Il Milan ha timbrato il cartellino della pratica Bologna con due gol, entrambi molto belli, e un clean sheet, che fa morale. Il risultato era alla portata del Diavolo, ma non era scontato, visto 0-0 dello scorso anno. I 3 punti lo mantengono a pieno titolo nel gruppetto di testa, che questa sera potrebbe vedere il Napoli come leader della classifica. Dopo tre giornate, tuttavia, il primo posto ha un'importanza relativa, per cui ciò che conta davverò è essere fra i battistrada. I confronti diretti, Lazio-Inter e Juventus-Roma, hanno confermato che non esistono campionati di sole vittorie e che i confronti fra le migliori 7 sono sempre da tripla. Non possono non esserlo. Vedremo poi se il gruppetto delle migliori sette diventerà quello delle migliori otto con l'innesto di Torino o Fiorentina.

Fino al primo gol, i 7 uomini del Bologna impiegati in difesa e copertura sono apparsi molto elastici e attenti, ma poco densi, meno comunque di quanto erano apparsi quelli dell'Atalanta una settimana fa. Il Milan non ha avuto occasioni finché De Ketalaere non se ne è inventata una. Ha arpionato la sfera in un contrasto nel quale era sembrato sfavorito, per cui ha colto lo schieramento felsineo spezzato in due tronconi, con la difesa arretrata e il resto in avanti ad attaccare. C'era la terra di nessuno, quindi, in cui la sua falcata lunghissima è andata a nozze come un purosangue in una prateria. Sulla sinistra, ha trovato Leao, il quale aggrediva la difesa rossoblu. Leao, come fa molto spesso, fotografava la situazione, posizione del portiere compresa, prima di ricevere la palla. Poi, avendo già deciso dove avrebbe tirato, si è portato avanti la sfera e ha messo dentro lasciando in surplace gli avversari, estremo difensore compreso.

Qui vanno fatte un paio di considerazioni. Al di là della prestazione, che potrebbe essere dovuta a una giornata di grazia. De Ketalaere copre gli spazi e vince i contrasti, perché altrimenti non ci sarebbe stato in quel contrasto a centrocampo e non lo avrebbe vinto. Il belga, inoltre, aggredisce gli spazi, come dimostra la progressione con cui ha sfruttato al 100% la terra di nessuno fino a servire Leao. Vede i compagni posizionati meglio. Non è questione di essere più bravi di altri, ma di essere adatti a giocare in regia offensiva, tutto qui. Non facendolo giocare dall'inizio, Pioli non lo stava proteggendo, ma gli stava preferendo Diaz, cui non voleva rinunciare. Sapeva che, una volta entrato, il titolare sarebbe stato proprio il belga. Diaz non deve essere accantonato, perché potrebbe servire il suo spunto in area nei momenti in cui il guizzo nei 3-4 metri diventa l'unica maniera di segnare. Ognuno ha le sue caratteristiche. Come Leao del resto, che sembra segnare gol banali in cui è il portiere a togliersi di mezzo, mentre sono colpi di genio e classe. Il suo colpo no-look è un patrimonio inestimabile di quest'ala atipica venuta dal Portogallo. Come ho scritto, inquadra la porta, individua il punto debole avversario e poi, senza più guardare, la manda lì con un tiro radiocomandato. Riesce più di quanto possa piacere agli avversari.

Subito il gol, il Bologna si faceva prendere subito dalla smania di recuperare e si sfilacciava. A parte alcuni tiri insidiosi di Giroud e Messias, il Milan confezionava due palle gol auree, una di Kalulu, che veniva smarcato da De Ketalaere con un lancio alla Rivera, e l'altra con Leao e lo stesso De Ketalaere in percussione. Skorupskij era bravo, ok, ma forse Kalulu e Leao non erano stati convintissimi. Kalulu in realtà era più che giustificato, visto che era uscito dalla propria area di rigore alla Baresi e si era sparato tutto il campo in progressione, prima di proporsi in area e essere pescato da De Ketalaere. Kalulu, peraltro, ricorda Baresi, tanto nelle chiusure che, ancora di più. nell'uscire palla al piede.

Nel secondo tempo fra il 53° e il 54° c'erano dei campanelli d'allarme consecutivi, quasi uno scampanellio da vecchia stazione ferroviaria. Su una palla persa al limite dell'area di rigore avversaria, Leao, Giroud e, soprattutto, De Ketalaere restavano indietro come belle statuine. Poi Messias provava a sfondare, ma si impallava sull'avversario in quanto era evidente che era spremuto dal lavoro in copertura. Il trillo finale era di Arnautovic che solo soletto in area arrivava tardi su un pallone che puzzava tremendamente di palla gol per i rossoblu.

Lo scampanellio aveva, però, svegliato la truppa rossonera, in quanto Leao pescava Giroud in area con un lancio al bacio che il francese sfruttava in acrobazia. E pensare che l'anno scorso Giroud era stato bollato come un flop, mentre Dzeko era stato lodato come un colpo nerazzurro! Il tempo, in fondo, è galantuomo.
Chi non aveva colto il campanello d'allarme era Pioli, che non aveva rinunciato ad attendere il 60° per le new entry. Saelemaekers subentrava a Messias, ma entravano anche in contemporanea Adli e Pobega. Ora, è stato sacrosanto dare spazio ai due giovani, ma inserirli in un contesto di rivoluzione a centrocampo è stato anche pericolosissimo e di certo la cosa non è stata di aiuto ai due per mettersi in evidenza. Adli e Pobega sputavano un po' di sangue per trovarsi in quei 10 minuti che avrebbero potuto riaprire il match. Sansone prendeva il legno esterno su punizione e Tonali deviava in area verso la propria porta trovando, per buona sorte, Maignan. Nella stessa azione c'era stato uno scontro in area in cui, dall'inquadratura alle spalle di Tomori si sarebbe potuto pensare a un fallo dell'anglo-canadese rossonero. Visto dall'inquadratura opposta, sembrava più uno sfondamento ai danni di Tomori. Si può concludere che,  vista la dinamica confusa, ne sarebbe potuto scaturire qualunque cosa e, quindi, quest'ultima azione era stata doppiamente pericolosa. 

Tornando sulla rivoluzione a centrocampo, ricordo che, due anni fa in Europa League a San Siro contro il Celtic, un'identica rivoluzione aveva messo in difficoltà il Diavolo, che alla fine aveva vinto, ma con fatica, per 4 a 2.
Nel frattempo, Adli e Pobega avevano trovato le misure e comunciavano a capirsi. Il Milan tornava a girare a meraviglia e andava ancora vicino al gol con lo stesso Adli e Saelemaekers, che rende di più contro avversari ammorbiditi da Messias. E', quindi, condivisibile l'idea di far giocare prima il brasiliano, ma l'ideale sarebbe rinunciare al canonico 60' minuto e far entrare prima Saelemaekers, in una staffetta anticipata da cui i rossoneri avrebbero solo da guadagnare.

Cosa possiamo dire? Che il Milan ha, in un certo senso, dominato più di quanto dica il risultato, ma ha anche sofferto più di quanto il 2-0 possa fare pensare. La formazione è quella giusta e lo sarebbero stati anche i cambi, se Pobega e Adli non fossero entrati insieme. In un prossimo futuro, comunque, i due potrebbero davvero costituire un team di centrocampo alternativo che sarebbe titolare in moltissime altre squadre. Adli ricorda Toninho Cerezo nella corsa e nella capacità, una volta negli schemi, di essere ovunque.
Sono stati dignitosi e attenti Ballo-Touré e Gabbia, subentrati nel finale, per cui la vittoria è anche loro.
Diciamo che se il Milan evitasse qualche rischio inutile, non sarebbe malaccio. In un campionato equilibrato, certe cose possono fare la differenza.