Un Milan forbitino nel primo tempo, con Theo Hernández che dura 10 minuti, fino a quando Callejon non inizia a marcarlo, il vecchio Jack che mette la toppa con l’unico tiro in novantaquattro minuti, Biglia che deve ancora comprendere la sua utilità nel sistema solare (ma gli allenatori sembrano tutti pieni di certezze a riguardo), Rebic solito oggetto misterioso, Paquetá sempre più prossimo al bidone che al fuoriclasse.

Il Milan non può vincere una partita: non sembra almeno che questo sia possibile o fattibile in serie A. Chissà qualche chance in B dove però corrono come Bolt e pestano come maniscalchi.

Piatek, in questo miscuglio di profili allucinanti, lo confesso, rappresenta la mia più grande delusione: avevo sperato a gennaio nel centravanti che aspettiamo da tempo, ma fa le stesse cose di Luis Adriano o Lapadula: questa la dura realtà. A questo va aggiunto quanto viene dichiarato dai sessanta tecnici rossoneri transitati sulla panchina del Milan nell’ultimo decennio e cioè che la punta di turno (paurosamente e puntualmente isolata), non riceve palloni giocabili, che l’area andrebbe riempita almeno con tre giocatori e bla,bla,bla...

In fin dei conti è una storia simile si calci d’angolo tirati in bocca al promo difensore dal 2002, alle punizioni che rappresentano il vero time out per gli avversari tanto fanno ridere, ai quintali di palloni persi sulla trequarti perché non esiste un’idea che sia una.

Sono anni che le dichiarazioni sono sempre le stesse e sono anni che non esiste nemmeno il progetto di un gioco d’attacco. Le punte sono povera cosa, ma la manovra che dovrebbe almeno creare un briciolo di apprensione ai rivali non esiste: come Biglia o Rodriguez che calcano un campo da calcio, come Calabria trequartista (giuro stasera ho visto anche questo!), come Calabria nella rosa del Milan a prescindere, come un centrocampo che non si vede nemmeno in serie C.

Superare un Napoli irriconoscibile era impresa tutt’altro che difficile, ma oggi è chiedere troppo a questa squadra, che vede i sorci verdi con Lecce, Spal e Verona.

Si è davvero troppo.

A proposito Ibra potrebbe essere una delle due mosse della disperazione per non finire in B: la seconda, urgente, inderogabile è qualcuno che gli dia i palloni: sai com’e’, negli spogliatoi potrebbe protestare con moderazione.