E' terminata la sbornia di festeggiamenti, peraltro inevitabile, dovuta all'approdo in rossonero di Zlatan Ibrahimovic. Non si poteva pretendere, del resto, che i tifosi del Milan restassero compassati di fronte a un evento finalmente positivo, dopo aver trascorso un girone di andata quasi intero col fazzoletto in mano ad asciugare le lacrime. In queste situazioni è bene però porre una deadline che segni la fine delle feste o della ricreazione e il ritorno alle cose serie, se non altro per non trovarsi a fine anno col magro bilancio di non aver concluso nulla tranne l'acquisto di Ibra, che di per se non dà l'accesso ad alcuna coppa europea.
Domani a San Siro il Milan inizierà una serie di udienze di fronte a un giudice molto severo: il campo. I risultati possono essere salutari oppure spietati e, se non sono positivi, si può accusare quanto si vuole il tifo avversario di rosicare, ma alla fine si resta al palo.

Tanto per capire quanto, purtroppo, conti poco il povero Pioli, pur essendo un buon tecnico e un galantuomo, è stato Ibra a decidere di giocare contro la Sampdoria. Certo, conoscendo la sua maniacale professionalità, si sarà allenato con cura dopo la fine dell'esperienza americana, proprio sapendo che Raiola era in giro a cercargli un nuovo contratto. Il ritmo partita, però, e la reattività agonistica potrebbero non essere ottimali e ciò non rende del tutto automatico un immediato salto di qualità dei rossoneri.

Come si inserirà Ibra nel 4-3-2-1 praticato finora, con Piatek quasi sempre inutile punta di diamante spuntata? Pioli modificherà il modulo o, quantomeno, il modo di interpretarlo? Come reagiranno gli intoccabili della squadra ovvero, per dirla tutta, Chala, Suso e Kessiè? Si sentiranno infastiditi dalla presenza di un esponente autorevole del calcio europeo, cosa che i 3 non sono mai stati, oppure si metteranno agli ordini del nuovo arrivato?
In tal senso, il nervosismo di Pioli la dice lunga sui rischi che corre il Milan, se dovesse sentirsi invincibile per la sola presenza di Ibra. La Storia è piena di esempi di eserciti che si sentivano invincibili e finirono male, come accadde alle legioni di Marco Licinio Crasso che a Carre fu annientato dai Parti a colpi di freccia, senza neanche incrociare le armi del nemico.

Di per sé, comunque, l'esordio di Ibra risponde a criteri di razionalità. Il campionato, infatti, finirà a maggio e, se si vuole dare un senso ai soldi dell'ingaggio pagato allo svedese, meno si attende a schierarlo e meglio è. Come hanno già fatto notare correttamente altri, poi, visto ciò che è accaduto fin qui, i margini di peggioramento non sono amplissimi, per cui non si corre il rischio di rompere un giocattolo che funziona. Sarebbe meglio, tuttavia, che non ci si cullasse sul "peggio di così non si può", ma si puntasse a far bene subito, anche per non causare, dopo l'esaltazione, la tipica depressione del tifoso deluso. Se non altro, Ibra è stato onesto, ricordando che a 38 anni non gli si può chiedere di giocare a tuttocampo e questo significa partire col proverbiale piede giusto, cosa che nella vita non guasta mai.

E mi ritorna in mente, come nella canzone di Battisti, il quesito su come giocherà o debba giocare il Milan, Piatek percorre linee verticali, per esempio, e un Ibra che arretra facendo l'elastico, potrebbe consentirgli di inserirsi, magari fruendo di assist dello stesso Ibra. Lo stesso svedese potrebbe essere, invece, la punta di diamante, più in grado rispetto a Piatek di sfruttare di testa i traversoni a giro di Suso o i cross dal fondo di Conti. Ibra potrebbe anche catalizzare l'attenzione dei difensori avversari per rendere letale Hernandez. Le soluzioni possibili sono tante, ma il loro numero è tale che, se si tardasse a trovare quelle migliori, ci si troverebbe troppo avanti nella stagione per rimediare. In tal senso, c'è poi un altro aspetto della questione che, forse, è più rilevante degli altri: Chala, Suso, Kessiè, Castillejo e Piatek potrebbero essere sul piede di partenza. Ogni soluzione, quindi, rischia di dover essere rivista domenica per domenica e, data l'estrema fludità della situazione, il rischio è il caos.

Attendiamo la prima sentenza da Milan-Sampdoria e, come nel Monopoli, facciamo 3 passi indietro con tanti auguri...