Il Milan supera anche l'Atalanta di Mister Gasperini e aggancia l'Inter al secondo posto in classifica, lontanissimo dal Napoli, capolista indiscusso di un Campionato che lo vedrà vincitore.
L'unica incertezza è sul numero di punti di vantaggio che riuscirà a totalizzare la squadra partenopea, sulla più brava delle inseguitrici, visto che già i 18 attuali rappresentano un record. 

La presentazione ufficiale della quarta maglia, certamente più gradevole di molte altre, di fronte ad una cornice di pubblico che va sempre rimarcata, ha coinciso con la terza vittoria consecutiva in campionato, la quarta, aggiungendo l'impegno di Champions contro il Totthenam. Tutte concluse tenendo la porta inviolata.
Dopo oltre cinque lunghi mesi di assenza è tornato titolare, Maignan. Penso sia superfluo sottolineare quanto ci sia mancato, non solo per le parate, che ad esempio contro l'Atalanta non ha dovuto effettuare, ma per come sa guidare la difesa, come sa utilizzare perfettamente tutta l'area di rigore, senza timore di affrontare le uscite, spesso utili a prevenire le azioni pericolose, oltre a saper distribuire il pallone con i piedi e consentendo dunque a tutta la squadra di poter alzare il baricentro del gioco. Se lo scorso anno è stato premiato come il miglior portiere della Serie A, non è dunque un fatto insignificante e fra le tante ragioni dell'"orribile" mese di gennaio, ciò non va dimenticato.

Nella vittoria contro l'Atalanta, ben più netta del risultato finale, ci sono tutte le risposte alle domande che nel momento più buio di questa stagione si erano posti in molti, al punto di dubitare sulle capacità di Mister Pioli. Il lento ritorno di Theo, Giroud e Leao, alla migliore condizione fisica, appesantita dal Mondiale in Qatar, ha coinciso con il ritorno alle vittorie. Kalulu sulla fascia destra è praticamente insuperabile e ben più forte di Calabria, a cui sarà difficile ritrovare la titolarità e la fascia da capitano. Tomori è tornato ai livello degli scorsi anni e Thiaw, trovata la titolarità con continuità è in costante crescita.
Il tanto criticato Krunic, specialmente da me, ha garantito quella "quantità" che, specialmente a centrocampo, stava mancando e che il solo Tonali non poteva garantire. Giroud, già bravissimo nel gioco aereo, aiuta sia nelle ripartenze che nella finalizzazione, con Diaz, Messias e Leao, incaricati di sfruttare spazi e occasioni. Insomma quel "motore grippato" a cui più volte avevo fatto riferimento è stato revisionato ed ora è pronto a ripartire.
Il Milan torna quindi a conquistare quei punti necessari per ottenere la qualificazione Champions e ciò non è per nulla irrilevante, visto che sappiamo perfettamente quanto il budget di spesa della squadra rossonera non possa contare su investimenti finanziati dalla proprietà, ma esclusivamente dalle entrate che producono guadagno, sportive o per cessioni di giocatori.

Ecco che questo diventa il migliore dei momenti per pianificare il futuro. Dopo la vittoria di uno scudetto così entusiasmante, che ha generato una spirale di crescita in tutte le direzioni. Una cessione, vera o presunta, ma finalizzata alla ottimizzazione proprio del brand Milan, ben oltre i confini nazionali. Alla rinuncia ad una campagna di rafforzamento. per affermare la forza di un progetto, basato esclusivamente sulla sostenibilità. Ora è il momento di dare forma e forza a tutto ciò. Quindi ben venga lo stadio di proprietà, senza condivisione con l'Inter, vicino o lontano a San Siro e la cessione di quei giocatori che non rientrano nei "parametri societari" e che possono, direttamente o indirettamente, ostacolarne la crescita. Aspettare la burocrazia e richieste sempre più impossibili da accontentare, porterebbe come minimo a quattro o cinque anni per poter vedere la prima partita, restando a San Siro. Tempi che si accorciano e probabilmente si dimezzano, costruendo in area privata. Oltretutto con costi probabilmente nettamente inferiori. Certo il progetto verrebbe privato di tutta la parte immobiliare, ma oltre a risparmiare i costi di una demolizione sempre più improbabile, Cardinale teoricamente dovrebbe risparmiare anche quei 500 milioni, che sono condizionati alla realizzazione dello stadio con l'Inter, cosa per nulla trascurabile.

Se ciò che si legge è vero, i partners contattati dal presidente di Red Birds sono tutti entusiasti di avere uno stadio di proprietà, non condiviso ed essi stessi promotori di azioni similari in America. Personalmente resto convinto che l'unica soluzione possibile per salvare sia le squadre che l'amministrazione Comunale, attualmente rappresentata dal Sindaco Sala, sia che l'Inter resti a San Siro, pagandone l'affitto e il Milan si costruisca il suo nuovo stadio. Farne due mi sembra alquanto fantasioso, così come l'abbattimento dello Stadio Meazza, per costi e inquinamento, appare improponibile, ma posso sbagliarmi.

Per quanto riguarda invece la programmazione della squadra, considerato che gli obiettivi stagionali restano fissati sul tentativo di passare il turno di Champions e di assicurarsi la qualificazione all'edizione del prossimo anno, appare evidente che molto possa transitare dalla cessione di Leao e di altri giocatori, poco o nulla utilizzati.
Ci sarà molto da lavorare e resta ancora da capire se Moncada sarà confermato e se le voci del passaggio dal Tolosa al Milan, del braccio destro di Cardinale, Damien Comolli, presidente della squadra francese, sia reale. 
Personalmente resto convinto che il primo passaggio transiti nel condividere con l'allenatore la scelta dei giocatori in base al tipo di sistema di gioco che si vuole proporre. Per fare un esempio pratico, se l'idea è quella di tornare al 4-2-3-1, tenere Leao sarebbe costoso, ma con un centravanti in grado di garantire almeno 20 gol annui e Icardi, potrebbe essere una ottima soluzione, la squadra sarebbe quasi pronta. Se viceversa si vuole virare su un 4-3-1-2 dove il belga Charles De Kateleare, giocasse dietro le due punte, la cessione di Leao diventerebbe non solo un mezzo per far cassa, ma indispensabile, poichè il portoghese portato dentro al campo perde molta della sua esplosività. Sicuramente il prossimo anno andrà ridotto di almeno cinque o sei, il numero di giocatori a disposizione dell'allenatore. Troppi i 31 di questa stagione e l'esempio di Thiaw, arrivato solo ora alla titolarità, è la dimostrazione evidente di quante difficoltà ci siano nella gestione di un gruppo così ampio, dove oggi sono ai margini i vari Calabria o Florenzi, Gabbia e Kjaer, Vrancks, Pobega e Adlì, senza nominare Bakajoko, Dest o Ballò Tourè. In tutto ciò non va trascurato quanto sia importante inserire giocatori italiani e cresciuti nel proprio vivaio. Ecco perchè l'arrivo, ormai certo, del portiere Sportiello dall'Atalanta o del ritorno di Colombo dal prestito al Lecce, sono operazioni quasi obbligate.
Più difficile l'arrivo di Zaniolo o il ritorno di Aubameyang, il 33 calciatore di Arsenal, Chelsea e Barcellona cresciuto a Milanello, entrambi garantirebbero quell'ingresso nella lista UEFA, senza obbligare ad alcuna esclusione, cosa che viceversa oggi accade. 
Quindi pianificare, muoversi nei tempi giusti e se realmente Torreira è uno degli obiettivi fissati da Maldini e Massara, ecco che il centrocampo potrebbe realmente essere rafforzato.

Prossimi avversari la Fiorentina e poi la sfida, ancora molto complicata, contro il Tottenham.
Dopo l'ebrezza dello scudetto e la consapevolezza di doverlo consegnare ad altri, a fine stagione, ora è il tempo di prendere consapevolezza di ciò a cui vogliamo aspirare. Una squadra sostenibile economicamente, mix fra giocatori giovani ed esperti, forte al punto da poter ambire ad ogni vittoria, Champions compresa.
Se lo meritano i milioni di tifosi, quelli che riempiono San Siro e garantiscono a tutto il MILAN di essere una delle squadre più famose al Mondo.