Rientrato Tonali, Pioli doveva affrontare l'imprevista assenza di Chala, in panchina a titolo prudenziale per un acciacco alla caviglia. Se l'è cavata da vero tecnico del Diavolo ovvero con una soluzione diabolica. Avendo ormai preso atto che Diaz, tecnicamente pregevole, ha doti atletiche da non spremere in eccesso, lo ha posizionato come mezzo destro, per giunta con con ridotti compiti di copertura. Non solo, per compensare l'assenza di un raccordo fra centrocampo e attacco sulla sinistra, ha chiesto a Hernandez di giocare come mezzo sinistro, nei casi ovviamente in cui saliva dalla difesa. In questa veste, Theo non poteva accentrarsi e tirare come fa Chala, perché è mancino e non destro, ma è riuscito a impostare una serie di eccellenti triangolazioni, forse ancora più utili per bucare un Torino che aveva schierato 11 uomini nella propria metà campo. C'era anche Belotti, centravanti della nazionale azzurra.

Con la formazione rimaneggiata, ma con un assetto tattico in grado di ridurre l'impatto delle assenze, il Milan ha attaccato per quasi un tempo con convinzione, ma anche con calma. In questa maniera i rossoneri hanno evitato di rompersi la testa contro la linea Maginot messa in piedi da Giampaolo. Hanno puntato, piuttosto, ad eluderla con triangolazioni veloci e movimenti senza palla. La presenza di due mezze ali (come già detto, in fase di attacco, Hernandez giocava proprio così) ha consentito al Milan l'1-2-3 con cui Hernandez ha servito Diaz che, a sua volta, ha lanciato Leao in versione Altobelli, (sì, ha ricordato l'interista quando individuava lo spazio e lo infilava prendendo il tempo ai difensori). Il centravanti, senza cuore, non faceva sconti al Toro del suo ex-allenatore. Poco dopo il 30', in una specie di "Tale e quale show", anche Diaz decideva di impersonare qualcuno: Dejan Savicevic. Andava in slalom sulla destra e puntava Belotti nei paraggi dell'area di porta. Come Savicevic ai bei tempi, lasciava che la palla si attardasse dietro il suo sinistro per poi riportarsela avanti e mettere fuori tempo l'avversario. Belotti, un attaccante ripiegato in difesa, si comportava esattamente come... un attaccante ripiegato in difesa e allungava la gamba dove c'erano solo quelle dell'avversario. Maresca, posizionato malissimo, aveva bisogno del VAR per concedere un rigore piuttosto netto. Il Torino si rovesciava in avanti con la forza della rabbia e otteneva un calcio di punizione dal limite, sul quale Rodriguez scaricava la sua rabbia di ex contro la traversa. Nel recupero il Milan confezionava l'occasione per il terzo gol con Kessie. L'ivoriano impostava l'azione dalla difesa e, dopo essersi sparato tutto il campo, si ritrovava a tu per tu con l'esperto Sirigu grazie a una giocata di Leao, questa volta in versione Van Basten. La stanchezza giocava un brutto scherzo al centrocampista e la palla finiva centrale alla portata dell'esperto Sirigu.

Nei primi minuti della ripresa i rossoneri ricadevano nello stesso difetto che, prima o poi, potrebbe costargli dei punti. Forse per timidezza o forse per pigrizia, al momento di passare la metà campo, evitavano di andare a giocarsela nella munitissima area avversaria e iniziavano a retrocedere fino a passarla al portiere. Si facevano schiacciare e, come accade quando la palla rimane troppo a lungo nella propria metà campo, può sempre succedere qualcosa a favore deglia avversari. Verdi, altro ex, entrava in area sulla fascia di Calabria, ma al momento di calciare, finiva per colpire il polpaccio di Tonali che si stava limitando ad affiancarlo. Quando Maresca, piazzato benissimo peraltro, fischiava il rigore, Kessie aveva subito una reazione di stizza, in quanto aveva visto bene l'errore del direttore di gara. Bravo anche questa volta Guida, l'uomo VAR, nel correggere la seconda castroneria di Maresca e spingerlo a ritornare sui suoi passi.

Usciva Tonali per la pedata terribile di Verdi al polpaccio e, con Calabria accentrato, i rossoneri si ritrovavano per la seconda partita di fila a dover risolvere un paradosso: due centrocampisti arretrati, ma nessun centrocampo, visto che Kessie e Calabria non facevano reparto. Ora il Milan era costretto a difendersi e a stringere i denti, ma lo faceva bene e il Torino aveva solo un un'occasione agli sgoccioli, quando Donnarumma si superava per evitare un'autorete su un tiro da lontano di Segre. Poco prima, Maresca aveva sfornato dal cilindro un'altro coniglio per condire l'arbitraggio incerto. Leao andava in contropiede e, per evitare di essere falciato, saltava alto e perdeva l'equilibrio. Maresca lo ammoniva per simulazione, con una decisione che avrebbe inorridito perfino il famigerato signor Moreno. Quando la giornata è no, evidentemente è no, tuttavia Leao salterà la prossima partita col Cagliari. Del resto, il signor Maresca, aveva anche ammonito Pioli alla prima protesta, forse per ricordargli che il privilegio di inscenare gazzarre contro i direttori di gara, è appannaggio dei tesserati di altre squadre. Ma voglio pensare ancora che il problema sia stato, anche in questo caso, la giornata negativa.

Il Torino, pur sconfitto nel derby, aveva messo alla frusta la Juventus, quindi non era un avversario materasso. Inoltre, c'erano diversi ex, quali Giampaolo, Rodriguez e Verdi, che avevano tutte le ragioni per cercare rivincite. Va detto che il Torino, salvo alcune entrate dure su Hernandez, non ha nel complesso giocato sporco o a chi si tuffa di più, come hanno fatto altre compagini. Ciò va a onore di Giampaolo e dei suoi. Conserverò un buon ricordo dell'ex-tecnico rossonero più per la partita di ieri che per il suo lavoro al Milan. Qualsiasi situazione possa essersi creata l'anno scorso, ci ha messo molto, troppo, del suo nella partenza negativa dello scorso campionato. Capita anche ai migliori, ma è così.

Ormai giocatori e allenatore del Milan ci hanno preso gusto a lottare per le primissime posizioni e non hanno intenzione di mollare. Se qualcuno vuole il primo posto, dovrà sudarselo e non considerarlo un diritto acquisito. Nessuno crede di avere la squadra destinata a uccidere il campionato, ma un gruppo competitivo ad alti livelli sì. Certo che sì.

Ho seguito Roma-Inter, bella partita fra due ottime squadre che saranno protagoniste fino in fondo, ma ciò va ancora più a onore dei rossoneri che hanno allungato su entrambe. Se dopo quasi un intero girone di andata, hai squadra forti che ti inseguono, qualcosa di buono devi aver fatto e non a caso.