Nel primo tempo il Milan gioca sciolto e crea 3 palle gol (Ibra, Gabbia e Bennacer), prima di passare in vantaggio con Ibrahimovic. Nel secondo, i rossoneri raddoppiano ancora con Ibra su rigore e mancano in due occasioni (Ibra e Kessie) il raddoppio. Nel quarto d'ora finale il Bologna di Mihajlovic, che è riuscito a limitare il passivo, prova a sorprendere un Milan rivoltato dai cambi di Pioli  e quasi ci riesce. Se non altro, questi brividi finali, riportano il Diavolo con i piedi, anzi gli zoccoli forcuti, per terra. Questo in sintesi è quanto abbiamo visto ieri.

Il Bologna è stato il primo avversario vero del Milan. I felsinei, infatti, sono una squadra della serie A italiana, quindi non una compagine cadetta nè i leader della Irish Premier League, uno dei campionati semiprofessionistici del continente europeo sopravvissuti ai giurassici anni '70. Il Bologna, inoltre, è allenato da Sinisa Mihajlovic, il serbo più italiano dell'intero paese balcanico, un tecnico le cui squadre, come i serial killer o i mostri dei film horror, si risvegliano all'improvviso quando sembrano stecchiti e il protagonista ha voltato loro le spalle convinto di avercela fatta. E' uno di quegli avversari che devi incontrare per avere la misura, non solo dei tuoi meriti, ma anche dei tuoi limiti.

Il Milan ha dato spettacolo fino al 77', quando Bennacer ha giocato corto un appoggio a centrocampo, innescando un contropiede dei felsinei, spentosi rasoterra su Donnarumma. Gigio se l'è comunque vista brutta, dal momento che il tiro avversario si è insinuato come un raggio luminoso attraverso la vetrata del rosone in una cattedrale gotica. Pioli stava già dando vita al turn-over, proseguito massiccio nei minuti successivi, nonostante fosse evidente che il Bologna stava sguazzando fra le file rossonere scompaginate dai cambi. Il rischio maggiore per il Milan veniva da un palo di Santander sul cui rimbalzo De Silvestri mancava il tap-in. Saelemaekers, sull'amata fascia destra, chiudeva la partita col guizzo degli incursori suicidi che fanno saltare la postazione dell'artiglieria nemica. Dijks, dopo aver randellato con indecorosa meticolosità per tutto il match, ricorreva a un meno violento, ma plateale, placcaggio, e veniva espulso.
I rossoneri possono gioire per la capacità, già mostrata contro il modesto Shamrock e confermata ieri contro il più tignoso Bologna, di far viaggiare la palla rasoterra fra giocatori che si trovano a occhi chiusi. Ibra, inoltre, è in grande spolvero, come mostrato in occasione del primo gol. Ha usato, infatti, la testa come una clava per far schizzare la palla dal prato in rete. Joe Jordan, in una partita di Coppa Italia del campionato 1981-82, e Mark Hateley, in un derby storico degli anni '80, si produssero in giocate di testa di simile bellezza ed efficacia. I due però erano specialisti dei colpi di testa, mentre lo svedese è un fuoriclasse completo. Gabbia si è ripreso dopo la serataccia di Dublino, mentre Calabria appare rigenerato.

Proprio su Calabria dobbiamo soffermarci, per evitare di produrci nella retorica di quei tifosi che, al primo filotto di partite buone, compongono odi pindariche per un giocatore, salvo defilarsi nei momenti bui. Calabria non è diventato di colpo Tassotti, ma gioca in maniera da sfruttare le proprie doti e mascherare i limiti. Seguite attentamente le sue partite e vedrete che non va più sulla trequarti per sparare in aria traversoni a casaccio, visto che è incapace di farli. Come i giocatori della Ternana di Corrado Viciani, che giocavano corti per evitare di rischiare i passaggi lunghi, Davide Calabria punta sugli scambi rasoterra a corto e medio raggio e spesso si accentra, facendosi trovare nei paraggi del dischetto del rigore. In difesa, azzarda lo scambio coi compagni quando è sicuro. Il merito è certamente di Pioli, che gli ha cambiato mansioni dandogli istruzioni nuove. Il giorno che il terzino si ritroverà isolato e dovrà prodursi in qualche lancio lungo, i suoi piedi a ferro da stiro torneranno a essere un pericolo per i compagni, ma Pioli ha recuperato un giocatore, questo è indubbio.
Pioli, in realtà, ieri si è fatto quasi raggirare da Mihajlovic, meno creativo, però astuto Annibale Barca. A metà secondo tempo, il tecnico rossonero smantellava la squadra per far riposare i titolari in vista del Bodo, permettendo agli altri di accumulare minutaggio. Questo però si fa nelle amichevoli con Monza, Vicenza e Brescia, non in partita ufficiale contro una squadra di pari categoria. Pioli, inoltre, non ha tolto il giocatore che più ne aveva bisogno, cioè Ibrahimovic, stanchissimo, come ha mostrato quando ha tracannato tutto d'un fiato il portiere, ma le gambe lo hanno abbandonato al momento di calciare. E' vero che giocando si acquista forma, a patto però di non bruciarsi dalle prime giornate. Il problema è che, se lo svedese non vuole uscire, non esce. E' Ibra, bellezze, e non potete farci nulla.

Tutto è bene, comunque, quel che finisce bene. Ora toccherà al Bodo Glimt, che è un gradino più su dello Shamrock. Se gli irlandesi schieravano le terze scelte del loro calcio, i norvegesi schierano le seconde, visto che le prime giocano all'estero (Haaland, Ajer ecc.). Calma, comunque, e gesso, cioè palla a terra e niente trapattonite. Ci sono tutti gli estremi per chiudere la pratica senza patemi.