Se volete comprendere le cause della sconfitta del Milan a Firenze, non dovete fare altro che compiere una semplice operazione, latu sensu, aritmetica. Prendete il risultato finale, 4-3 con 3 punti alla Fiorentina e 0 al Milan, poi sottraete i 75' più recupero che corrono dal 15' e otterrete 1-0 per i padroni di casa, ugualmente con 3 punti ai viola e 0 ai rossoneri. Al posto della zuppa, vi ritrovate il proverbiale pan bagnato ovvero la stessa cosa:  in entrambi i casi una sconfitta che non muove la classifica del Diavolo.

L'esito dei primi 15', decisivi per l'andamento del match, è stato determinato da 3 errori, di cui uno strategico e tattico e altri individuali, ma conseguenza del primo.

Partendo dagli errori individuali, il portiere rossonero ha commesso un errore che non verrebbe perdonato neanche nelle scuole calcio, dove si va per imparare: Tatarusanu non avrebbe mai dovuto dare le spalle al campo e girarsi verso la porta, perché se la palla sfugge, e spesso capita, rischia di rotolare pericolosamente verso la rete sguarnita. Arrivato sulla sfera persa dall'estremo difensore rumeno, Gabbia ha fatto una cosa incomprensibile, rimanendo impalato a sua volta spalle al campo e fronte alla porta. Ha cercato di proteggere la palla facendo muro, quando avrebbe dovuto spazzare via verso il fallo laterale mancino facendo passare la palla attraverso un innocuo deserto.  La rete di Duncan è apparsa una punizione sacrosanta.

Questi errori individuali, per quanto gravi, sono però stati la conseguenza di una scelta strategica e tattica iniziale di Pioli.

Il tecnico rossonero aveva imparato (o avrebbe dovuto) a sue spese quanto sia pericoloso dare campo a Italiano, visto che vi aveva rimesso le penne affrontandolo l'anno scorso a La Spezia. Il tecnico della Fiorentina, pressa altissimo, con la squadra corta nei classici 20 metri e la difesa in linea, un po' come il Porto di Conceiçao. Se indietreggi e gli dai campo, ti schiaccia nella tua area senza farti uscire. In tal senso, il campanello di allarme aveva squillato sinistro dopo poco dal fischio iniziale, quando Kjaer si era trovato costretto in fase di partenza dell'azione a buttare la palla in fallo laterale. E quando Duncan ha segnato, la Fiorentina aveva appena battuto il 3° calcio d'angolo consecutivo, a dimostrazione che i rossoneri non riuscivano a uscire.

Gli episodi sanno a favore di chi devono verificarsi, come le carte sanno in mano a quale giocatore devono finire.

Pioli, in realtà, fresco di Premio Liedholm, aveva pensato di far venire avanti gli avversari e fermarli a centrovampo, per poi infilare la loro difesa con lanci a Ibra. Non a caso tali lanci dovevano essere verso il centro dello schieramento avversario, perché Italiano non poteva disporre dei centrali titolari. Pioli presumeva che in quel settore la difesa viola fosse vulnerabile.

Ora, il tecnico parmense non aveva considerato che, se il Milan ha come centrale di riserva Gabbia (e su questo signore torneremo più avanti), non è detto che tutti siano messi altrettanto male a livello di rincalzi. Non solo, ma quando una squadra corta come la Fiorentina pressa così alta, al di là della bravura individuale dei giocatori, conta molto la capacità di ognuno, anche delle riserve, di tenere la linea dfensiva perfettamente orizzontale per mandare in fuorigioco gli avversari. E con ogni evidenza, Italiano ha allenato le riserve viola ad applicare il fuorigioco a regola d'arte, frustrando il progetto rossonero di bucare gli avversari sul filo dell'off-side.

Fatto il frittatone, Pioli ha dato vita alla famosa carica della brigata di cavalleria leggera di Balaklava (più nota come la Carica dei 600). E lì si è visto che, se attaccata, la Fiorentina di Italiano andava in difficoltà. Lo stesso Italiano non faceva che sbracciarsi e incitare i suoi a salire, ma questi non ce la facevano.

Il fatto è che, a differenza del Porto di Conceiçao, più forte dei viola anche se impostato in maniera simile, la Fiorentina non è altrettanto efficace quando retrocede a difendere in 9. Costretta in area, non poteva più applicare il fuorigioco e denunciava la mancanza dei centrali titolari.

Per tutto il 1° tempo i rossoneri hanno macinato 2 legnate da fuori con Tonali e un Leao in grande spolvero. Poi sono andati ancora più vicino al gol, quando Leao si è affacciato nei 16 metri e ha toccato di precisione, ma lo stesso Terraciano si è allungato come Reed Richards dei Fantastici 4 per la deviazione in angolo. Nel finale del tempo, Ibra ha sprecato ciò che non doveva essere sprecato, spedendo di testa fuori un gol da "questo lo segnavo anch'io". Perché alla fine, quando giochi senza l'urgenza di segnare, il gol viene, ma se sei assillato dalla necessità, la mancanza di serenità ti frega: un'altra conseguenza dei primi molli, scellerati e spocchiosi 15'.

Come ciliegina sulla torta e come da copione. Rifiatando agli asgoccioli della prima fase, il Diavolo ha lasciato il metro di spiraglio che ha consentito all'ex di turno, Saponara, di segnare un gran gol, che  mandava i suoi al riposo in doppio vantaggio. E per buona misura, ancora sotto shock, il Milan si è fatto punire in contropiede da Vlahovic poco dopo il ritorno in campo nella ripresa, proprio quel contropiede con cui inizialmente il signor Pioli pensava di beffare il collega.

A dimostrazione che, quando giochi con la mente sgombra, riesci a concretizzare, a partita compromessa, Ibrafimovic ha realizzato con autorevolezza il proverbiale 1-2. Prima ha recuperato la palla in pressing alto e l'ha messa in porta di prepotenza, per poi realizzare la seconda rete su un assist teso di Hernandez.

Con il risultato in bilico, il Milan ha pagato la stanchezza per i tentativi di rimonta facendosi togliere la palla in difesa per il 4-2 di Vlahovic e la Fiorentina ha pagato la stanchezza del proprio pressing ossessivo con un'autorete allo scadere del recupero.

Il 4-3 finale, se non altro, ha salvato l'onore rossonero, ma non ha portato punti e, a mio avviso, la cosa è meritata.

Il Milan ha un punto forte, che è la fisionomia di squadra, una cosa che ieri ha permesso ai rossoneri di non crollare: sconfitti, ma non puniti. Tende, tuttavia, a regalare intere fasi del match per scelte tecnico-tattiche cervellotiche, come se, quando se fosse una bestemmia fare le cose semplici in maniera semplice ovvero far salire la squadra e mettere lì l'avversario con il tuo solito gioco e con gli uomini nei propri ruoli. Ieri, l'errore è stato di attendere una squadra come la Fiorentina, come lo era stato a Oporto quello di essere troppo passivi contro i Dragoes.

Certo, spingendosi in avanti, ci si espone al contropiede, ma facendosi schiacciare nella propria area di rigore si corre il rischio uguale e contrario, con meno possibilità di segnare, visto che Ibra, specie a 40 anni, non può fare il contropiedista.

Va anche aggiunto che bisognerebbe terminarla con la filastrocca stucchevole degli episodi. Pioli nella interviste del post match lo ha fatto anche ieri, affermando perfino che la differenza fra questa partita e le precedenti è nel diverso esito degli episodi. Ora, il mister rossonero non può appellarsi agli episodi solo quando perde, mentre rivendicare meriti quando il risultato è positivo. Nel calcio sbagliano tutti, anche i tecnici più titolati decorati e bravi di lui. Non c'è nulla di male e vince chi sbaglia meno. Ma eius est incommoda cuius est commoda, non puoi essere bravo quando vinci e sfigato quanto perdi. Ieri ha regalato i primi 15' al collega e su questo errore ha edificato una sconfitta sulla quale deve meditare, dimenticando il Premio Liedholm. Mettendo sempre la polvere sotto il tappeto degli episodi, infatti, il Milan rischierà di vivere altre serate come quelle di Firenze, dove ha perso una partita che avrebbe potuto vincere.

Gabbia mi ha impressionato in negativo, non solo per l'errore sul gol di Duncan, ma anche quando nel secondo tempo si è ostinato a tenere la palla fra i piedi in una seconda occasione, con l'atteggiamento di chi è convinto di non aver sbagliato e vuole dimostrarlo ripetendo la giocata. Quella non è personalità, ma incaponimento. Per quel che mi riguarda, da ora preferirei vedere in panca Obaretin della Primavera, piuttosto che questo giovanotto convinto di essere Rudi Krol senza esserne parente tecnico neppure alla lontana. Come scritto sopra, non c'è nulla di male a sbagliare, basta prenderne atto, senza credersi dei padreterni.

Leao e Kalulu sono stati sontuosi. Kalulu in particolare, pur schierato da esterno destro, mi ha ricordato quelle partite degli anni '90,  quando avevo l'abbonamento a San Siro, in cui c'era Franco Baresi che mordeva le caviglie agli avversari e, presa palla, impostava l'azione palla al piede come un rullo compressore. Sul centro destra è un fenomeno e, se affinasse i movimenti a sinistra diventerebbe un fuoriclasse assoluto. Peccato averlo visto brillare in una serata non felice.

Pensando al prossimo match di Madrid. Non voglio pensare che l'atteggiamento attendista iniziale sia stato dovuto alla preoccupazione di stancarsi in vista dell'Atletico. Se così fosse, l'errore sarebbe stato doppio, perché, passato in svantaggio, il Diavolo è stato costretto a correre e a stancarsi ancora di più. No, cerco di non pensarlo, non voglio essere così cattivo.