Ieri sera, per tutto il primo tempo e l'intervallo, mi sono chiesto cosa avesse di speciale il Rio Ave rispetto agli avversari precedenti, contro i quali il Milan aveva dato spettacolo. Lo aveva fatto anche contro il Bodo, bersagliato per 4/5 di partita dalle palle gol degli spreconi rossoneri. Il Rio Ave, come quinta classificata nel campionato portoghese, valeva in fondo l'attuale prima del campionato norvegese, il Bodo per l'appunto. E Lasciando perdere l'assenza di Ibra, fuori già da due partite, mi dicevo che il Milan giocava con il solito 4-2-3-1, lo schema in cui tre uomini giocano in attacco durante la fase offensiva e a centrocampo durante quella difensiva, in armonia con l'avanzata o il ripiegamento di Kessie e Bennacer. L'avversario aveva, in effetti, la sua brava linea difensiva, ben protetta da un centrocampo di 5 uomini che attuavano un pressing asfissiante. Ciò, però, a parte la posizione o il movimento di qualche giocatore del Rio, non aveva nulla di speciale o di innovativo rispetto alle difficoltà di ogni match e i rossoneri degli ultimi mesi si erano dimostrati perfettamente in grado di far impazzire anche l'avversario più tignoso, facendo girare la palla corta e in velocità, grazie anche a rapidi movimenti senza palla. Nel primo tempo di ieri, invece, i giocatori del Milan correvano a vuoto, senza criterio, tenendo molto la palla tra i piedi, come se dovessero filosofare per decidere il passaggio giusto. Bennacer e Kessie, dal canto loro, erano sempre in inferiorità numerica, anche perché si creavano voragini fra loro e i quattro compagni in avanti. E' stato emblematico in tal senso, quello che è accaduto al 36°, quando Calabria ha passato il centrocampo, ma non c'era un rossonero fino all'area avversaria, dove in quattro attendevano giulivi, tutti com'è ovvio egregiamente marcati. Davide è stato quindi costretto a fare quello che non sa fare, il lancio lungo, che poi sarebbe stato una giocata improba anche per Rivera, se si fosse trovato davanti un attacco schierato così ad minchiam. Proprio i lanci lunghi, un'inutile pioggia di palloni nell'area avversaria, sono stati la risorsa cui, l'Armata Brancaleone rossonera di ieri si è aggrappata, come invece non faceva più dalla cessione di Piatek e Suso. Mentre le squadre tornavano in campo, però, mi è venuto in mente il numero 90, la paura: sì sì sì, il Milan aveva le gambe di legno e la mente annebbiata da Deimos e Phobos, Terrore e Paura, i figli di Ares dio greco della guerra, che ieri dovevano essere scesi in campo al seguito dei portoghesi.

A mio avviso, anche Pioli se ne è accorto, perché ha tolto Castillejo e ha inserito Brahim Diaz a supporto di Chala. In questa maniera ha collegato meglio l'attacco al centrocampo, inserendo un inatteso incursore nelle maglie fitte del Rio Ave. Il risultato è stato che Saelemaekers ha siglato il bel gol del vantaggio milanista, cui è seguita una buona fase di fraseggi, finalmente sciolti, ma troppo poetici purtroppo. Il Rio Ave, pur in balia del Milan, è rimasto così in vita ed è riuscito a pareggiare con un gol fotocopia rispetto al primo del Bodo una settimana fa, con la difesa rossonera bucata sulla destra e l'attaccante al centro dimenticato da tutti.

Da quel momento si è rivisto il Milan del primo tempo, coi giocatori che in certi momenti sembravano querce secolari statiche e in altri parevano trottole che correvano a vuoto, il tutto infarcito da un continuo ricorrere al lancio lungo, che sapeva molto di onanismo calcistico ovvero di assoluta improduttività. Eupalla, tuttavia, dea del calcio cantata da Brera, prendeva le parti dei rossoneri contro Deimos e Phobos, numi tutelari del Rio Ave. La dea salvava una prima volta i rossoneri all'ultimo minuto dei tempi regolamentari, quando i portoghesi avevano un'occasione simile a quella sbagliata all'dentico minuto dal Bodo. Nulla poteva contro i sonni tranquilli della difesa milanista, che assisteva incantata al vantaggio portoghese. Salvava, tuttavia. un Milan confusionario e disperato al 120°, obnubilando la mente di Tarantini, difensore del Rio Ave, che non resisteva alla tentazione di allungare la manina verso il pallone diretto a Chala: rigore, trasformato dallo stesso Chala per il 2-2.
Ai rigori Eupalla faceva un capolavoro per i rossoneri, con il doppio palo che negava il gol al Rio Ave sul tiro decisivo. Alla fine il Milan la spuntava al 583° rigore, quando ormai sull'Atlantico sorgeva il sole del 2 ottobre 2020.
I singoli restano, in gran parte, ingiudicabili per l'orrenda partita di ieri.
Perfino l'inguardabile Leao, in un contesto così negativo, deve cavarsela come non classificabile. Anche Pioli, criticato per la scelta di Maldini centravanti, non può essere giudicato. Il problema è che dovremmo sapere chi ha instillato quel timor panico nei rossoneri, sempre spavaldi finora dopo il Lock-down. E' stato Pioli a esaltare la forza del normalissimo Rio Ave, convinto di mantenere concentrati i suoi, ma raggiungendo l'effetto opposto? Sono stati i giocatori a trasmettersi la paura a vicenda? Nel dubbio dobbiamo sospendere il giudizio.

Esistono, tuttavia, alcuni aspetti tecnici evidenti:
1) il primo gol del Rio Ave è stato la fotocopia del primo gol del Bodo, quindi c'è un limite tecnico in difesa, legato forse a Gabbia o forse alla tenuta di Calabria sulla fascia, che va risolto;
2) Maldini è un giocatore tatticamente in formazione, a differenza di Colombo. Ha una tecnica sopraffina e anche una buona personalità, perché ha battagliato da centravanti vero senza deprimersi, anche quando non batteva un chiodo. Il problema è che non si capisce ancora bene qua'è il suo ruolo.

Questo Milan, partitaccia di ieri a parte, è di buon livello, ma per fare un grande campionato, non basta essere di buon livello. Occorre essere di grande livello e la società, in primis Maldini, lo sa bene. Dalot sembra un buon profilo sulla fascia, come Tomyasu al centro, che fa storcere il naso ai tifosi, ma non ha nulla da invidiare a Milenkovic. L'ideale sarebbe stato Kumbulla, finito altrove. Bakayoko servirebbe come il pane, perché quattro centrocampisti forti non devono mancare. Un centravanti più esperto di Colombo e Maldini (visto che ora Daniel viene schierato in quel ruolo) ci vorrebbe. Qualche dindino ora va speso, anche perché non c'è più la scusa dei preliminari di Europa League da disputare.

Concludo con un messaggio ai piagnoni del sorteggio, che lamentano le difficoltà del girone di Europa League. Ricordo che Eupalla ci ha aiutato moltissimo anche in questo caso. Il Milan era in terza fascia e la dea ci ha evitato squadre come Arsenal, Tottenham, Bayer e Psv. Insomma, piangina cari, la UEFA non poteva darci Vigevano e Barletta per farci piacere, quindi cosa rompete? Eupalla potrebbe stancarsi e, in quel caso, sarebbero dolori.