in grandissima difficoltà a trovare il "bandolo di una matassa" che sembra oramai smarrita nonostante un promettente inizio carriera, che si è presentato particolarmente aguerrito e forte di una tradizione più che favorevole, basti pensare che negli ultimi due precedenti il Milan aveva pareggiato, 1a 1 e 2 a 2, sempre rincorrendo gli scaligeri. La pausa per le nazionali e qualche cambio obbligato, in vista del decisivo incontro di Champions, martedì sera in Portogallo contro il Porto, completavano i dubbi sull'esito di un incontro che definire "facile" era completamente azzardato.

Il Verona iniziava la partita pressando a tutto campo, trovando subito il gol del vantaggio e raddoppiando su un calcio di rigore, purtroppo inesistente, che l'arbitro Prontera concedeva dopo lunga consultazione con il VAR. Al minuto 23 il "diavolo" era KO e non vi era alcun segnale di poter invertire una situazione che appariva compromessa. Ci si poteva solo aggrappare ai tifosi, immensi nell'incitamento alla squadra e nella consapevolezza che il Verona non avrebbe potuto reggere quei ritmi e già in partite precedenti si era fatto raggiungere, o superare, nonostante il duplice vantaggio. Se la calma è la virtù dei forti, allora il Milan è sulla strada giusta e l'infortunio di Rebic al minuto 38 la prima svolta di una partita che sarebbe stata ancora molto lunga e non priva di sorprese. L'ingresso di Leao che, va subito precisato, è tutt'altro giocatore rispetto allo scorso anno, come Tonali, Romagnoli e Saelemeker, accendeva la speranza che si potesse salvare la serata e il risultato.

Il Milan usciva dagli spogliatoi desideroso di capovolgere il risultato. Mister Pioli inseriva Krunic e Castilleco, per Maldini e Salamandra e complice un atteggiamento tattico del Verona, più prudente e un preventivato calo fisico, iniziava una partita totalmente diversa dal primo tempo.         
Il boato di San Siro accompagnava Ibra mentre iniziava il riscaldamento e Giroud, alla prima palla giocabile, mostrava le sue indiscusse doti nel gioco aereo. Gol e partita riaperta, con il Verona chiuso nella sua metà campo e con Ibra nuovamente in campo, come contro la Lazio, alla terza partita di campionato, per pochi minuti, ma sufficienti per segnare il definitivo gol del 2 a 0. Il rigore su Casty, trasformato da Kessie e l'autogol sul tiro cross sempre dello spagnolo, completavano la rimonta che sembrava impossibile solo pochi minuti prima. Nei meriti del Milan, che sono moltissimi, non si possono dimenticare le responsabilità del Verona che forte del doppio vantaggio avrebbe dovuto cercare una gestione diversa, ma il gioco proposto da Mister Tudor, che ricalca quello di Gasperini ai primi anni, quello di Genova per capirsi meglio, o Juric, prima a Genoa e poi a Verona e oggi a Torino, si basa su una ottima condizione fisica, sul fallo sistematico e spesso fin troppo irruento, che se non è supportato da una corsa continua e sull'aggredire il portatore di palla perde molta della sua consistenza. La squadra scaligera crescerà sicuramente, ma ieri ha dovuto arrendersi ad un Milan che è riuscito a buttare il cuore, "oltre l'ostacolo".

Bravo Mister Pioli a scegliere di allargare gli esterni, di alzare i ritmi e proporre i cross per i suoi attaccanti.
Bravi i giocatori, a non arrendersi,
a non lasciarsi sovrastare da una logica depressione, frutto del doppio svantaggio.
Bravi i tifosi, che hanno incitato per tutta la partita, dimostrando quanto il pubblico sia importante, non un utile contorno solo per riempire le casse di club in continua perdita per gestioni scellerate, ma 12 uomo di un calcio che ha bisogno di passione e di queste partite per scalare la classifica di gradimento sempre più rivolta ad altro. Nella vittoria del Milan, che mi riempie di gioia, non si può non evidenziare anche la modestia del campionato italiano. Una formazione ampiamente rimaneggiata, priva di almeno quattro titolari e sotto di due gol, riesce a vincere sia perchè compie una "impresa", ma anche perchè il tasso tecnico dell'avversario di turno e generale è basso e superabile anche solo grazie a tanta corsa e applicazione. Otto giornate, sette vittorie ed un pareggio, per un totale di 22 punti, avendo già affrontato la Lazio, la Juventus e l'Atalanta, mai in passato il Milan aveva totalizzato così tanti punti. Se pensiamo che quando Mister Pioli subentrò a Gianpaolo il girone di andata si concluse con soli 25 punti, il percorso intrapreso ha portato risultati più che soddisfacenti.

E' una vittoria di tutti, del gruppo, della Società e dei tifosi, nella consapevolezza che questa squadra non è "fortissima", non avrà molti "campionissimi", ma sa lottare e non rinuncia ad una corsa o ad un takle per paura di sudare o di farsi male. Il calcio fatto di giocatori, non di figurine, dove le lacrime di Castillecò, a fine partite, valgono più di mille interviste, dove Tatarusanu, Ballò Tourè o altri, non saranno così famosi, acclamati o ricchi, ma potranno raccontare di aver giocato nel Milan, a San Siro, con il pubblico a cantare per novanta minuti.
Questo è il calcio, almeno il Nostro Calcio e allora tutti in piedi e cantiamo: "in Italia, MILAN, in Europa, MILAN e nel Mondo, MILAN, ovunque noi vinciam".  
Siamo solo all'ottava di campionato, la strada è ancora lunga, ma se oltre agli avversari riusciamo anche a sconfiggere sfortuna e ingiustizie (molto strani gli ultimi tre rigori fischiati contro), allora ci sarà da divertirsi.