A Torino il Milan è sceso in campo con la migliore formazione possibile schierata come meglio non poteva. Pioli è ripartito, infatti, proprio dall'asse di centrocampisti dai piedi buoni Bennacer-Chala-Paquetà, quelli che avevano meritato contro la Lazio fino alla sostituzione del giovane brasiliano con Leao. Di più non poteva fare, anche se non è bastato.

Come avevo scritto ieri, del resto, il Milan attuale, quando incontra una squadra del calibro della Juventus, può solo evitare di sbagliare formazione e cambi, giocando una partita attenta con la più grande concentrazione possibile. In tal modo, può provare a instaurare un equilibrio instabile, sperando che uno spostamento d'aria non faccia crollare il castello di carte pazientemente messo su. Ieri lo spostamento d'aria ha avuto il nome di Paulo Dybala, argentino di grande talento che il Milan aveva adocchiato qualche anno fa, all'epoca di Galliani, il quale non riuscì a prenderlo in quanto la proprietà ritenne troppo costosi i 40 milioni di euro che Zamparini chiedeva per il cartellino del suo attaccante. Del resto erano anni in cui Silvio Berlusconi era convinto che con 15 milioni di euro si potesse comprare un grande goleador, mentre nel calcio di oggi con quella cifra acquisti solo dei validi mestieranti come Capuano del Sassuolo, che fanno figura a in provincia, ma non possono reggere le pretese del pubblico San Siro.

Il momento decisivo è stato quello in cui Sarri, come un consumato prestigiatore, ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. Ronaldo, infatti, pur non brillando, aveva lavorato ai fianchi la difesa Milanista, ormai pronta a crollare, se raggiunta dal colpo giusto al momento giusto. Dybala, freschissimo e pimpante, ha maramaldeggiato contro un Romagnoli sfinito, che ha fatto la figura del cucù oltre i suoi reali demeriti. Pioli, dal canto suo, non aveva conigli da tirare fuori, perchè Leao, potenzialmente molto bravo, è ancora acerbo, rispetto a Dybala.

Il Milan ha confermato di essere in evidente progresso atletico, ma ha esibito un Piatek che, seppure a sua volta in progresso, è leggermente indietro rispetto ai compagni. Piatek ha inoltre confermato il limite tecnico mostrato contro l'Inter: non sa colpire di testa o, se sa farlo, si perde quando deve incornare nei momenti decisivi. Il gol sbagliato nel primo tempo grida vendetta come il sangue di Abele nei confronti Caino, esattamente come quello sbagliato nel derby.

Higuain sembra rinato alla Juventus, ma se non ha reso al Milan la colpa non è dei rossoneri per non averlo coccolato. La statua di sale vista con la maglia del Diavolo non aveva nulla a che vedere con il giocatore visto in precedenza e successivamente a Torino. Era un ex-giocatore deluso, avvelenato col mondo, che si sentiva declassato e non se ne dava pace. E se i risultati di Milan e Juventus gli danno ragione, quanto all'essersi sentito declassato, è anche vero che da un approccio simile, non se ne sarebbe mai ricavato nulla di buono.

Per quel che riguarda il Milan visto ieri, ci sono 2 pericoli che incombono. Il primo è di sopravvalutare, come molti già fanno nel mondo social, la prova contro la Juventus, perchè i problemi restano, specie in zona gol. L'altro è quello di continuare con le geremiadi sulla pochezza tecnica dei giocatori, come fanno altri, sempre in ambito social.  La squadra è quella e resterà tale almeno fino a gennaio

Calabria e Biglia restano davvero impresentabili, il primo per limiti tecnici e il secondo perchè sembra stare in piedi con le grucce. Conti è sub judice dopo il match di ieri, dovendo confermare di aver superato i suoi problemi. Quanto a Romagnoli, non è certo nel suo periodo migliore, ma non c'è nessuno in giro meglio di lui a cifre inferiori ad almeno 40 milioni. Duarte non va scartato così a cuor leggero, visto che ieri si è nettamente ripreso rispetto alle sciagure dell'impegno precedente.

L'attacco è un problema spinoso, perché mollare Piatek significherebbe fumarsi 35-40 milioni, mentre Leao è acerbo, anche se ha i numeri. Personalmente avviserei subito i due giocatori che sono destinati a giocare un tempo ciascuno e che, l'iniziale esclusione o la sostituzione in corso di partita, non sarebbe una bocciatura. Se recepissero il messaggio, non subirebbero contraccolpi psicologici e il Milan avrebbe sempre almeno un attaccante che lavora gli avversari ai fianchi e uno fresco destinato a sfruttare il lavoro del compagno.

A gennaio, tuttavia, qualora si volesse e si potesse spendere, si dovrebbe puntare su ben 2 attaccanti affidabili, anche di testa e su un regista di qualità per far respirare Bennacer.
Fino ad allora, cerchiamo di far rendere al meglio chi c'è!