Checché se ne possa dire ora a risultato conseguito, il Milan di ieri è andato al riposo meritando il suo bravo rimprovero. Infatti, dopo essere passato in vantaggio con una facilità irrisoria, aveva giochicchiato con spocchia irritante, specchiandosi compiaciuto della propria superiorità. Come gli capita di solito, aveva tenuto in vita l'avversario agonizzante, che nel finale dei primi 45' minuti si era reso pericoloso reclamando anche un rigore. Negli spogliatoi, Pioli deve aver opportunamente riportato la squadra alla realtà in quanto, al ritorno in campo nella ripresa, i rossoneri apparivano consci del rischio corso e chiudevano il match. Sullo 0-3, con una certa saggezza, il Milan evitava di infierire sulle spoglie del Venezia, per evitare di mortificare l'avversario. In queste situazioni, maramaldeggiare, può portare a scontri pesanti, con conseguenti infortuni, cartellini e squalifiche. Insomma, c'è il momento di dare il colpo di grazia al contendente e quello in cui occorre fermarsi. Una grande squadra deve saper individuare sia uno che l'altro, altrimenti resta un'incompiuta.

Chiedo venia per il lungo preambolo, ma è quando si vince che si devono individuare i punti deboli, per non pagare dazio nelle giornate storte. Il sollievo per lo scampato pericolo può essere pessimo consigliere.

I rossoneri hanno schierato Bakayoko al posto di Krunic, nonché Leao dal 1° sulla sinistra in sintonia con le incursioni di Hernandez. Schieravano anche Saelemaekers a destra, sempre a cavallo fra la mezza e l'esterno, allo scopo di fare spazio a Florenzi. Al centro dell'attacco c'era Ibra, con Diaz qualche passo più indietro. La maniera in cui sono venuti i primi due gol, ci dice che Pioli aveva individuato il punto debole avversario nella zona sinistra dello schieramento del Venezia. Del resto, di tanto in tanto, lo stesso Saelemaekers  finiva proprio sulla sinistra, ma Bakayoko si spostava avanti e copriva il ruolo. Proprio al primissimo minuto, il belga si spostava sulla mancina, anche se in modo un po' confusionario, quasi nevrotico, per poi tornare nella sua posizione naturale.

In realtà. non è detto che muoversi in maniera ordinata sia un vantaggio, tanto sul campo di gioco che su un campo di battaglia. Spesso la manovra ordinata è prevedibile, mentre una certa confusione può disorientare l'avversario (non accade sempre, ma a volte succede). Il Venezia era pronto a schierarsi con un 4-4-2 razionale, quello che, retrocedendo, diventa 5-4-1, ma il movimento di Saelemaekers forse lo ha disorientato. Quando al 2' Hernandez ha lanciato Leao sull'estrema mancina, tutti i lagunari guardavano il centrocampo, dove c'erano Tonali sulla mezza e Diaz più accentrato. Attendendosi, come qualche secondo prima, l'incursione in forze del centrocampo rossonero con l'aggiunta di Saelemaekers, nessuno ha pensato alla velocità di Leao, che si è involato sulla fascia. L'assist del portoghese dalla linea di fondo, degno delle ali di una volta, quelle che non ci sono più, arrivava a Ibra dicendo "mettimi dentro mettimi dentro". Lo svedese, che aveva fatto il movimento giusto, non perdonava.

Il Venezia era in bambola, come lo era stata la Roma sotto 2-0 nel giorno della Befana, ma i rossoneri non ne approfittavano. Leao si faceva un po' prendere dalla smania di arrivare in porta palla al piede, cosa che non è facile neppure per lui. Alcuni spostamenti di Hernandez a destra, facevano da pendant a quelli inversi di Saelemaekers. Dopo un tiro telefonato di Leao, poi, Hernandez e Florenzi sporcavano i guanti di Romero dalla distanza, però niente di più sostanzioso.

Fin dalla prima furiosa incursione a sinistra, Saelemaekers appariva troppo carico per alcuni minuti, specie quando, in ritardo sulla palla, interveniva a gamba tesa all'altezza della vita dell'avversario. A velocità normale, il fallo è apparso a tutti, arbitro e avversari compresi, soltanto maldestro e non violento, perché il colpo non è stato affondato per fare male. Il cartellino giallo, meritato, ha soddisfatto tutti in campo. Peraltro, dopo il match, la Santa Inquisizione ha fatto girare il fotogramma dell'impatto che, estrapolato dall'azione, potrebbe far pensare a Saelemaekers come un congiurato che tira coltellate a Cesare sotto la statua di Pompeo Magno. Facciamocene una ragione, per quanto i tifosi del Milan si lamentino spesso dell'inadeguatezza della squadra, forse per un complesso di inferiorità ormai consolidato, il loro team fa un po' di paura a tutti e ci saranno altre operazioni mediatiche denigratorie. Se non altro, comunque, il cartellino ha calmato il belga per il resto della partita.

Lasciato in vita nel momento in cui era agonizzante, il Venezia si è ripreso nel finale con 3 colpi di testa non pericolosi, ma che avrebbero potuto esserlo. Henry, in particolare, ha preso il tempo a Florenzi e si è fiondato sulla palla senza riuscire a girarla in rete. Florenzi, alle spalle dell'avversario, era attaccato alla maglia. Zanetti non si è appellato all'episodio, ma se al posto di Henry ci fosse stato Ibra, diciamolo per giustizia, i tifosi rossoneri si sarebbero lamentati per il rigore non concesso. Un bravo al tecnico veneto per non aver alimentato polemiche, però dobbiamo essere bravi anche noi nel dire che il penalty c'era, a norma di regolamento. E se il Venezia avesse pareggiato sul rigore, il Milan avrebbe dovuto incolpare solo la propria tattica attendista per essere andato negli spogliatoi sul risultato di 1-1.

Pioli deve aver capito che chi di attendismo crede di ferire, di attendismo finisce poi per perire, in quanto deve aver dato istruzioni precise ai suoi di chiudere la pratica. Lo si deduce dal fatto che il Milan ha subito aggredito di nuovo la fascia sinistra, com nella prima fase.  Prima Leao ha restituito il favore a Hernandez. Lanciato a rete sulla fascia, Theo ha messo a soqquadro lo schieramento nemico, per poi insaccare di prepotenza. Per la seconda volta, inoltre, il Milan ha punito gli avversari nella maniera in cui molto spesso gli avversari puniscono i rossoneri. Come Giroud con la Roma, Ibra ha intercettato un passaggio indietro dei lagunari e, se pure si è visto respingere il tiro dal portiere, ha messo in condizione Hernandez di battere a colpo sicuro. Svoboda parava al posto dell'estremo difensore e veniva espulso. Theo trasformava l'estrema punizione con precisione, senza pensare a spiazzare Romero. Se ci pensiamo bene, lo stesso tipo di movimento del centravanti in 180' non può essere casuale e dobbiamo pensare che Pioli stia ordinando alla prima punta di appostarsi alle spalle dei difensori in possesso di palla. Fa bene, sono questi particolari che, alla fine del campionato, determinano i punti che fanno la differenza in classifica.

A match finito, tanto per dare un senso alla noiosa attesa del fischio finale, Pioli ha fatto entrare Luca Stanga regalandogli l'esordio in serie A. Seguo questo ragazzo da due anni e l'ho visto alternarsi a destra e sinistra come esterno di difesa, mentre in questo campionato è uno dei centrali difensivi. Quando in passato l'avevo segnalato su qualche gruppo social, ero stato preso in giro ("Eh sì, ora facciamo giocare Stanga!"). Ed è un po' il problema degli elementi cresciuti in casa, che sono visti dai tifosi come i figli della serva. Poi, quando arriva un pari età di uguale valore dallo Zurigo o dal Nancy, solo per fare dei nomi, ci si fa belli, perché sono acquisti, permettono ai tifosi di darsi un tono con quelli delle altre squadre, dicendo che la propria compra. Nessuno pretende che Stanga sia in fenomeno. Forse farà un'onesta carriera e basta, ma se non peschi nel settore giovanile quando serve, cosa lo tieni a fare un settore giovanile?

Il Milan è molto più considerato e temuto dagli avversari di quanto sia stimato dagli stessi tifosi rossoneri. Dopo la crisi di novembre-dicembre, tutti si aspettavano il crollo definitivo a Empoli, che non è arrivato. Ora, con il Diavolo che ha ripreso a fare risultati, gli altri hanno qualche comprensibile preoccupazione. Lo testimonia l'esegesi pelosa di qualsiasi episodio che si verifica nelle partite dei rossoneri. L'attesa spasmodica per una sconfitta del Milan è, in fondo, un onore per la squadra rossonera, in quanto solo i fessi e gli scarsi ispirano simpatia. E il Milan deve essere antipatico.

Al termine della giornata, Roma e Lazio hanno dato addio alle residue speranze, sia pure solo teoriche, di vincere lo scudetto. E possiamo dire che stanno diventando teoriche anche le prospettive di qualificazione alla prossima Champions. Vincendo contro il Torino, invece, l'interessante Fiorentina di Italiano potrebbe coltivarne ancora, se qualcuna delle 5 che la precedono crollasse. La Juventus, a sua volta, ha incassato i benefici della vittoria contro la Roma e conserva perfino qualche speranza di scudetto, anche se all'atto pratico dovrebbero franare ben 4 avversarie perché i bianconeri arrivino al titolo. La possibilità di un inserimento, tuttavia, per quanto remota, esiste.

Ho visto il secondo tempo di Roma-Juventus e ne ho concluso che José Mourinho dovrebbe prendersi un periodo sabbatico. La sua squadra manca di equilibrio. La vedi venire avanti a folate, per poi sbriciolarsi all'improvviso quando meno te lo aspetti e poi tornare avanti a folate. Ieri, contro i bianconeri, il pareggio ci sarebbe stato, visto anche il penalty sbagliato, ma alla fine sarebbe stato sempre un pari maturato in un match in cui i giallorossi conducevano per 3-1. E sarà anche vero che l'allenatore non scende in campo, ma se lo si spaccia solo per qualcuno che sceglie chi deve giocare, tanto vale che ci si rinunci. Gli errori dei generali possono annullare anche la forza oggettiva di un esercito.

Tenendo in frigidaire la Juventus, pronta peraltro per essere scongelata alla bisogna, consiglio di seguire l'Atalanta in chiave titolo, visto che i bergamaschi hanno rifatto il pieno durante le feste e ora hanno ripreso a maramaldeggiare. Senza maramaldeggiare, invece, Inter e Napoli (molto rimaneggiato) hanno preso i 3 punti. E quei 3 punti, a onor del vero, alla fine valgono quanto quelli sfavillanti degli orobici a Udine.

Molto rimaneggiato a causa del Covid e della Coppa d'Africa, il Milan si sta facendo valere. Sbaglia chi suona ora la fanfara di Charpentier o la marcia dell'Aida in onore del Diavolo. Il Milan va letto sulla base dei cicli di preparazione che segue Pioli. Durante la pausa il tecnico rossonero ha svolto (e presumibilmente sta svolgendo) una preparazione simile a quella post-Covid del 2020. Le speranze di scudetto rossonere dipenderanno da quanto dureranno gli effetti di questo richiamo. Speriamo durino a lungo, cercando comunque di fare punti ora che le gambe vanno. Una volta fatti, i punti restano.

La matematica non è un'opinione, quindi la squadra favorita per il titolo è, di diritto, l'Inter che, avendo un punto in più con un match da recuperare, se le vincesse tutte, annullerebbe gli effetti di qualsiasi rendimento, anche stellare, degli avversari. Le favorite, però, sono roba da opera lirica o da harem dei sovrani, quindi l'Inter dovrà sudarsi la seconda stella e sarà compito delle altre fargliela sudare il più possibile oppure smentire i pronostici.