A volta la mortadella risulta essere meglio del caviale.
Dunque non dobbiamo stupirci se tra un campione blasonato e uno in erba, il nostro cuore finisca per sussultare per quest'ultimo. Questione di gusti? No questione di spirito, di attaccamento ad una maglia evidentemente sognata a lungo.

Capita così di vedere un primo tempo di incredibile intensità contro una squadra agguerrita e in ascesa come il Parma. Il tutto con una rosa incerottata, ma per nulla disposta a farsi mettere i piedi in testa. Una rosa operaia nella grande maggioranza, con gente come Mauri, Cutrone e Calabria pronti a dare l'anima in campo pur di uscire con un risultato positivo. Un esempio il loro per chi come Higuain rimpiange i suoi anni in bianco e nero. Bene, ancora una volta Bakayoko, vittima ad inizio stagione di un turnover miope e di un bullismo mediatico, che una volta che dopo una stagione sbagliata è pronto a bollarti per sempre come brocco. Un po' come successo per Andrè Silva a testimonianza che se non andiamo ai mondiali, il problema sta non solo in chi gioca ma anche in chi commenta. I cosiddetti esperti di calcio che vorrebbero pure soffermarsi sul fatto che il Milan, dopo essere stato in svantaggio, immeritatamente su un'azione di calcio d'angolo e aver pareggiato quasi subito con capolavoro di Cutrone, avrebbe avuto la fortuna di un rigore a favore. Di solito sapevo che si chiamava penalty poiché puniva per un danno procurato, non di un colpo di fortuna. La fortuna sia chiaro è sempre meglio avercela, ma va aiutata. Per esempio in questo caso occupando l'area avversaria quasi militarmente. Cosa che questa squadra di operai alla Gattuso ha fatto, conquistato applausi convinti e 4° posto. Meritato. Dato che in un campionato così mediocre dove una squadra come la Juventus procede a 40 punti, mentre le altre si scannano per le briciole, anche questa squadra piena di lacune e limiti, ha diritto a dire la sua per andare in Champions.