Limitandoci a guardare la classifica, avremmo potuto considerare Cagliari-Milan il classico cartellino da timbrare, l'incontro con una squadra di basso rango da cui trarre 3 punti indispensabili per la classifica. In realtà, se consideriamo che si è giocato in un clima da jihad, da guerra santa, il confronto con i sardi è stato qualcosa di più, per cui anche il vantaggio minimo può essere considerato un risultato importante, visto che è stato raggiunto nella melma infida del prato cagliaritano.

Mazzarri non aveva lasciato nulla al caso. Il Cagliari ha fatto capire fin dai primi minuti che il Milan avrebbe giocato in condizioni ardue. Era passato pochissimo dal fischio di inizio, ma già le riprese del gioco venivano ritardate con studiata teatralità per innervosire il Diavolo, cui i 3 punti servivano molto di più che all'avversario. Nella prima parte del match, Mazzarri si esibiva un una serie di sceneggiate per qualsiasi contatto di gioco, anche banale. Lo stesso hanno fatto i giocatori sardi per tutta la partita. Se poi consideriamo che la suburra sugli spalti faceva il suo dovere per la patria, il messaggio era evidente: il Cagliari pretendeva i punti, anche 1 solo, meglio 3.

Per inciso, tutti giocano per i punti e li vogliono portare a casa, ma ci sono modi migliori per farlo.

Diciamo subito che Di Bello ha applicato lo stesso metro usato nel Derby della Madonnina, ma in maniera meno equilibrata. Se lasci correre tutto per più di un'ora e poi fischi ogni cosa nel tempo restante, finisci per confondere i giocatori. Per fortuna la partita, almeno fino al fischio finale, non è degenerata.

In realtà, stava degenerando a gara finita, quando Maignan e Tomori, avendo sopportato la maleducazione del pubblico per i 90', si sono voluti togliere il sassolino dalla scarpa. E hanno fatto bene, perché certa marmaglia dovrebbe imparare che, se hai diritto di offendere nascosto nella massa, devi essere abbastanza uomo di tenerti le reazioni ironiche di chi, sul campo, ti ha lasciato con il classico palmo di naso. Pagare il biglietto non autorizza a scendere sotto un livello minimo di buona creanza, ma se lo fai, aspettati che il vincitore ti faccia marameo.

Il Milan ha dominato fino al 25° del 1° tempo. Ha sbagliato con Giroud e Diaz un paio di occasioni da questo lo segnavo anch'io. Poi, ha centrato un palo dal limite con Kessie, sul quale Cragno è arrivato un attimo dopo che la palla era passata. Il Diavolo, poi, è andato gradatamente rallentando con incursioni in cui Messias e Bennacer non hanno trovato lo spiraglio.

Il Cagliari ha provato a infilare sulle fasce i rossoneri, in maniera sorprendente più corti e alti del solito. Il Milan, però, è stato bravo a ripiegare bene su ognuna di queste incursioni sarde.

Nel secondo tempo, il Diavolo ha rimesso alla frusta gli avversari e, ancora da fuori area, Hernandez ha indirizzato un tracciante sotto la traversa, dove in pochi potevano arrivare e, purtroppo, Cragno era uno di questi.

La rete del vantaggio è arrivata intorno al quarto d'ora della ripresa su un'altra conclusione tosta da fuori area. Bennacer ha tirato una castagna al volo nell'angoletto, anticipando Cragno e cogliendolo di sorpresa leggermente fermo sulle gambe.

La cosa positiva è stata che il Milan, pur con il Cagliari che cercava di salire, non ha mai smesso di cercare la manovra e, dopo il vantaggio, è anche riuscito a mettere Calabria in condizione di raddoppiare. Il terzino, tuttavia, era esausto per una prestazione al coltello e per una galoppata di quasi 70 metri. Solo davanti a Cragno, ha sbagliato un calcio di rigore in movimento, ma rispetto agli errori iniziali di Giroud e Diaz, ha tutte le giustificazioni di questo mondo. Rebic, subentrato a Leao, ha concluso bene un'altra palla per il raddoppio, ma dietro Cragno c'era una retroguardia che ha respinto la sfera.

Parlando di Diaz, la sua prestazione è stata ambigua. Non è stato fuori partita, come nelle ultime prestazioni, però ha giocato una miriade di palloni in maniera confusionaria, spesso sbagliando un controllo su due. Dava l'impressione di essere consapevole di non poter reggere lo scontro fisico e di temere l'arrivo dell'avversario anche quando era completamente solo. A partire, tuttavia, dall'azione del gol, da lui impostata con caparbietà e precisione, Diaz è apparso in crescita, per cui è uscito contrariato quando, quasi alla mezz'ora, Pioli lo ha sostituito con Krunic. Forse lo spagnolo tascabile aveva ragione, perché era un peccato uscire nel momento in cui iniziava ad andara a pieni giri, ma credo avesse più ragione Pioli, in quanto si entrava nella fase rovente del match e lì ci voleva altro.

A partire dal 27°, sono entrati alla spicciolata, oltre a Krunic e Rebic, anche Saelemaekers per Messias e Ibra per Giroud, forse per inserire un esperto di Tae-kwon-do, in vista di un epilogo rovente che, puntualmente, arrivava.

Il Cagliari, che fino ad allora aveva raggranellato solo qualche calcio d'angolo insidioso, ha avuto l'occasione di pareggiare con un tuffo di Pavoletti, che l'ha messa di testa a colpo sicuro. Maignan ha sfiorato la palla quel tanto che bastava a deviarla sulla traversa. Poco dopo, tuttavia, era il Milan che andava di nuovo vicinissimo al gol, perché Bannacer serviva una palla al bacio per un'incursione di Saelemaekers sulla destra. Un recupero miracoloso negava il raddoppio ai rossoneri.

Cosa dire? Innanzitutto che Mazzarri coronava la sua serata chiedendo un rigore nel finale. Su un calcio d'angolo, infatti, erano andati sulla palla in cinquanta e più. Lovato, dopo aver deviato di testa ampiamente fuori, si ritrovava a terra dolorante. Sarebbe stato il classico rigore che, da quando il mondo è mondo, l'allenatore della provinciale pretende come tributo alla suburra degli spalti. Mazzarri, peraltro un tecnico molto preparato, ha perso l'ennesima occasione di dare un senso a una carriera mai decollata a pieno. Si chieda il perché.

Hernandez è forte, ma deve smettere di essere il Barella o il Cuadrado del Milan, sempre in equilibrio instabile in attesa del contatto per cadere. Di Bello ieri non c'è cascato, ma gli ha risparmiato un cartellino giallo per simulazione, in quanto il francese ha avuto la prontezza di riflessi di alzare subito le braccia per dire che non c'era nulla. Come ho scritto, Theo è forte a sufficienza per lasciare il ruolo di tuffatore ai citati colleghi di Inter e Juventus.

Per l'ennesima volta, il Milan ha rischiato di subire l'antica legge del calcio per la quale, se il risultato è in bilico, sei esposto all'episodio. Pavoletti stava punendo il Milan sull'unica palla gol dei sardi e, se il Cagliari avesse pareggiato, sarebbe stata colpa del Diavolo, che aveva mancato il raddoppio. Tuttavia, quello di ieri è stato un Milan molto corto, che non ha mai rinunciato a cercare di chiudere il match. Se ci fosse stato il patatrac, la colpa sarebbe davvero stata di una serie di errori individuali sotto porta e non dell'atteggiamento tattico.

E' d'obbligo segnalare che, per la seconda partita di seguito, il Milan ha risolto con un tiro da fuori area. Non solo, ma oltre al gol, ha preso un palo da lontano con Kessie e ha costretto Cragno al Miracolo con Hernandez. E' ovvio che non puoi tirare sempre da fuori, ma è importante che tu abbia il coraggio di farlo, quando hai la sassata nel repertorio e vedi lo spiraglio.

Ora il Milan ha acquisito un altro piccolo vantaggio. Domenica poteva dire che, vincendole tutte, avrebbe vinto il campionato. Oggi può dire che pareggiando una delle rimanenti e vincendo le altre, sarebbe Scudetto. Non è tantissimo, con 24 punti ancora da assegnare, ma rappresenta un progresso costante.

Il prossimo turno, dando per scontato che oggi la Juventus batta la Salernitana, dirà se sarà corsa a 3 o a 4, con la Juventus sul pezzo a tutti gli effetti.