Era l'ottobre 2019 e il Milan esonerava Marco Giampaolo dopo appena 7 giornate, sconfessando così il progetto intrapreso in estate, chiamando un allenatore considerato un "maestro di calcio". Non metto in dubbio la bravura dell'allenatore abruzzese, che era stato anche vice di Maurizio Sarri ad Empoli, per poi sostituirlo sulla panchina dei toscani quando Sarri andò al Napoli. In tutte le squadre dove ha allenato, Giampaolo ha sempre cercato di dare un'idea di gioco brillante, offensivo, basato su un 4-3-1-2 con un rombo di centrocampo che svolge un ruolo cruciale nel garantire sempre molte soluzioni offensive e linee di passaggio. Un gioco offensivo che però Giampaolo ha cercato di imporre al Milan senza avere il materiale tecnico giusto per farlo. Ha cercato di adattare giocatori in ruoli a cui non erano abituati (Borini centrocampista centrale nel centrocampo a 3 sia nelle amichevoli che in campionato ne è un esempio) e questo ha creato una grande confusione tra i giocatori che non capivano più cosa dovessero fare in campo. Al Milan, come in tutte le altre grandi squadre, sono i risultati che determinano il destino di un allenatore e Giampaolo purtroppo non ha avuto dalla sua parte nè i risultati, nè il gioco, non si è mai visto il bel gioco che lui voleva e per il quale la dirigenza, Maldini in primis, aveva deciso di puntare su di lui. Forse il mister abruzzese avrebbe avuto bisogno di più tempo, resta il fatto che alcune sue scelte tattiche hanno fatto molto discutere e creato anche un malumore diffuso nello spogliatoio (es. Piatek).

Così, dopo un vano corteggiamento a Spalletti, che ha preferito godersi l'ultimo anno di stipendio dell'Inter (come dargli torto?) a casa sua a Certaldo piuttosto che prendere una squadra in corsa senza avere nessuna certezza sul futuro, il Milan ha virato su Stefano Pioli, il quale è un ottimo allenatore nonchè una persona pacata e che sa trattare e mediare con i giocatori, gestendo bene lo spogliatoio. Ecco, è proprio di questo che aveva bisogno il Milan, di un allenatore che mettesse i giocatori a loro agio, facendoli giocare nel loro ruolo abituale senza stravolgimenti tattici. Perchè il bravo allenatore non è quello che costringe i giocatori ad adattarsi al suo sistema di gioco, ma colui il quale adatta il suo sistema di gioco ai giocatori che ha a disposizione. Pioli ha saputo calmare l'ambiente, lavorare nonostante già a dicembre, 2 mesi dopo la sua assunzione, si parlasse insistentemente di una nuova rivoluzione per la stagione 2020-21 che prevedeva il tedesco Rangnick come deus ex machina del Milan, con l'acquisto di molti giovani per creare un Milan sul modello del Lipsia e del Salisburgo, due squadre che alle spalle hanno comunque il colosso Red Bull, una proprietà che può permettersi di spendere per acquistare i giovani più talentuosi per poi rivenderli a prezzi esorbitanti (Werner al Chelsea per esempio). Sulla bontà dell'operato di Rangnick non ci sono dubbi, ha cresciuto mezzo Liverpool (da Manè a Firmino fino a Naby Keita, preso da Rangnick per 1 milione al Salisburgo, poi passato al Lipsia e in seguito rivenduto per 60 milioni ai Reds), ha scoperto Haaland, Upamecano e molti altri giocatori, tuttavia, l'allenatore tedesco chiedeva 150 milioni per rifare la squadra, troppi per Elliott, che così, in giugno, ha deciso di tenere Pioli, questa è probabilmente la motivazione principale del mancato cambio in panchina. Pioli quindi per ben 2 volte è stato una seconda scelta, prima per il rifiuto di Spalletti, poi per il rifiuto di Rangnick che ha salvato anche la poltrona da dirigente di Paolo Maldini che, con l'arrivo del tedesco, sarebbe stato messo alla porta senza tanti problemi.

Pioli merita tutta la mia ammirazione, per come ha saputo sempre tenere la rotta da quando è arrivato: non si è mai lamentato di tutte le voci che giravano sul suo sostituto, non ha chiesto nessun giocatore sul mercato di gennaio 2020, ha saputo gestire l'impatto di Ibra sullo spogliatoio, è riuscito a far allenare la squadra anche durante il periodo di confinamento imposto dall'emergenza sanitaria, tanto che quando il campionato è ricominciato, nonostante abbia giocato molte partite in poco tempo, il Milan ha sempre dimostrato una grande tenuta atletica ed è stata di gran lunga la squadra con il rendimento migliore (assieme all'Atalanta) da giugno ad agosto, con 9 vittorie e 3 pareggi in 12 partite. Ora però il Milan deve mettergli a disposizione una squadra che possa puntare all'obbiettivo minimo, la qualificazione in Champions League, senza eccessivi patemi, Tonali e Brahim Diaz sono già un ottimo punto di partenza, ora servono come il pane un difensore centrale di buon livello (Milenkovic il preferito di Pioli sarebbe un ottimo acquisto ma costa troppo), un centrocampista centrale vice Kessiè (a mio avviso, Florentino Luis in quel ruolo meglio di Bakayoko, il quale, come già visto con Gattuso, rende meglio davanti alla difesa in un centrocampo a 3) e un vice Ibra perchè a 39 anni lo svedese non può giocarle tutte. Poi toccherà al buon Pioli far rendere al massimo i giocatori per riportare il Milan dove merita.