Non si possono non notare le profonde differenze tra le dichiarazioni di Leonardo e quelle di Ausilio, che sono state rilasciate a distanza di un paio di giorni.

Il milanista da una parte pensa in piccolo, con la sculacciata UEFA, multa inclusa, per aver ingaggiato Paqueta’, e dichiara che il Milan non ha la più pallida idea di come ricostruire per l’ennesima volta una squadra che non è nemmeno attrezzata per arrivare quarta; gli fa da eco il nerazzurro, con ben altri trionfalistici toni (più che giustificati), in cui dichiara che la proprietà Suning sta lavorando duramente perché l’Inter torni a vincere da subito in quanto non è nelle intenzioni arrivare secondi o terzi.

I fatti confermano tutto ciò: un mercato estivo all’insegna degli opposti; i nerazzurri non sbagliano un colpo dando una spinta tecnica superlativa ad un impianto già ricco di certezze, noi sbagliamo tutto, non aggiungendo nulla ad un 11 già gravemente deficitario.

Vediamo le prospettive immediate solo per renderci conto: Muriel rifiuta il Milan (e dico Muriel, lo scarto di mezza Europa) per aver già dato parola alla Fiorentina, il Milan vira su Manolo Gabbiadini. Da piangere se le lacrime non fossero già finite da anni.

Siamo all’ennesimo “non possiamo, la Uefa ci ha fatto buh e dobbiamo obbedire con la coda tra le gambe, speriamo di arrivare quarti!” Come se Federer si presentasse a Wimbledon per uscire ai quarti di finale ed esultare per tutta Londra! Ma noi siamo al massimo Fognini, col palmares di secondo piano.

Passi la Juve, che abbiamo lasciato stravincere per otto anni senza opporre la minima resistenza (grazie ancora di cuore Berlusconi!), ma l’Inter sei mesi fa sembrava al nostro livello e con le stesse prospettive! Invece, come avevo detto ai tempi, il loro progetto sotto traccia li stava conducendo ad un passo dalle big europee, traguardo che ora (e in prospettiva a medio termine) ci appare come un puro miraggio.

Non è facile essere milanisti nel 2018, non lo è affatto.
Abbiamo cambiato tre proprietà in un anno, ma l’orizzonte della mediocrità sembra immutato.

Non è facile vedere che i cugini hanno imboccato la strada giusta, fatta di soldi veri provenienti da una proprietà a lungo termine che vuole vincere, da direttori sportivi veri, da giocatori che fanno una vera differenza!

Non è facile. Per niente.